Una piccola operazione riuscita, quella di “Itinerario per una possibile salvezza”, presentato a Torino in una location suggestiva: il rifugio antiaereo di piazza Risorgimento.
Ammetto: la spinta iniziale è stata sicuramente quella di vedere il luogo, ancor prima di assistere allo spettacolo. All’uscita però ho capito quanto il “tutto” avesse un senso.
“Itinerario per una possibile salvezza” è uno spettacolo itinerante per danzatori e musicisti pensato per il Tunnel Borbonico di Napoli (è infatti una coproduzione Fondazione Campania dei Festival E45 Napoli Fringe Festival) da Raphael Bianco, coreografo della compagnia EgribiancoDanza, emanazione della compagnia di Susanna Egri, una delle figure di rilievo della danza torinese e italiana.
Nell’avvicinarsi alla data del 25 aprile e dei 70 anni dalla Liberazione, la compagnia ha rivisitato il lavoro per presentarlo nel rifugio antiaereo gestito dal Museo diffuso della Resistenza, un luogo simbolo della vita quotidiana in tempo di guerra, tra i più importanti luoghi di memoria della città.
Arrivo su piazza Risorgimento in anticipo. Non ci sono segnalazioni da cui capisca dove andare e il giornalaio mi viene in soccorso… purtroppo noi italiani non siamo propriamente custodi attenti della nostra memoria.
Una piccola casetta nei giardini segna l’ingresso al rifugio. Trenta persone al massimo possono scendere insieme, non certo per un’esigenza di spazio visto che, a 12 metri di profondità, il rifugio poteva contenere 1200 persone grazie a una superficie di circa 600 mq. Uno dei più grandi di Torino, costruito nel ’43 e riaperto al pubblico nel 1995 grazie al Museo Diffuso.
Scendiamo. Fa freddo. Circa 13 gradi. Ma siamo forniti di giacche, sciarpe e cappelli.
Ci fermiamo al primo corridoio per ascoltare insieme la storia del luogo in cui siamo. Non sono i dati tecnici, per altro interessanti, a colpire: mi accorgo di guardare il gruppo di spettatori pensando che alcuni di loro forse laggiù ci sono scesi, potevano essere dei bambini, e allora penso che quei muri siano intrisi di paura ed angoscia. Immagino bambini che piangono, donne che pregano e vecchi che accompagnano muti. Poi qualche minuto per prepararci a ciò che vivremo.
“Itinerario per una possibile salvezza” è sì spettacolo di danza e musica, ma è anche uno spettacolo interattivo che coinvolge il pubblico (“Se ti prendono tu vai che io voglio andare sola, neh?” mette in chiaro una signora al marito). Per gli addetti ai lavori, che sanno cosa sia uno spettacolo interattivo, il problema non si pone: non si spaventano, sono abituati a stare al gioco.
Ogni tanto gli addetti ai lavori dovrebbero proprio confrontarsi con un pubblico così, fatto di gente comune. Non che il teatro o la danza debbano diventare “pop” per compiacere il pubblico. Ma spesso gli artisti si allontanano dalla possibilità di dialogare con il pubblico “vero”.
Si parla sempre più spesso di una loro “educazione”. Ma non sono necessarie solo lezioni e dibattiti. Si potrebbero creare dei percorsi, delle occasioni, che riavvicinino le persone al teatro e alla danza, alle arti in genere, perché possano sentirli parte integrante della propria esistenza. E se penso che, come me, altri spettatori siano qui per vedere il rifugio, abbinare la memoria ad un atto performativo a cui forse questo pubblico (molti gli spettatori di una certa età) non avrebbe mai partecipato diventa un’opportunità doppia. Nei loro volti scappano sorrisi, risatine, imbarazzo: reazioni vere! Che non sono applausi finali telecomandati.
Lo spettacolo inizia, la musica si fa rumore che ricorda paure e colpi. I danzatori entrano, uno alla volta, a prendere per mano il pubblico e condurlo di sotto.
Si scende attraverso rampe di scale ad angolo retto, i quattro giovani performer accompagnano i gruppi come “elfi” protettori, ci prendono per mano, controllano che la via sia sicura.
Di sotto la danza si fa lotta, i movimenti sono quelli attenti di guardiani di un gregge da portare in salvo. E’ una danza cruda, giovane, violenta e fisica. Una danza fatta di salti, urla. Una danza che li divide nella ricerca della prevaricazione.
Ad accompagnarla quattro musicisti che appaiano e scompaiono nei lunghi corridoi e nelle nicchie, a suo tempo i bagni del rifugio.
“Questo lavoro immerge lo spettatore in un percorso di ricerca e lotta per una nuova dimensione di vita – spiega Raphael Bianco – Quattro uomini fuggono, si inseguono, si aggrediscono, si sostengono e si alleano vicendevolmente tra loro. Una performance volutamente misteriosa, con quattro personaggi alla ricerca di uno spazio vitale, con il desiderio di raggiungere una dimensione di quiete, lontana dalla tempesta e dall’inferno in cui ci si aggira”.
In questo contesto finalmente torno a lasciarmi “trascinare”, senza pensare di dover poi commentare quanto visto. L’attenzione è attratta di nuovo sulla signora di prima, quella dalla giacca rossa, che prende per mano uno dei danzatori dicendogli: “Ma vi fate male! Io sono preoccupata per voi”. Che meraviglia!
Una piccola lanterna passa di mano in mano, parola magica per uscire dal sottosuolo.
Ci ricondurrranno alla luce dopo che il “combattimento” per la ricerca del potere avrà lasciato il posto all’unione dei corpi che danzano all’unisono, a ricordarci forse che davvero quella è l’unica possibile salvezza: essere uniti.
Tanti gli applausi, mentre Raphael Bianco presenta gli artisti sulla scala del ritorno.
Itinerario per una possibile salvezza
ideazione e coreografia: Raphael Bianco
improvvisazione sonora: Ivan Bert
musicisti: Ivan Bert, Paolo Porta, Luca Biggio, Adriano De Micco
co-produzione: Fondazione Campania dei Festival E45 Napoli Fringe Festival
danzatori: Vincenzo Criniti, Vincenzo Galano, Cristian Magurano, Alessandro Romano
Compagnia EgriBiancoDanza
durata: 30′
Visto a Torino, Rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento, il 20 aprile 2015