“L’Architettura è la nuova religione di Manhattan”
(Rem Koolhaas)
Un attore che ha studiato architettura porta in scena il testo di un architetto che prima era sceneggiatore. I protagonisti di questa sorta di scambio di ruoli sono Filippo Andreatta, con il suo gruppo Office for a Human Theatre (OHT) che indaga progetti al limite fra arti visite e teatro, e Rem Koolhaas, grande teorico del contemporaneo in architettura, autore nel ‘78 del libro che porta lo stesso nome dello spettacolo, “Delirious New York”.
Parliamo di un lavoro che non scaturisce da un testo teatrale ma da un saggio (divenuto negli anni un cult) che decide di affrontare il delirio della città scegliendo d’indagare quella che, per antonomasia, è il simbolo della contemporaneità del XX secolo.
«New York è riuscita a produrre la cultura della congestione – afferma l’architetto in “Delirious New York” – E’ riuscita a esprimere la tecnologia del fantastico, un ideale che forse ha poco a che vedere con le regole della composizione architettonica ma che, in effetti, riesce a produrre manufatti edilizi certamente non meno interessanti di quelli che escono dalle accademie, vecchie o nuove, delle nostre scuole di architettura».
Koolhaas ha teorizzato un’indagine analitica dei diversi quartieri della Grande Mela attraverso la radiografia psicologica di chi li ha concepiti e realizzati: l’architetto olandese sostiene infatti che la griglia architettonica della città non vada analizzata studiando i palazzi che la compongono, ma indagando la psicologia di chi li ha costruiti. Quel “manhattanismo” che prende vita nella fantasia per applicarsi soltanto a posteriori alla realtà, dove lo spazio urbano diventa affascinante e conquistatore nel suo disordine fino a sfociare nell’allucinazione.
E’ questo che affascina OHT, un punto di partenza efficace ma non semplice da concretizzare in scena. E la performance inizia proprio dichiarando, in maniera metateatrale, questa difficoltà del cominciare.
Quattro attori, diversi stereotipi di altrettanti stati emotivi tipici del “cittadino”, sono intrappolati in una situazione statica e imbarazzante da cui non riescono ad uscire.
La scena è invasa da scatoloni, metafora dei grattacieli, che vengono continuamenti spostati e riassemblati per cercare una forma, un senso, un ordine che sfugge.
La femme fatale alla ricerca di attenzioni, il personaggio di un altro spettacolo estrapolato dal suo contesto, il depresso che si sforza inutilmente di reagire e il narciso che vuole catalizzare l’attenzione si alternano in una babele linguistica che passa dall’italiano allo spagnolo, dal tedesco all’inglese. Aprendo riflessioni anche su uno degli aspetti umani della contemporaneità: l’incomunicabilità.
Se l’immaginazione è alla base del delirio architettonico di New York, rappresenta anche il collante degli episodi urbani messi in scena da OHT. Ogni tanto il delirio si fa più marcato e divide il tutto in una sorta di quadri ipotetici, con il susseguirsi di gesti e azioni che si compenetrano, si scontrano e s’incontrano di continuo. In sottofondo un umorismo latente non sempre penetrante.
Fuori dal palco resta qualche perplessità nell’assistere a qualcosa di volutamente confuso e prepotentemente “sbagliato” – nel solco del maestro Koolhaas -, così artificiale e finto da sembrare vero.
E’ la ricerca che, partendo da Rovereto ma aprendosi ad altre esperienze europee, OHT sta portando avanti dal 2010 sul linguaggio; e che, sul palco, trova concretezza in uno spettacolo che è una grande allegoria della complessità urbana. In tutte le sue assurde sfaccettature.
DELIRIOUS NEW YORK
tratto dall’omonimo testo di Rem Koolhaas
idea: Filippo Andreatta
drammaturgia: Filippo Andreatta e Ilaria Mancia
di e con: Filippo Andreatta, Fiora Blasi, Sara Rosa Losilla, Patric Schott
disegno luci Arnaud Poumarat – Tecnico luci Jacopo pace
produzione: O H T – Fondazione Caritro – Provincia Autonoma di Trento
coproduzione: Inteatro
con il sostegno di Centrale Fies
residenza REACT! > Santarcangelo dei Teatri
durata: 50’
applausi del pubblico: 1’ 03’’
Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 17 aprile 2016