La doppia Metamorfosi di Cuocolo/Bosetti

roberta bosetti e massimo viazzo
roberta bosetti e massimo viazzo
Roberta Bosetti e al piano Massimo Viazzo
Siamo abituati a vedere Cuocolo/Bosetti, almeno da quando sono tornati in Italia, in contesti intimi e raccolti.
Per il debutto della “Metamorfosi”, invece, scelgono la splendida cornice del Teatro Civico di Vercelli, restaurato non troppi anni fa. Ed è una sorpresa assistere da una “vera” platea di un teatro all’italiana ad uno spettacolo che si stacca nettamente da quanto portato in scena finora da Iraa Theatre, almeno dal punto di vista più formale.

All’aprirsi del sipario il palcoscenico appare svuotato di tutto, quinte e fondali compresi. In lontananza si intravedono i veri muri del fuoriscena, con le luci blu di sicurezza che concorrono a creare un’atmosfera che rimanda ad una vecchia fabbrica abbandonata.
Sul fondo è montata la grande scala metallica che i tecnici usano per fare i puntamenti dei proiettori; al centro il pianoforte nero di Massimo Viazzo; accanto la poltrona a dondolo bianca su cui siede Roberta Bosetti. Un senso di non finito, di precarietà e mutevolezza emerge dal contesto scenografico prima ancora che il testo abbia inizio, ponendo una linea marcata rispetto alla classicità della platea.

Vestita di nero ma con una pettinatura biondo platino, in contrasto con lo scuro predominante, Roberta Bosetti avvia il racconto del celebre testo kafkiano, confermando ancora una volta la sua grande capacità tecnica, nel più classico stile Cuocolo/Bosetti: con un rimbalzo continuo da una parola all’altra, in un ritmo incalzante di parole espresse spesso d’un fiato, quasi fossero versi delle melodie di Philip Glass, che inesorabili scorrono in sottofondo. Tanto che è difficile comprendere se stiamo assistendo ad un esempio di forte sintonia tra interprete e pianista, o a una lunga serie di virtuosismi eseguiti dal vivo da entrambi.

L’atmosfera si interrompe un po’ nelle parti lette a leggio, meno efficaci, che vedono l’attrice quasi incatenata, in una posizione statica che ci priva parzialmente della bellezza del racconto.

La Metamorfosi scorre tra le parole e i gesti della protagonista, le dita di Viazzo e il testo quasi inviolato di Kafka, di cui Bosetti si fa narratrice e personaggio contemporaneamente.
Come si diceva, la parte recitata è quella che più riesce a farci entrare nella stanza di Gregor Samsa, nelle sue paure e inquietudini rispetto ad una trasformazione che non riesce a controllare. Cambia la voce, si farcisce di ronzii e suoni da insetto, mentre cerca di giustificare al Procuratore l’assenza improvvisa dal lavoro.

E’ in questa serie di complicate evoluzioni vocali e gestuali che la precisione della Bosetti diventa un tutt’uno con la regia di Renato Cuocolo. Sembra quasi sempre, di fronte ai loro lavori, che uno non possa fare a meno dell’altra per raggiungere quel particolare livello di empatia con il pubblico, quella magia che riescono a compiere tanto nell’intimità di una stanza di casa quanto in un grande teatro.

METAMORPHOSIS
da Franz Kafka
con: Roberta Bosetti
e Massimo Viazzo
regia: Renato Cuocolo
Iraa Theatre

durata: 1h
applausi del pubblico: 3′ 32”

Visto a Vercelli, Teatro Civico, il 13 aprile 2014
Prima Nazionale


 

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