Un’anteprima nazionale per cinquanta spettatori in ognuna delle tre serate, ospitati nella Sala Ballo. Questa non è il salotto buono di velluti e stucchi, oro e porpora, ma il retroscena del teatro, della vita. Un palco che diventa una casa, un palco-corridoio dove genitori, nonni e figli s’incontrano, si scontrano, e il pubblico si ritrova seduto nell’angolo buio a origliare e spiare.
La famiglia Campione sono i condomini, al di là di un muro troppo sottile per non sentire, sono i dirimpettai troppo vicini per non vedere, sono quella rappresentazione cruda e quotidiana in cui non vogliamo riconoscerci.
Il pubblico è seduto troppo rasente a una scena troppo vera, col naso che si appoggia al vetro di un acquario gigante pieno di umanità, con le sue specie più svariate in mostra. Un vetro gigante, quasi uno specchio che riflette e mostra il pubblico seduto in sala, che si sente, in qualche modo, coinvolto, mescolato agli attori.
La famiglia Campione è una famiglia di solitudini che si imbattono in altre solitudini, in uno spazio che unisce le loro celle senza sbarre, da dove Francesca Sarteanesi, Francesco Rotelli, Luca Zacchini e Francesco Scirè entrano ed escono sbattendo le porte, diventando figli, genitori, nonni, ex mariti.
Entrano ed escono personaggi diversi, con voci e posture diverse ma che non scadono mai nel ridicolo, nel dileggio; che sanno invece recuperare tratti unici per ciascun personaggio, contribuendo a stratificare la narrazione, arricchendola.
Un intreccio di confessioni e sfoghi che non riesce a cucire quel corridoio, ferita profonda e sanguinante, metafora dell’istituzione-famiglia, accettata come stigmata necessaria nella perpetuazione di un conflitto patriarcale che ormai viene considerato naturale e inevitabile. Una ferita che è ancora aperta nelle dinamiche che intercorrono tra i genitori e i figli, tra nonni e nipoti. In un dualismo tra dentro e fuori casa, tra dentro e fuori la famiglia.
La stanza del bagno, in cui uno dei fratelli rimane chiuso dentro per tutto lo spettacolo, è l’unico rifugio, un’autoreclusione salvifica, la fuga dall’imposizione sociale che esercita la propria pressione psicologica attraverso i diritti di proprietà e coercizione della gerarchia. Una reclusione sottolineata dall’intenso monologo di Francesco Scirè sulla trincea.
“La famiglia Campione” è un’ora di teatro, un’ora qualsiasi in una casa qualsiasi, fatta di discussioni, rancori, progetti. Uno spettacolo ben scritto e ben rappresentato da tutti gli attori che, con ritmo e ironia, riescono a restituire uno spaccato di realtà.
Mai recitato, mai volgare, mai artefatto. Essenziale e spoglio, con luci fisse e senza suono, riesce a focalizzare l’attenzione sui contenuti di un lungo dialogo a più voci, in un toscano diretto e tagliente che racconta una storia comune a tutti, dolce e amara, comica e cruda allo stesso tempo. Un quadretto ben dipinto di un giorno feriale, un quadretto di vita che si ripete sempre uguale a se stesso, di generazione in generazione, in ogni casa.
Lo spettacolo potrà maturare, evolversi, arricchirsi, consolidarsi, ma già dal primo studio risulta essere persuasivo e trascinante. E’ una storia di tante storie, che non coincide con quella di nessuno ma è la storia di tutti.
Il pubblico, che ha riempito la sala oltre il numero dei posti a sedere, è stato trascinato dentro questa narrazione e ha partecipato – sorridendo, ridendo, a volte commentando a bassa voce.
Il forte e sentito applauso finale è stato interrotto dal presidente della Fondazione Teatro della Pergola per l’assegnazione del Premio Franco Enriquez.
A Sirolo, sede del Centro Studi, gli Omini ritireranno una targa per l’innovazione teatrale e l’impegno sociale applicato alla scena che hanno certamente dimostrato di meritare.
Prossimamente su Klp anche la photogallery dello spettacolo.
La famiglia Campione
di: Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Giulia Zacchini e Luca Zacchini
con: Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini e Francesco Scirè
produzione: Gli Omini
durata: 1h
applausi del pubblico: 2′ (interrotti)
Visto a Firenze, Teatro della Pergola, il 24 aprile 2014
Anteprima nazionale