La rassegna, ospitata per tutta la settimana negli spazi del Teatro Palladium, dell’Opificio Telecom Italia (sempre più la casa-teatro della Fondazione Romaeuropa) e nelle neonate Carrozzerie N.O.T., ha registrato un impressionante afflusso di spettatori e di operatori nazionali e internazionali che ne decretano il suo crescente successo.
L’ultimo spettacolo è stato un particolare omaggio all’Italia sin dal titolo, “Siena”.
All’entrata ci attende sul palco una gigantografia della “Venere di Urbino” di Tiziano, che catalizza inevitabilmente il nostro sguardo.
L’atmosfera è quella dei musei, ma a entrare sono due danzatrici con la divisa della nazionale femminile di scherma, forse in assoluto la disciplina con cui l’Italia ha vinto più medaglie olimpiche. Un’eccellenza italiana. Alla presenza di un arbitro, iniziano una gara danzata dove gli arti superiori e inferiori sostituiscono i fioretti.
Lo spettacolo si sviluppa su due binari: da un lato le citazioni alla nostra nazione emergono anche grazie a musica (canzoni napoletane, brani operistici), movimenti (che ricordano le varie Pietà nostrane) e registrazioni (l’ennesimo patetico affiancamento tra Berlusconi e Mussolini). Luoghi comuni che, di per sé, potrebbero anche annoiare, ma sono tratteggiati da una danza tecnicamente impeccabile e coreograficamente avvolgente. Sia negli assoli che nelle scene di gruppo (in tutto ci saranno sette schermiste e una sorta di arbitro tricolore) vediamo corpi che poi scompaiono trasmettendo anche allo spettatore la tensione di alcuni movimenti.
Si tratta di corpi estremamente vivi, sia nudi che vestiti, corpi tesi anche da morti, corpi che si intrecciano, si attraggono e si sollevano a vicenda. E che perfettamente descrivono anche il secondo tema dello spettacolo, aiutati da una voce narrante sovratitolata: il soggetto è il voyeurismo, l’eccitazione, l’intimità, la magia che esiste nelle sale museali quando uomini e donne ammirano i loro simili dipinti o scolpiti, a volte nudi.
La coreografia di Marcos Morau cerca di trasmettere in danza tutto questo: un sentimento in cui tutti ci siamo trovati, sia da osservatori che da osservati. E questo perché siamo al centro dell’universo, come lo sono la Venere di Tiziano, il suo corpo nudo e la sua mano (forse) pudica.
Le emozioni suscitate da una danza come questa ci fanno capire quanto abbiamo bisogno di un nuovo Rinascimento, con più corpo e meno parola.
SIENA
regia: Marcos Morau
coreografia: Marcos Morau in collaborazione con gli interpreti
testo e drammaturgia: Pablo Gisbert – El Conde de Torrefiel
interpreti: Cristina Facco, Laia Duran, Manuel Rodríguez,Cristina Goñi, Anna Hierro, Ariadna Monfort, Lorena Nogal e Marina Rodríguez
assistente alla regia: Tanya Beyeler
professoressa: Cristina Facco
spazio e design di illuminazione: La Veronal & Enric Planas
fotografia: Edu Pérez e Jesús Robisco
coprodotto da: Mercat de les Flors – Barcellona (Spagna) e Hellerau – Dresda (Germania)
in collaborazione con El Graner, La Caldera, Centro de Artes Performativas do Algarve – Faro (Portogallo), Duncan Dance Center – Atene (Grecia), Dance Ireland – Dublino (Irlanda)
creato nel contesto del progetto europeo Modul-dance con il sostegno del Programma Cultura dell’’Unione Europea
con il sostegno di INAEM – Istituto Nazionale per le Arti dello Spettacolo e la Musica di Spagna e di Insitut Ramon Llull – Lingua e Cultura Catalana
durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’ 14’’
Visto a Roma, Teatro Palladium, il 27 ottobre 2013
Prima nazionale