Dopo quasi settant’anni, sul logo della più importante manifestazione europea di teatro contemporaneo, ritornano le tre chiavi su fondo giallo, simbolo del festival ai tempi di Vilar e, alle redini, c’è di nuovo un artista, un uomo di teatro a tutto tondo. È Olivier Py, attore, poeta, regista e drammaturgo, classe 1965, a fare da padrone di casa dal 4 al 27 luglio prossimi per la 68^ edizione del festival di Avignone, presentata lo scorso 20 marzo durante un’affollata conferenza stampa.
Py ha riassunto in pochi termini essenziali le sue novità: tariffe più basse, ritorno al testo, più spazio al teatro per ragazzi e un luogo pensato per il dibattito e la convivialità. Ma non solo.
Il festival secondo Py segna anche un ritorno alla tradizione: in apertura, il posto d’onore spetta all’italiano Giorgio Barbiero Corsetti con la sua versione de “Le Prince de Hombourg” di Kleist, e una reinterpretazione, della durata di 18 ore, dell’Enrico IV di Shakespeare firmata dal francese Thomas Jolly. Punta di diamante della programmazione anche un “Mahabharata” diretto dal giapponese Satoshi Miyagi, sullo stesso palcoscenico dove Peter Brook lo mise in scena nel 1985.
Omaggio ai classici, quindi, e un’attenzione particolare ai contemporanei, soprattutto quelli venuti da lontano. “Bisogna rafforzare l’asse nord-sud – continua Py – e coinvolgere i cinque continenti”: Giannina Carbunariu dalla Romania, Antonio Araujo dal Brasile, l’Italia con Emma Dante, il Belgio con Fabrice Murgia, Josse de Pauw e Kris Defoort, il Cile con Marco Layera, sono solo alcuni dei nomi in cartellone.
Giocano in casa, invece, Claude Régy con lo spettacolo “Intérieur” da Maeterlink, creato in Giappone, Marie-Josée Malis, nuova direttrice del Théâtre de la Commune ad Aubervilliers (nel nord di Parigi), Christian Schiaretti, Michel Raskin, e, naturalmente, Olivier Py, con la creazione “Orlando ou l’impatience”, che andrà in scena presso la Fabrica, nuovo spazio di residenza e creazione, disponibile da quest’anno.
I calendari “off” e “on” si fondono per un festival unico, multiforme e variegato che, però, novità di quest’anno, vede l’assenza di installazioni, per un maggiore spazio alla letteratura, con un ciclo di letture dedicato alla poetessa Lydie Dattas, ma soprattutto alla musica, con lo spettacolo di Alain Platel, dal Belgio un cabaret egiziano e, in chiusura del festival, un concerto d’eccezione del gruppo rock francese Les Têtes Raides.
Un ulteriore accento è stato messo sulle giovani creazioni: “Ho voluto portare ad Avignone i talenti inediti che ho scoperto quest’anno al festival Impatience [festival dedicato alle giovani compagnie teatrali, a Parigi, presso il teatro dell’Odeon, ndr]”, come Nathalie Garraud e Olivier Saccomanno, di scena con “Othello Variation”.
Py ha inoltre insistito sull’aspetto economico. Il teatro, si sa, costa troppo e, perché diventi accessibile a tutti, il direttore ha deciso di abbassare i prezzi delle poltrone.
Per i minori di 26 anni, ci sarà un abbonamento speciale per quattro spettacoli al prezzo di 40 euro e, nella Cour d’honneur, i posti scenderanno da 40 a 38 euro in prima categoria e da 25 a 20 per le sedute semplici.
Per incentivare il rinnovo del pubblico, tema che sta non poco a cuore al nuovo padrone di casa, la cappella dei Penitenti bianchi sarà interamente dedicata al teatro ragazzi per tutta la durata del festival. Inoltre, dalle 10 del mattino a mezzanotte, la facoltà di Scienze sarà aperta a tutti per discutere, scambiare opinioni e giudizi o semplicemente conoscersi. “Uno spazio di dialogo necessario – spiega – perché la cultura è politica e la politica è cultura”. Un motto che sembra inaugurare l’era Py e che il direttore è tornato a ripetere in questi ultimi giorni, in tutt’altre circostanze.
L’era Py, infatti, potrebbe finire prima del previsto. Domenica 23 marzo, lo scrutinio del primo turno delle municipali ha visto il candidato del Front National, Philippe Lottiaux, trionfare ad Avignone sulla rivale socialista, Cécile Helle, con il 29,63% dei voti. Un risultato che ha deluso il nuovo direttore: “Non mi ci vedo a lavorare con un comune frontista, per me è del tutto inimmaginabile – ha dichiarato Py – Sono due le soluzioni possibili: le mie dimissioni o lo spostamento del festival in un’altra città”.
Alle dichiarazioni adirate del direttore, la città dei papi, ma soprattutto i suoi commercianti, hanno cominciato a tremare. Il festival è una delle fonti principali dell’economia estiva avignonese, con un’affluenza di pubblico sempre più numerosa e un congruo ritorno nelle casse della cittadinanza, pari a 20 milioni di euro l’anno, con un investimento per la municipalità intorno ai 2 milioni, vale a dire circa il 28% del budget. Ma non è solo una questione strettamente finanziaria.
Il festival è nato ad Avignone, è cresciuto nelle sue corti, all’ombra merlata dei suoi castelli, in una scenografia fatta di ponti riflessi sul fiume e guglie gotiche. Cosa diventerebbe se cambiasse residenza? “Il festival non mi appartiene, non posso decidere da solo” ha continuato Py che, in attesa del secondo turno, ha comunque assicurato lo svolgimento regolare dell’edizione 2014: “Sarà un’edizione di resistenza”.
La reazione di Marine Le Pen non s’è fatta attendere. “Lottiaux ha le carte in regola per convivere con il festival – ha dichiarato – Ma se a Py non va bene, che si dimetta pure”.
Anche il candidato incriminato ha detto la sua: “Che Py strumentalizzi il festival per ragioni personali è del tutto inammissibile – si difende – Il Comune lascerà al festival completa libertà nella gestione della programmazione, ad ognuno il suo mestiere”.
L’intervista su Libération in cui Py esprime gagliardo il suo punta di vista si potrebbe riassumere in un solo interrogativo, che fa non poco riflettere sulla validità e l’efficacia di tale presa di posizione: “Restare, e resistere, in quanto artista, non sarebbe più pertinente?”.
Il secondo turno delle municipali si terrà domenica prossima, 30 marzo.
Olivier Py ha ancora qualche giorno per ripensarci.