Gardenia. Memorie di travestitismo da Alain Platel e Frank Van Laecke

Gardenia - Alain Platel
Gardenia - Alain Platel
Gardenia (photo: Kurt Van der Elst / Feel Good Inc)

Si è conclusa anche la quinta edizione di FestiVAl, Festival internazionale di Villa Adriana, a Roma, realizzato nella straordinaria cornice delle Grandi terme della Villa Adriana di Tivoli, ex residenza dell’Imperatore Adriano, che ci abitò quasi duemila anni fa.

Grandi nomi del teatro, della danza e della musica si sono alternati su una delle cornici più suggestive e ambite del panorama nazionale. Tra questi spicca il nome di Alain Platel, presente con due nuove creazioni.

Mentre “Out of context – For Pina” è interpretato dagli atletici danzatori della sua compagnia Les Ballet C. de la B., nel pieno stile innovativo di teatro-danza del coreografo belga, il secondo spettacolo “Gardenia”, su cui ci soffermeremo, è un esperimento molto più particolare e affascinante.

Lo spettacolo è ispirato al film “Yo soy así”, in cui la chiusura di un cabaret di travestiti a Barcellona permette di gettare uno sguardo nelle vite private di un gruppo di anziani artisti. Concepito dall’attrice Vanessa Van Durme, che ha riunito e portato in scena vari amici travestiti e transessuali diretti dai registi Alain Platel e Frank Van Laecke, “Gardenia” è sicuramente un progetto singolare.

In scena ci sono l’attrice che ha promosso il progetto, un solo danzatore di Platel (simbolo della danza contemporanea che può inserirsi ovunque) e sette individui non più giovani che mettono in scena se stessi e il loro bagaglio di esperienze, ricordi e sentimenti.

Echi da Almodovar e da “A life in three acts”, spettacolo scritto da Mark Ravenhill e Bette Bourne e interpretato dallo stesso Bourne, che racconta la sua storia di attore, travestito, drag queen e attivista nella Londra degli ultimi quaranta anni.

“Gardenia” non è uno spettacolo di danza, né di teatro, né musicale. È uno spettacolo che mette in scena i sentimenti provando a trasmetterli al pubblico. I registi giocano sull’ambiguità e sulla struggente umanità di personaggi che hanno vissuto una vita in bilico tra l’essere maschio e l’essere femmina. E che si dimostrano a loro agio in entrambi i mondi: elegantissimi e distinti in giacca e cravatta con sigaretta in mano, attraenti anche in abiti femminili. Non più giovanissimi ma capaci di trasmettere allegria con i loro corpi, esprimendo una consapevolezza del ruolo certamente ambiguo che hanno svolto attraverso la loro incredibile professione.
A volte pacchiani nei completi zebrati e colorati, nelle piume e negli strass, mettono in scena i loro giochi di spogliarelli, le loro mises a volte esagerate, le loro canzoni (la bellissima “Cucurrucucu Palma” di Caetano Veloso) e le loro danze (tra cui spicca quella sulle note del “Bolero” di Ravel).

Anche se i personaggi non danzano, i gesti e i movimenti disegnano coreografie: su tutte segnaliamo la scena iniziale, dove i vuoti e i bui vengono progressivamente colmati da figure in elegantissimi abiti neri da uomo con movimenti eleganti e pacati. E poi il momento della trasformazione, o del travestimento, da essere maschile a femminile con un gioco di luci che genera dei fermo immagine che trasformano il tutto in qualcosa di quasi naturale, sensuale, intrigante.

Atmosfere da locali di periferia, bordelli, café chantant, cabaret. Storie che si mescolano a situazioni, negli occhi dei protagonisti si intravedono le stravaganze del passato, le ansie per il futuro e la nostalgia per la giovinezza smarrita. Ma in questo circo dei sessi e delle sessualità ci viene consegnato un messaggio positivo, di gioia e speranza. “Perché Gardenia non è un lavoro di finzione. Gardenia è un singolare resoconto, il più intimo dei racconti”.

Gardenia
regia: Alain Platel, Frank Van Laecke
da un’idea di Vanessa Van Durme
creato e interpretato da: Vanessa Van Durme, Griet, Debacker, Timur Magomedgadzhiev / Hendrik Lebon, Andrea De Laet, Richard ‘Tootsie’ Dierick, Danilo Povolo, Gerrit Becker, Dirk Van Vaerenbergh, Rudy Suwyns
musica: Steven Prengels
luci: Kurt Lefevre
suono: Sam Serruys
scenografia: Paul Gallis
costumi: Marie ‘costume’ Lauwers con la consulenza di Yan Tax
produzione: les ballets C de la B
acconciature: Claudine Grinwis Plaat Stultjes
durata: 1h 40’
applausi del pubblico: 3’49’’

Visto a Tivoli (Roma), Villa Adriana, il 7 luglio 2011

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