La moglie del soldato di Marrazzo: a teatro la pellicola di Neil Jordan

La moglie del soldato
La moglie del soldato
La moglie del soldato (photo: Valentina Bianchi)
“The Crying Game” è il titolo originale del film (Premio Oscar) diretto nel ’92 da Neil Jordan, in italiano tradotto con “La Moglie del Soldato”, una vicenda che concentra l’attenzione e le aspettative su Dil, misteriosa protagonista di una grande storia d’amore, amicizia e sofferenza.

Pasquale Marrazzo fa una scelta coraggiosa nel voler portare a teatro qualcosa di già visto al cinema senza stravolgerne l’anima, con sensibilità. Il suo è un adattamento delicato che vive di prossemica, sguardi, piccoli gesti, in un ritmo serrato di dialoghi e quadri scenici sottolineati dai tagli di luce di Marilisa Cometti, che riprende con decisione la durezza geometrica della scenografia.
Nessun oggetto, pochissimi contatti fisici tra gli interpreti, imprigionati in un rigido esercizio teatrale di posizioni e figure in divenire costante.

Poche le variazioni rispetto al film, anche la trama è quasi identica: Jody è un soldato inglese rapito da un gruppo dell’Ira, rappresentato in scena da due personaggi, Jude e Fergus.
Con Fergus Jody stringe un’amicizia e lo incarica di realizzare le sue ultime volontà, vale a dire cercare la sua donna a Londra, informarla dell’accaduto e prendersene cura in qualche modo. Arrivato il fatidico giorno viene affidato proprio a Fergus il compito di uccidere il prigioniero, nel frattempo Jody intravede un’ottima possibilità per scappare, ma rimane vittima di un incidente durante la fuga. A Fergus non rimane che dileguarsi e incontrare la donna di Jody per accontentare il suo amico morto.

La bellissima Dil, però, di cui si innamora a sua volta, nasconde un segreto e nascerà un rapporto simile a quello dell’attraente e inquietante Ermafrodito con la ninfa Salace: il terrorista irlandese, confuso e stordito, trascinerà il pubblico con lui, rendendo lo spettatore in platea come un funambolo, in bilico tra passione e razionalità, realtà e immaginazione, desiderio e paura.

La regia dedica a Dil tutta l’attenzione necessaria, lo spettacolo è realmente “La Moglie del Soldato” dalla quale è difficile distogliere lo sguardo perché il gioco è così limpido da diventare banale.
E’ sufficiente che l’interprete si raccolga con le mani i capelli per far scomparire la donna e vedere materializzarsi l’uomo, due sculture non scolpite che si compenetrano e completano fino a non distinguersi più nel loro coesistere.

L’approfondito lavoro sull’attore risulta a tratti un po’ artificiale, soprattutto nella prima parte dello spettacolo. Le selezioni musicali di Roberto Mozzarelli, invece, passano dal molto riuscite a prevedibili. Se da un lato c’è la voce di Nancy Sinatra in “Bang Bang” di Sonny & Cher per accompagnare uno dei momenti più importanti del racconto, dall’altro il filo rosso musicale dello spettacolo è consegnato alla splendida voce degli Antony and the Johnsons, scelta un po’ scontata se si pensa che la colonna sonora del film era stata affidata a Boy Gorge, che aveva scritto appositamente “The Crying Game”.

I palpiti veri, tangibili degli attori riescono comunque a sfondare una quarta parete ben in evidenza e a portare avanti con estrema naturalezza e spirito evocativo una storia piena di reali colpi di scena, intrisa di contenuti importanti.

LA MOGLIE DEL SOLDATO
liberamente ispirato all’omonimo film
uno spettacolo di Pasquale Marrazzo
con: Emiliano Brioschi, Giulio Baraldi, Riccardo Buffonini e Valeria Perdonò
assistente alla regia: Marilisa Cometti e Davide Silvestri
scene: Daniele Mariconti
costumi: Lucia Lapolla
lighting designer: Marilisa Cometti
sound designer: Roberto Mozzarelli
durata: 1h 19′
applausi del pubblico: 2′ 29”

Visto a Milano, Teatro Litta, il 6 marzo 2013
Prima nazionale


 

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  1. says: roby

    questo spettacolo mi ha davvero emozionato … erano anni che non mi succedeva di essere tanto partecipe.
    Grande regia e grandi attori, specialmente Riccardo Buffonini

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