Per i prossimi 150 anni vorrei… Gioia e Rivoluzione

photo: Adescalco Marangoni
photo: Adescalco Marangoni
photo: Adescalco Marangoni

Per i 150 anni di Unità italiana abbiamo pensato anche noi, un tantino tirati per la maglia, di commemorarne la fine, ops… scusate, la ricorrenza, con un gioco, un banale, delirante, ‘divertissement’. Per essere seri ci sono altri momenti, eppure tutti i momenti potrebbero esser buoni.

Riassunto: il denaro è sempre meno e i tagli alla cultura stanno falcidiando anche la volontà di illuminarsi ed alimentarsi d’arte, di teatro, di ciò che è ‘colto’. E’ in atto un vero e proprio declino della qualità del pensiero e della vita stessa di ciascuno di noi, nell’Italia tutta ma non solo.
Non sappiamo come uscirne. O meglio, sapremmo forse come uscirne ma potrebbe risultare troppo ‘sconvolgente’ e doloroso (nella perdita di certi privilegi).
I cambiamenti (quelli veri, quelli che vanno a toccare le fondamenta del reame) sottintendono rivoluzioni: economiche, filosofiche, politiche, di mentalità e comportamenti.

E’ probabile che si sbagli, ma il buon vecchio Krapp, ringalluzzito da una vena di effervescente ottimismo giovanilistico (puramente casuale qualsiasi accostamento con i due “giovanotti” nella foto), sente che l’ora del cambiamento (“l’ora delle decisioni irrevocabili” se volessimo aggiungere caos ulteriore a questa poltiglia storico-politica) si stia in qualche modo avvicinando.
In maniera terribilmente convincente (tranne per chi ha tutti gli interessi fuorché quello di lasciarsi convincere) è la Terra stessa a darci dei segnali. Le catastrofi non sono più imminenti ma contingenti, contemporanee.

Se si potesse teorizzare un ‘nuovo mondo’ in concomitanza con l’anniversario dell’Unità d’Italia, sarebbe come unire alle nostre forze anche la simbologia, la cabala, l’ulteriore motivazione di una data che ci rappresenti (o in cui essere rappresentati, forse meglio per un teatrante).
Citando la Jena di oggi, “fatta l’Italia, bisogna rifare gli italiani”.

E allora quale cambiamento? Abbiamo preso a prestito il titolo di una canzone degli Area per dire la nostra nel titolo.

Per i prossimi 150 anni vorrei…

Vi invitiamo a lasciare i vostri pensieri.

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  1. says: Simona

    Vorrei equità sociale, giustizia (senza dovermi sentir tacciare di essere idealista), lavoro (che parafrasando il nostro codice civile è scambio di una prestazione manuale e o intellettuale in cambio di un corrispettivo in denaro, ed è implicata una proporzionalità tra le due), tempo per scrivere, passeggiare e sorridere, viaggiare, perché a parte rari casi alla Salgari, per poter conoscere bisogna muoversi/incontrare/toccare con mano e occhi, pensiero, libero,pungente, tagliente, da raccogliere e seminare. Arte. Silenzio. Verde. Silenzio verde. Fragole che non siano primizie. Latte non scremato.

  2. says: Renzo

    Vorrei evoluzione sociale, pane e mortadella, libertà, sorriso e mani sporche di colore.
    E una fetta d’anguria gigante da mangiare da solo in sala, facendo rumore, mentre guardo un Amleto di Nekrosius.

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