Entrai in Ucraina che il muro di Berlino era caduto da almeno due anni. Da Odessa a Krasnodar e poi da Sochi a Mosca. La polizia scortava per lunghi tratti una delle rare automobili occidentali, la nostra. Non per motivi di sicurezza, soltanto per controlli pretestuosi con cui camuffare l’estorsione di qualche dollaro. La magica moneta verde.
Mio padre cercava di cavarsela barattando dollari con qualche cibaria italiana che viaggiava nel baule. E spesso ci riusciva.
Ricorderò sempre, in quella calda estate post-sovietica, gli enormi magazzini privi di merce, in cui si usciva a mani vuote anche non volendo: non si trovava nulla, tranne patate e qualche enorme confezione di cibo in scatola. Avevo visto da vicino, anni prima, la povertà dell’Africa, eppure quelle immagini mi colpirono altrettanto.
Nel mezzo degli stenti imposti dal regime comunista, che non riuscivano ad esser cancellati dall’oggi al domani, nel centro di Mosca era arrivato il primo e gigantesco McDonald’s. Così come i gelati fatti con le macchine simil-Carpigiani, capaci di provocare code chilometriche agli angoli delle assolate strade moscovite.
Non c’era ancora quasi niente, eppure i germi del consumismo stavano già gettando solide basi.
Cos’era iniziato e cos’era finito nel 1989, con il crollo del muro di Berlino?
A darci una visione per flash di un periodo che oggi, a vent’anni esatti, non sembra mai esistito, ci prova Serena Sinigaglia.
“1989, Crolli” è l’ultimo capitolo di una trilogia iniziata più di dieci anni fa rubando il titolo a Gurdjeff: “Incontri con epoche straordinarie: 1943 Come un cammello in una grondaia (ovvero del coraggio), 1968 (ovvero dell’incanto), 1989 (ovvero del disorientamento)”.
Ed è proprio chiedendo a ipotetici ventenni di oggi cosa sappiano del 1989 (nulla, o quasi), che parte un viaggio dissacrante e divertente, in cui i buoni e i cattivi non sono schierati né nel prima né nel dopo.
La Sinigaglia, che si conferma brava regista e in quest’occasione anche autrice, riunisce sketch che presentano la percezione personale dell’artista su un periodo caduto nell’oblio e sulle sue ripercussioni: dalla prostituta rumena delle nostre strade che canta una canzone sul bene e sul male (ma dove finisce l’uno e dove comincia l’altro?), al ragazzo che “crolla” colpito da una crisi di panico nell’incapacità di scegliere fra 89 tipi diversi di biscotti. Fino a ripercorrere con ironia i fasti e poi la tragica fine dei coniugi Ceauşescu, Elena e il Conducător, o rammentare l’omicidio di Anna Politkovskaja.
In scena si susseguono così numerosi crolli: umani, politici, epocali. E allo stesso tempo emerge la nostra realtà consumistica, quella degli anni ’80 e quella odierna, che vomita – in maniera inarrestabile e disorientante – immagini e oggetti da possedere, imitare, comprare e falsificare.
Bravi i cinque attori sul palco, che sanno gestire egregiamente tempi comici, ritmo e cambi d’abito.
Lo spettacolo avrebbe potuto riempire il Teatro Sociale Villani di Biella, dove è stato proposto nell’ambito del Festival delle Cantinelle. Ma a gustarselo, purtroppo, erano in pochi. Indice del fatto che c’è ancora molto da fare per convincere la gente che il teatro, spesso, ha qualcosa d’interessante da dire. Come in questo caso, dove non c’è da essere addetti ai lavori o intellettuali per seguire un racconto della nostra storia che s’interroga su democrazia e libertà.
Si riflette ridendo e ricordando che “il potere tende sempre a salvarsi”: chi prima governava all’ombra del tiranno, governa ora sotto le mentite spoglie della democrazia.
1989, CROLLI
di Serena Sinigaglia
con: Fabio Chiesa, Mattia Fabris, Matilde Facheris, Stefano Orlandi, Marcela Serli
assistenti alla drammaturgia: Enrico Ernst, Marta Marangoni, Silvia Mazzini, Fabio Musati
scene: Maria Spazzi
costumi: Federica Ponissi
attrezzeria: Fabio Chiesa, Serena Zen
progetto Luci: Alessandro Verazzi
suoni: Francesca Mizzoni
assistente alla regia: Marta Arosio
durata: 1 h 17
applausi del pubblico: 2’ 15’’
Visto a Biella, Teatro Sociale Villani, il 10 maggio 2009
Festival delle Cantinelle 2009