Dal 10 al 16 ottobre 2011 la 41^ Biennale Teatro di Venezia. Tra gli ospiti Thomas Ostermeier, Rodrigo Garcìa, Jan Fabre, Romeo Castellucci

Mentre le eccellenze della scena internazionale approdano a Venezia per la 41^ edizione della Biennale Teatro, in partenza proprio oggi e che si concluderà domenica 16 ottobre, nella città lagunare imperversano le polemiche per quella che viene definita la contro-rivoluzione di Galan. Il ministro dei beni culturali, ringraziando l’attuale presidente della Biennale Paolo Baratta per i successi conseguiti in questo quadriennio (tanti davvero), gli dà il ben servito e nomina come suo successore l’uomo dell’Auditel, Giulio Malgara. “…Almeno si poteva pensare a un uomo di cultura per sostituirlo” affonda Amerigo Restucci, rettore dello IUAV e membro del cda della Biennale.
Del resto non ha tutti i torti, leggendo il trascorso di Malgara: di competenze artistico-culturali non v’è traccia. Siamo alle solite? Mentre viene assegnato il Nobel della letteratura al verso poetico di un autore sconosciuto ai più, lo svedese Tomas Transtromer, passando sopra ai must economici dell’editoria mondiale, noi ci ritroviamo a soccombere ai soliti giochi di potere, dove non importa se ci sono le competenze necessarie per svolgere un determinato incarico, ma basta essere simpatizzanti del governo in carica, come se non fossimo già stati declassati abbastanza.
Se tuttavia tirare le somme prima del dovuto non è corretto, meglio allora ricordare alcuni dei successi di questi ultimi anni di Biennale: più di un milione di visitatori per le mostre d’arte contemporanea e di architettura, il raddoppio dei luoghi espositivi, una maggiore presenza dei paesi espositori, un aumento dello sbigliettamento per la Biennale Danza e Musica, appena conclusasi, e un fittissimo e prestigioso calendario per l’imminente Biennale Teatro.
Saranno infatti i migliori nomi della scena internazionale, Thomas Ostermeier, Rodrigo Garcìa, Jan Fabre, Romeo Castellucci, Jan Lauwers, Ricardo Bartìs, Calixto Bieito, e ancora Josef Nadj, Virgilio Sieni, Stefan Kaegi, i protagonisti di quello che il presidente Baratta chiama “festival-laboratorio”, e il direttore Àlex Rigola “agorà del teatro”.
Un progetto comune, del fare del teatro di oggi non solo un luogo di spettacolo, ma un luogo di conoscenza, incontro, apprendimento, formazione, discussione.
Dieci gli spettacoli a cui difficilmente il pubblico potrebbe assistere nel nostro territorio:
“Hamlet! di Ostermeier, “Prometheus Landscape II” di Fabre, “Isabella’s room” di Lauwers, “El Box” di Bartìs, “Sul concetto di volto nel figlio di Dio” di Castellucci, “Muerte y reecarnaciòn en un cowboy” di Garcìa, “Desaparecer” di Bieito, “Bodennprobe Kasachstan” di Kaegi, “Woyzeck” di Nadj, “Osso” di Sieni.
E proprio tra poco, alle 15.30 a Ca’ Giustinian, si svolgerà la cerimonia di premiazione del Leone d’oro alla carriera a Thomas Ostermeier e del Leone d’argento ai Rimini Protokoll.
Oltre ai sette laboratori sugli altrettanti peccati capitali, che daranno vita, nell’ultima giornata del festival, a un percorso a incastro di brevi performance di 15 minuti ciascuno, lo sguardo degli altri workshop è ampio e sui generis: dall’uso del video con l’itinerante Video Walking Venice di Kaegi, a quello sul disegno e drammaturgia della luce con Carlos Marquerie, dal laboratorio didattico per la realizzazione delle scenografie di El Box di Bartìs, a quello di live video per registi con Alèx Serrano, senza dimenticare attori e danzatori con il laboratorio di Nadj e Sieni, e quello sul verso shakespeariano con Will Keen e Marìa Fernàndez Ache; su tutto darà conto il gruppo di giovani critici (anche di Klp) che, sotto la guida del critico teatrale Andrea Porcheddu, seguirà lo sviluppo di questo affamato e folle festival.
Ogni giornata inizierà di buon’ora con le conferenze sulla scenografia, per non fermarsi nemmeno durante il pranzo, dato che ci sarà l’appuntamento quotidiano con un lauto brunch teatrale in cui operatori, organizzatori, critici e spettatori avranno modo di incontrare le realtà più interessanti della giovane scena italiana: Anagoor, Muta Imago, Ricci/Forte, Santasangre e Teatropersona.
L’impressione, da questo breve riassunto, è che finalmente lo sguardo sia andato oltre i nostri fortificati confini, più in là di semplici interessi di poltrona, tagli e crisi, e che nonostante alcune scelte, a volte discutibili, l’interesse sia quello di creare uno spazio aperto e critico, parola assai minacciosa per qualcuno. C’è da augurarsi che le nuove scelte politiche mantengano aperta questa strada, evitando l’ennesimo labirinto di mediocri incertezze.