L’Arte di Yasmina Reza: Asterlizze Teatro sui colori dell’amicizia

I tre protagonisti di Arte
I tre protagonisti di Arte

Un quadro bianco con delle striature bianche. Un gioco di linee tutto da interpretare, che per scovarlo occorre l’occhio clinico, un punto d’osservazione controluce e quel poco d’ingenuità. Candore, appunto. Per metterci le mani sopra, è necessario poi un conto in banca non indifferente, se è vero che quest’opera singolare vale la bellezza di 200 mila euro.
Ma che cos’è il bianco? Assenza di colore, o presenza simultanea di tutti i colori?

È una commedia graffiante, sapida di metafore, a inaugurare il Progetto I.T.A.C.A. (acronimo di Il Teatro A Comunicazione Avanzata) al Teatro Fontana di Milano.
“Arte”, premio Molière per il teatro, è il testo che ha consacrato la drammaturga franco-iraniana Yasmina Reza, da noi conosciutissima per la pièce da cui è stato tratto il film “Carnage”.
Tradotto da Luca Scarlini e diretto da Alba Porto, con Mauro Bernardi, Elio D’Alessandro e Christian La Rosa (premio Ubu 2017 come miglior attore under 35), “Arte” è una commedia perspicace, frutto di una scrittura brillante che arriva dritta al nocciolo della questione.

Una scena tripartita, accennata da un tris d’archi bianchi. Una sorta di galleria: evoca tre vite, tre amici, tre forme diverse di solitudine. Serge (La Rosa) è un dermatologo con la passione per l’arte contemporanea; Marc (D’Alessandro) è un ingegnere aeronautico con il gusto della battuta mordace; Yvan (Mauro Bernardi), vita grigia, è rappresentante di articoli di cartoleria: si muove per inerzia verso un matrimonio che pare più una condanna che una svolta esistenziale.
Se in molte amicizie fra uomini, solide e apparentemente indistruttibili, l’equilibrio viene turbato dall’entrata in scena di una donna, qui a muovere la vicenda è invece l’acquisto del “dipinto” da parte di Serge. Emergono subito tre atteggiamenti: il narcisismo di Serge che esalta a prescindere qualunque espressione artistica moderna; la spocchia di Marc che con pari pregiudizio sa solo denigrarla; il qualunquismo di Yvan: il suo esprimersi con verbi al condizionale, la sua imparzialità – che vorrebbe essere mediazione – porta fatalmente gli altri due a polarizzare le proprie posizioni.

Il litigio, il freddo che si crea fra i protagonisti, sembra un crinale inesorabile. La fantomatica opera d’arte scoperchia magagne e piccole ipocrisie, celate da anni d’amicizia di facciata. Sono piccole scene di vita quotidiana. Il confine tra sincerità, offesa e cinismo è labile. Come in ogni amicizia a tre, si creano e si sfaldano alleanze e collusioni, con fughe e ritorni. È un valzer di piccole malignità e ancora più piccole cortesie, rotture e riconciliazioni. A volte i protagonisti attuano gesti dimostrativi per ribadire che l’amicizia è più importante di un oggetto: anche questi atti si tingono di doppiezza. Spesso le piccole offese si travestono d’umorismo, di piccole battute inoffensive, e questo le rende ancora più viscide.

L’arte che qui si vuole mettere a fuoco è al tempo stesso quella figurativa e quella di gestire le relazioni umane. In entrambi i casi, il confine tra verità e opinione è labile.
La qualità del testo, l’abilità degli attori, la capacità della regista di dosare il tutto, anche le pause tra le varie battute, tra ogni singola parola, mantengono lo spettacolo in linea di galleggiamento. Le risate, di volta in volta sarcastiche, isteriche, complici, sono metronomo per scandire le fasi della vicenda. Esprimono in modo solo apparentemente mascherato il retropensiero di ciascuno. Diventano il termometro di un’amicizia precaria, sempre da ridefinire. La comicità nasce da un pretesto surreale e si traduce in brio contagioso: battute, ritmo incalzante, gag intelligenti.

Lo spettacolo di Asterlizze Teatro tratta il tema della critica d’arte, dell’oggettività e della soggettività, del giudizio e del pregiudizio, soprattutto dell’amicizia, con leggerezza mai banale. I tre attori riescono a farci immedesimare in ognuno dei personaggi: finiamo per compatirli e comprenderli. Tutto ciò grazie alla scrittura sapiente dei dialoghi e a una regia attenta e poco invasiva. La trama è lineare, forse prevedibile. Il che rende ancora più encomiabile il lavoro svolto, che armonizza riflessione e comicità.

Il progetto I.T.A.C.A., giunto alla terza edizione, intende favorire l’incontro tra giovani artisti e la città di Milano, creando occasioni di sviluppo e comunicazione per gruppi teatrali eterogenei per visioni, composizioni e linguaggi, nelle prime fasi della loro vita artistica. Prossimi appuntamenti con “Non un’opera buona” (Il Servomuto Teatro, 17-18 ottobre) e “Cabaret Sacco&Vanzetti” (Teatro dei Borgia, 19-20 ottobre).

ARTE
di Yasmina Reza
con Mauro Bernardi, Elio D’Alessandro, Christian La Rosa
regia Alba Porto
nuova traduzione Luca Scarlini
produzione Asterlizze Teatro
realizzato con il contributo della Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “Ora! Linguaggi contemporanei e produzioni innovative”
Spettacolo inserito all’interno del “Progetto Itaca” del Teatro Fontana

durata: 1h
applausi del pubblico: 2’ 30”

Visto a Milano, Teatro Fontana, il 2 ottobre 2018

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