
Il programma teatrale, che ha già visto tra gli altri Vinicio Capossela, Carrozzeria Orfeo, Gaetano Ventriglia e Silvia Garbuggino, offre vari spunti di riflessione, e prosegue fino a sabato 4 agosto con Bobo Rondelli, Dario Marconcini e Giovanna Daddi, Scenica Frammenti, Roberto Castello, Teatro Minimo, Ascanio Celestini e altri ancora.
Alcuni spettacoli sono stati creati o adattati alla location, il caratteristico borgo di Lari. E’ il caso di Silvia Pasello, con il suo progetto per Lari “Come diventare un albero”, da un testo dell’artista bulgara Snejanka Mihailova, sul tema delle origini e della terra. Performance breve ma dotata di una forte estetica e di immagini semi-pittoriche cariche di pathos, come quella della Pasello che, adagiandosi a terra su una grande tela piena di parole, prende le sembianze di un albero. “Non ti perdere nelle parole” è la frase-chiave che cita la voce registrata. La terra prevale sulle parole e l’uomo ritrova la propria identità nella natura. Minimalista ma efficace.
Altra cifra quella percorsa da Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri, tra i fondatori della compagnia Sud Costa Occidentale con Emma Dante, che impiantano una satira con 14 giovani attori sugli effetti dell’omologazione, servendosi del pretesto di un’ora di educazione fisica, titolo appunto dello spettacolo. Una performance sul potere dell’educare alla perfezione anziché alla relazione, dove un coach-duce modella una squadra non pensante, rendendo patologica la normalità, e le giovani vittime in cerca di approvazione soccombono al bisogno di integrazione, unica condizione possibile. La riflessione iniziale però, sostanziale e ben rappresentata dalle fisicità espressive, tipiche della compagnia di provenienza, non viene sviscerata rispetto alle premesse e rischia di cadere nel retorico, anche a causa della struttura rigida della performance, dove i blocchi logici si ripetono e si prevedono.

Con ritmi accelerati e rallentamenti forzati, la Fracassi ripercorre gli stati d’animo di Eva Braun fino all’ultimo giorno della sua vita, quello del suicidio dei due coniugi che sigla la fine di un impero. Tra copioni che diventano spartiti di una musica che si ripete, l’attrice ci conduce nei corridoi della sua follia – “in fondo l’amore non è follia?” – un labirinto fatto di atteggiamenti bambineschi, ossessioni, paure e malinconie. Uno spettacolo probabilmente ancora da elaborare, che riesce però, nonostante le parti più pesanti, grazie alla bravura della Fracassi.
Eva – Innamorate dello spavento
con: Federica Fracassi
regia: Renzo Martinelli
durata: 50’
applausi del pubblico: 2’ 15’’
Come diventare un albero
di Silvia Pasello
Progetto per Lari
EDUCAZIONE FISICA
di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
testo Elena Stancanelli
luci Cristian Zucaro, realizzazione scene Petra Trombini
con Enrico Ballardini, Sabino Civilleri, Alice Conti, Giulia D’imperio, Daniele Giacomelli, Veronica Lucchesi, Dario Mangiaracina, Dario Muratore, Chiara Muscato, Quinzio Quiescenti, Alessandro Rugnone, Francesca Turrini, Marcella Vaccarino, Gisella Vitrano
produzione CRT Centro di Ricerca per il Teatro
in collaborazione con Santarcangelo dei Teatri | Scenica Frammenti Collinarea Festival | Comune di Ponsacco | PIM Spazio Scenico | Uddu Associazione | Zerocento
Visti a Lari, festival Collinarea, il 27 luglio 2012