La fase è ancora critica, ma la stagione dei Cantieri Teatrali Koreja Stabile d’Innovazione del Salento riparte, nonostante tutto. E le Affinità Elettive, questo il titolo della programmazione, si confermano solide e solidali, nell’intersezione fra linguaggi e territori amici.
Come illustra Salvatore Tramacere, direttore artistico, la strategia è cambiata per necessità, ma non ha impoverito la programmazione, al contrario: «Con il venire meno di quelle risorse che prima ci arrivavano dal territorio, abbiamo deciso di coinvolgere colleghi e compagni di viaggio, ed il risultato è una rassegna che non riduce, ma anzi, mantiene inalterata l’identità storica traendo nuova vita da lontananze infragenerazionali e vicinanze inedite. Il tema dell’ospitalità, d’altra parte, è sempre stato per noi molto vicino a quello della produzione».
lI teatro danza della Compagnia Artemis di Parma ha riattivato l’eclettico cartellone con “Latino America. Trilogia”, andato in scena l’11 febbraio, e con un laboratorio di danza contemporanea, composizione coreografica e Aikishintaiso.
Questa sera torna “Iancu, un paese vuol dire” di e con Fabrizio Saccomanno, la intensa produzione di Koreja, qui riproposta in un allestimento molto particolare fruibile anche da sordomuti con traduzione LIS, in attesa di partire per il festival di Curitiba e poi a San Paolo per Momento Italia. Prima dello spettacolo sarà inaugurata la mostra dal titolo “Dialogo col territorio: all’ampete”, una raccolta di immagini di olivi secolari e la lettura di una poesia in dialetto salentino, a cura dello scultore Vincenzo Congedo e del poeta Giuseppe Greco.
Seguono alcuni appuntamenti all’insegna di prestigiosi riconoscimenti: prima con Babilonia Teatri che saranno presenti con “Pop Star” e “The End” (rispettivamente il 25 e 26 febbraio), e poi con l’altra produzione di Koreja, “Paladini di Francia. Spada avete voi, spada avete io!” (il 10 marzo), la tragicomica storia dei soldati di Carlo Magno siglata da Francesco Niccolini per la regia di Enzo Toma.
E, ancora, un’altra serata di teatro-danza (il 16 marzo) con Silvia Gribaudi di Torino e il suo “A corpo libero”, lavoro che gioca col femminile attraverso la corporeità, e Francesca Foscarini con due performance “Kalsh” e “Cantando sulle ossa (primo studio)”. Sempre il 16 marzo sarà la volta di “Vediamoci per Bene”, una serata di dialoghi dedicati a Carmelo Bene nel decennale della sua scomparsa, a cura di Enzo Mansueto e Mauro Marino.
La più importante apertura internazionale di questo calendario è tuttavia la confermata presenza di César Brie con due appuntamenti: “100 chili di jazz” (il 23 marzo) e l’attesissimo “Karamazov” (il 24 marzo con doppia replica scolastica e serale). L’antico compagno di strada sarà anche coinvolto nella traduzione di quel flusso joyciano che è il testo di “Iancu” in vista delle repliche sudamericane.
Sarà di nuovo il teatro-danza ad intercalare la ricerca con la compagnia Déjà Donné di Perugia con “P.S. Martina La Ragione” seguito dal CollettivoPirateJenny di Milano in “Vanity fair’s Show White” (il 14 aprile). Serata speciale (il 20 e il 21 aprile) con la salentina Somnia Theatri e la bella favola intitolata “Neve”. E poi ancora l’argentina Marcela Serli con due contributi interessanti: il primo per voce sola, “Me ne vado” (il 27 aprile) e poi con la Compagnia Atopos di Milano in “Variabili umane. Scene di ironico strazio, d’odio e d’amore di…” un lavoro che interroga le differenze di genere attraverso il contributo di uomini che non sono (sempre) uomini e donne che non sono (sempre) donne.
Chiude la musica con il Festival Suona Francese (il 5 maggio) che vedrà in scena il simpatico autore, compositore ed interprete Vincha e la cantante dall’accento apache Mell. Completano la proposta “Senso Plurimo”, una rassegna di arti visive curata da Marinilde Giannandrea che presenta per il terzo anno consecutivo il potenziale della giovane arte pugliese, ed altri incontri e laboratori che, fra salentinità d’origine ed appartenenza acquisita con la frequentazione, definiscono il cuore e il colore di un’esperienza teatrale di convergenza che vuole e deve continuare a vivere.