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27 marzo con Sandro Bondi. Giornata mondiale del teatro o dei tagli?

Palcoscenico

PalcoscenicoLa giornata mondiale del teatro esiste dal 1961. In Italia, però, qualcuno se n’è accorto quest’anno. Ed ecco quindi dare il via a manifestazioni solenni con tanto di presentazioni ufficiali.
Già, perchè martedì, a Palazzo Chigi, i Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, insieme al Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi, hanno presentato con tutti gli onori la “Giornata mondiale del teatro”.

Una conferenza stampa a cui hanno preso parte anche il Presidente della Rai Paolo Garimberti, il Presidente dell’Agis Alberto Francesconi, il Presidente dell’Eti Giuseppe Ferrazza, il Presidente di Poste italiane Giovanni Ialongo, l’Amministratore delegato di Alitalia Rocco Sabelli e l’Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti.

Cosa c’entri poi il teatro con le Poste, l’Alitalia e le Fs, ci sarebbe da chiederselo. Buoni sponsor, certo. Volti noti della solita cerchia.
Ma al di là della personale malafede, oltre a veder promossa l’iniziativa in tutte le principali stazioni con programma, dettagli e finalità della Giornata, per chi fosse interessato, il Governo ha autorizzato un annullo filatelico speciale di Poste Italiane e la stampa di una cartolina con la riproduzione del manifesto della Giornata.
Il 27 marzo, in cento teatri della penisola, sarà presente personale di Poste Italiane per provvedere in loco all’annullo filatelico, mentre nel 2011 sarà emesso un francobollo celebrativo. Che serva questo a risollevare le sorti del teatro?

Vanno bene anche il filmato realizzato da Rai 3 per ricordare i grandi attori del passato, la presenza di testimonial teatrali nelle più seguite trasmissioni televisive, uno spot per la radio, visite guidate dietro le quinte e recite con biglietti scontati il 27. Ma poi?

A promuovere cinici sorrisi sono anche le dichiarazioni del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Bondi: “La decisione del Governo di celebrare la Giornata Nazionale del Teatro il 27 marzo rappresenta la volontà di valorizzare una parte fondamentale del patrimonio culturale del Paese. L’Italia, grazie ai suoi autori, attori, scenografi, tecnici e maestranze, vanta una tradizione secolare divenuta modello in tutto il mondo. La presenza diffusa di teatri costituisce uno strumento fondamentale per la crescita sociale, civile, culturale e anche economica del nostro territorio. […] Le stagioni dei tanti teatri italiani portano infatti all’attenzione del pubblico le grandi eccellenze del teatro nazionale e internazionale, costituendo un fenomenale volano per il turismo culturale in Italia. Le compagnie italiane, inoltre, contribuiscono non poco alla diffusione della cultura italiana nel mondo, riscuotendo sempre notevoli successi sui palcoscenici internazionali».

Quanto patrimonio sprecato, verrebbe da dire, viste queste dichiarazioni, che mal s’abbinano ai tagli che toccano (sempre, per prima) la cultura.
E chi scrive non è proprio a favore di sprechi e denari pubblici che solcano sempre gli stessi percorsi “erogativi”. Tutt’altro. Sarei ben lieta se ci fosse una reale e rivitalizzante nuova distribuzione, equa e ossigenante. Ma l’Italia funziona male, si sa. E’ il Paese degli opportunismi, delle amicizie e delle mafie. E delle tradizioni, che vanno assolutamente perpetuate.

Eppure, a leggere le intenzioni del Ministero, sarebbe bello si stesse parlando seriamente:
– sensibilizzare il pubblico ed in particolare i giovani alla conoscenza e alla pratica delle arti di scena;
– promuovere e valorizzare la funzione educativa e sociale del teatro;
– valorizzare le arti di scena quale elevata forma di espressione artistica, fondamentale fattore di diffusione delle tradizioni culturali e di aggregazione e socializzazione delle varie realtà culturali del nostro Paese.

Tuttavia, a tramortire con un colpo ben assestato l’ideale di avvicinare i giovani al teatro, ci ha pensato lo spot commissionato per la Giornata che gira in questi giorni in tv: immagini che, anziché attirare giovani alle “arti di scena” (come da manifesto programmatico), semmai invogliano il potenziale pubblico a pensare che il teatro sia qualcosa di vecchio e sempre uguale a se stesso, poco attraente per spettatori meno “agées”. Ma tant’è. Probabilmente il Governo pensa sia solo questo.

Ed eccoci così al quotidiano (e al futuro): tagli e assenza di una vera politica di sostegno anche alle piccole realtà, a quelli che di santi in paradiso non ne hanno. Inevitabile, dunque, dove i soldi del Fus non arrivano, la guerra “tra poveri”; è lei a calcare le scene sempre più spesso. Fatta di gelosie, maldicenze, favoritismi, malignità… non solo dove i soldi girano ma anche dove se ne vedono pochissimi.
Occhio a guardarsi le spalle, allora, cari teatranti. Denaro e visibilità potrebbero trasformare anche l’attore più buono nel concorrente più spietato!

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