Sembra un gioco di parole, è vero. E ci scusiamo per esserci cascati. Progetto complesso quello dell’ensemble “Setteteste” che, sotto la direzione di Simona Senzacqua, prende in mano una drammaturgia di Giulio Marzaioli per raccontare cinque storie parallele.
Ci è capitato altre volte di parlare di spettacoli ancora in divenire e, una volta di più, dichiariamo un certo disagio nella necessità di siglare un giudizio. Al posto delle consuete stelle, là sotto vorremmo piuttosto canalizzare – stavolta più che mai – un piccolo flusso di consigli, di impressioni, di sguardi restituiti, per un teatro che si sta ancora facendo.
“5” è la storia di cinque personaggi metropolitani, il racconto incrociato delle loro piccole angosce, dall’ossessione per le donne alla solitudine, dalla “ricerca della felicità” estremamente yankee alla volontà di potenza maschilista e fortemente europea. Cinque solitudini che si incontrano e non si guardano, si fermano là dove altri milioni di solitudini e sguardi si sono fermati, in una sosta di servizio: l’attesa (qui quella in metropolitana in chissà quale capitale occidentale).
Si ritroveranno chiusi nella stessa stanza a subire un muto interrogatorio – udiamo solo le loro risposte – a proposito di un attentato terroristico che ha fatto detonare una bomba in un vagone. Pretesto, questo, per mettersi a nudo. Chissà poi con quali effetti.
Il lavoro della direttrice di Setteteste è stato quello di assortire un gruppo di attori estremamente eterogeneo anche solo fisicamente. Allora è bene mischiare etnie, cadenze d’accento, età e presenza scenica, è bene costruire un’animazione fatta di contrasti e che per contrasti procede, compito che la prima parte dello spettacolo assolve dignitosamente. I video e il paesaggio visivo di Igor Renzetti sono semplici ma funzionali, grande la voglia di sperimentare anche con le riprese in “live feed”: soluzioni magari non rivoluzionarie ma che, se orchestrate con ordine e chiamando in causa di nuovo quella vincente eterogeneità nell’impatto visivo, spiegano se stesse.
La drammaturgia di Giulio Marzaioli – paroliere per poesia, arti visive, danza e teatro visuale – funziona meglio in questa prima parte, scandita dalle voci (pre-registrate e non) che, potenza del microfono, battono il ritmo giusto su cui Senzacqua orchestra movimenti semplici ma chiari. Si comincia purtroppo a zoppicare dall’interrogatorio in poi, in cui la presenza scenica e il controllo dei movimenti vengono costretti in una frontalità radicale. Volutamente, ma senza che la drammaturgia, troppo spesso eccessivamente letteraria e con qualche svisata ironica non sempre al proprio posto, offra un terreno solido su cui far pattinare le emozioni. Grande debolezza è dimostrata – almeno in questa prima tappa dello studio – dalla struttura vagamente pretestuosa del testo, che fa di tutto per far quadrare i conti su un soggetto che, per quanto generoso di immagini poetiche, soffre di un collegamento troppo superficiale con la realtà di una riflessione e, tecnicamente, manca quasi totalmente di fisicità, qualità necessaria per la messa su un palco.
Più coraggio va di certo assunto dalla regia e dagli attori nell’osare soluzioni recitative trasversali, che rompano e violentino la fissità del testo, materiale di per sé potenzialmente interessante se ci si concede la libertà di tramutarlo in spazio (come nei buoni tentativi di Renzetti videoartista).
In questo progetto prendono parte realtà capitoline come Romaeuropa e Palladium, ma soprattutto si concentrano le energie della Provincia (con ZTL, rete romana di operatori teatrali indipendenti), le nuove frementi realtà di Frascati e dintorni. È importante porre l’accento sul carattere di “lavori in corso” della produzione, per la quale Simona Senzacqua si fa sperimentatrice di linguaggio. E le va riconosciuto il coraggio di provare a mettere in moto energie diverse in un lavoro che ha tuttavia ancora molti ingranaggi da oliare.
La speranza è quella di veder crescere il lavoro per incamminarsi su strade più impervie. La presenza scenica della Senzacqua resta una luce sicura alla fine del tunnel, che ha forse bisogno di nuovi materiali da valicare e idee più mature cui passare attraverso.
5. – PRIMA TAPPA
direzione: Simona Senzacqua
drammaturgia: Giulio Marzaioli
interpreti: Mariano Aprea, Michaël Ounsa, Francesco Rossini, Laura Sampedro, Simona Senzacqua
musica: Antonia Gozzi
video e Luci: Igor Renzetti
produzione: Setteteste, ZTL-Zone Teatrali Libere, Palladium Università Roma Tre, Romaeuropa col sostegno di Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, Nutrimenti Terrestri – Liceo Scientifico “Azzarita” – Teatro Forsennato e Riunione di Condominio
durata: 48’
applausi del pubblico: 1’ 52’’
Visto a Roma, Teatro Palladium, il 18 aprile 2010