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Quattro gruppi cresciuti a pane e teatro di ricerca, che devono molto alla generazione precedente, il Teatro delle Albe, sia come “bottega d’arte”, sia come direzione artistica del teatro Rasi, in cui da vent’anni a Ravenna fanno tappa molte tra le migliori compagnie di ricerca italiane e straniere.
Veniamo agli spettacoli presentati.
Fanny & Alexander, che con i suoi vent’anni di attività è la capofila di E, ha presentato “Discorso giallo”, secondo capitolo di un progetto sulla parola iniziato con “Discorso grigio” di cui prosegue il modello di lavoro.
Se in “Discorso grigio” Marco Cavalcoli incarnava le voci e i movimenti della politica, in questo secondo monologo Chiara Lagani è posseduta dai personaggi dell’istruzione televisiva.
L’apice dello spettacolo lo si ha nel finale, in cui si inscena un duello vocale/morale tra la rauca Maria De Filippi e il testone delle mille lire di Maria Montessori. Non è però la solita accusa ai reality. Ciò che emerge è un ragionamento più fine: che strana nazione è, la nostra, che è riuscita a dar vita a un modello geniale, ammirato in tutto il mondo, come quello della Montessori, per poi gettarlo via (esattamente come le mille lire) per copiare un prototipo consumistico-televisivo che mette il successo davanti alla competenza, come quello dei reality show? Domanda naturalmente senza risposta.
Menoventi, dalla vicinissima Faenza, propongono due spettacoli di repertorio, ma sempre efficaci anche per chi li ha già visti: “In festa” e “Invisibilmente”. Il trio (Consuelo Battiston e Alessandro Miele in scena, Gianni Farina alla regia) ha creato un modello efficace che unisce l’ironia a una surreale critica alla società e ai modelli teatrali classici. Con trame scarne e meccanismi ripetitivi, mandano in cortocircuito i loro stessi spettacoli ottenendo sulla scena risultati molto interessanti.
Il gruppo nanou è formato da due danzatori-performer (Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci) che per Fèsta hanno proposto “Strettamente confidenziale”, un’istallazione all’interno di un vecchio magazzino delle poste in disuso, nella zona della Darsena. L’installazione, che citava e ripercorreva le varie scenografie degli spettacoli del gruppo, calava lo spettatore in una realtà altra, un piccolo mondo costruito come una barchetta dentro una bottiglia. Più che performance o installazione, si potrebbe definirla un’atmosfera.
I più giovani sono ErosAntEros che hanno proposto una performance di 15 minuti molto suggestiva intitolata “TraScendere”. Il pubblico (otto spettatori alla volta) è condotto in una minuscola stanza piena di fumo bianco in cui i due performer (Agata Tomsic e Davide Sacco), avvolti in una tutina aderente che li fa sembrare due alieni, eseguono una partitura di gesti ispirata alle religioni. I movimenti dei due corpi, ritmici e robotici, azionano, grazie a un sistema di sensori, musiche e fasci di luce in una coreografia alla Kraftwerk.
Anche in questa occasione i quattro gruppi confermano di muoversi in ambiti diversi, ma vedendo i loro lavori uno di seguito all’altro, pare di leggere tra le righe una assonanza. È quella del surreale, un immaginario lynchano con un retrogusto di angosciante stupore. Sarà questo il nuovo percorso del teatro in Romagna?