La storia del silenzioso e multivoco redattore introduce ad un programma intensamente multidisciplinare e pensato per intercettare una mescolanza di linguaggi performativi: non solo la qualità della drammaturgia italiana sperimentale (in una selezione di spettacoli a cura di Antonella Papeo), ma anche la musica nei territori di confine fra cinema e realtà (nella sezione off a cura di Mario De Vivo) integrandoli alla dimensione internazionale (nella sezione a cura di Riccardo Carbutti) intrisa di visioni oniriche ed enigmi.
E proprio Carbutti, in occasione della conferenza stampa, aveva sottolineato come “La costituzione di un Ufficio Festival è un grande successo, e dimostra l’attenzione dell’amministrazione comunale verso il festival, che rimane un punto fermo nel panorama teatrale nazionale ed internazionale, oggi che invece molti festival di teatro chiudono i battenti in Italia. Dal desiderio di offrire ancora una volta il mio personale apporto a questa ormai consolidata linea progettuale nasce la proposta di un’apposita sezione, dedicata a spettacoli nazionali e internazionali, che attraverso una felice commistione tra musica dal vivo, testo e performance fisica, costituisca il segno tangibile del persistente e in qualche modo l’avventuroso patto fra il festival e il suo pubblico più affezionato”.
“Per la prima volta Teatro Minimo – introduce invece Antonella Papeo, curatrice della sezione drammaturgia contemporanea – collabora alla programmazione del festival, ospitando compagnie giovani o più consolidate che ruotano intorno alla tanto discussa definizione di drammaturgia contemporanea. Gli spettacoli? Racconti ironici di amare verità sull’uomo, una messa a fuoco sincera delle varie declinazioni che l’umanità assume nella sua singolarità e nel suo essere mondo. Sentimenti, emozioni, intelligenze che ruotano intorno alla banale ma insuperabile dicotomia dell’Io – Altro, che neanche in questi spettacoli trova la sua sintesi, ma si evapora in una divertita e divertente alzata di spalle sulla condizione umana”.
E proprio la sezione drammaturgica che più ci compete esordisce domenica 26 con un’anteprima nazionale che è anch’essa, come per Melville, un omaggio alla letteratura americana: il regista Jurij Ferrini dirige infatti Fulvio Pepe e Isabella Macchi in “Rodaggio Matrimoniale”, altra prova con Tennessee Williams per Ferrini. Il copione (mai rappresentato nel vecchio continente) descrive la vigilia di Natale del 1958 a casa di Ralph Bates, un trentacinquenne con l’aria da ragazzo nella periferia di una città del Mid-South.
La serata di domenica prevede anche due debutti regionali: “Leonardo” di e con Flavio Albanese per la Compagnia del Sole, un monologo dedicato alle peripezie ed ai segreti del più grande genio dell’umanità, e “Petitoblok”, l’audace esperimento drammaturgico di Antonio Calone che fa dialogare alcuni frammenti di Antonio Petito, meglio noto come Totonno o’ Pazzo, il più grande interprete di Pulcinella della seconda metà dell’Ottocento (ricordato a sua volta per l’ardito miscellare fra napoletanità e romanzo d’appendice), insieme al poeta russo Aleksandr Blok, che in “Balagancik – Il baraccone dei saltimbanchi” definisce un altro genere di sintesi fra commedia dell’arte ed un immaginario che dimora fra la favola e la farsa.
Lunedì 27 sarà dedicato a “Voci-Medea”, una creazione di teatrodanza liberamente ispirata dall’omonimo libro di Christa Wolf siglata da Paola Scopettuolo nella coreografia e nella regia per la compagnia Aleph: un lavoro che ricerca nello spazio evocativo della performance un senso per i gemiti-suoni della ancestrale e indomita natura femminile.
La sera di martedì 28 inizia con un reading del celebre doppiatore Tonino Accolla dal titolo “Il Piccolo Principe Secondo Homer” (ossia quello che viene annunciato come un esilarante viaggio nel Simpson-pensiero a partire da un classico come Saint-Exupéry), per poi proseguire con il bel “L’origine del mondo. Ritratto di un interno” di e con Daria Deflorian e Lucia Calamaro, cui farà seguito “L’Agnello”, di e con Gaetano Colella per C.R.E.S.T.
La serata di mercoledì 29 vede protagonisti, con “Diss(è)nten”, Vico Quarto Mazzini e prosegue con una importante anteprima nazionale che prevede “Tre Atti Unici” di Anton Cechov diretti da Roberto Rustioni (in replica il 30, introdotti da una conferenza su Cechov di Fausto Malcovati).
Un debutto nazionale definisce la sesta serata di festival con “Let there be love” di Kwame Kwei-Armah per la regia di Vittorio Continelli in una produzione Fondazione TPE e Teatro Minimo: lo spettacolo racconta la storia di una inedita educazione sentimentale i cui protagonisti sono Alfred, un pensionato originario di Grenada appassionato di Nat King Cole, e Maria, venticinquenne cameriera polacca giunta da poco in Inghilterra.
L’intensa serata di giovedì 30 inizia alle 17 alla scuola Manzoni con “Lezione di classe” per Terrammare Teatro, di e con Gigi Gherzi e Silvia Civilla (in replica il 31) e si conclude con “Romeo e Giulietta” per la regia di Tonio De Nitto su adattamento e traduzione di Francesco Niccolini nella co-produzione di Factory, Terrammare Teatro e Teatri Abitati.
Un doppio debutto nazionale anche venerdì 31, con due studi diretti da Giovanni Guerrieri per la compagnia Sacchi di Sabbia: “Abram e Isac (primo atto)”, liberamente ispirato alla “Rappresentazione di Abram” di Feo Belcari, in una dimensione materica e metafisica realizzata nella manipolazione di libri pop-up, e “Il ritorno degli ultracorpi (secondo atto)”, una storia di fantascienza raccontata in dialetto napoletano. La serata si chiuderà con “La parola padre” di Gabriele Vacis per i Cantieri Teatrali Koreja, che in terra pugliese ha mosso i primi passi.
La penultima serata di festival presenta non solo “La protesta “de La ballata dei Lenna, ma anche altri due debutti regionali: “Fine famiglia” di Animanera e “Lo stampatore Zollinger” di Roberto Abbiati, oltre all’evento unico “Cenerentola al castello” di Michele Campanale e della sua compagnia La Luna nel Letto (in replica il 2 settembre).
E proprio nella sera conclusiva di domenica 2 in scena Senza Piume Teatro con “Come Pollicino” e “Perdere la faccia” di Daniele Ciprì per la compagnia di Faenza Menoventi.
Una nota a margine: per invogliare le famiglie a partecipare alle serate del festival, quest’anno sarà attivo il babysitting teatrale (gratuito). Mentre mamma e papà vedranno il loro spettacolo “per adulti”, l’associazione andriese Teatro di Puck presenterà “Gli inventastorie”, un viaggio-laboratorio nella fantasia per tutti i 9 giorni del festival, facendo assaporare ai bambini (dai 5 agli 11 anni circa) nuove esperienze di gioco con l’impiego di oggetti, costumi di scena, musiche e libri. Per non dimenticare che… “Il teatro è un gioco!”.