“Tutti siamo stranieri e possiamo essere etichettati in questo modo in qualsiasi momento. E’ un’etichetta grave perché suppone l’essere esclusi, l’essere diversi, l’essere un animale notturno”.
(Juan Mayorga)
Parole che descrivono prepotentemente il nostro oggi, quelle utilizzate dal drammaturgo spagnolo Juan Mayorga, che con “Animali notturni” ha fatto metaforicamente tappa al Napoli Teatro Festival 2016, grazie alla scelta registica di Carlo Cerciello, che ha debuttato con il suo nuovo spettacolo al teatro Sannazzaro.
Il testo di Mayorga, nato come elaborazione di un testo breve su commissione del Royal Court di Londra, affronta il tema irrisolto dell’integrazione straniera. E lo fa attraverso il ricatto di un vicino di casa ad un intellettuale senza permesso di soggiorno.
Tematica di grande attualità questa dello “straniero”, di cui anche il festival Kilowatt, come abbiamo visto, si è interessato in questo periodo.
Si configura qui però anche la metafora dell’asservimento dell’intellettuale al potere attraverso il gioco-forza di un rapporto vittima-carnefice, capace di aprire spiragli sulla condizione della solitudine esistenziale in cui è immerso l’uomo contemporaneo.
La scenografia, composta da un bianco e ordinato modellino di un’anonima città, ricopre l’intero palco, con palazzi, locali, strade, parchi e alberelli.
In uno di questi palazzi vivono due coppie: una composta da Uomo basso e Donna bassa, l’altra da Uomo Alto e Donna Alta.
I primi sono comuni persone del ceto medio che, frustrate da un profondo senso di inferiorità, si lasciano assorbire da una quotidianità sempre uguale a sé stessa; l’Uomo Basso è ossessionato dal riparare apparecchi elettrici, in particolare i trenini giocattolo; ha la mania del controllo e l’unica forma di relazione che intrattiene con il prossimo è basata sull’affermazione di sé attraverso il comando.
La Donna Bassa, sua moglie, del tutto assoggetta a lui psicologicamente, è un’insonne casalinga teledipendente che trascorre notti intere a guardare lo stesso programma televisivo, millantante la possibilità di offrire una guarigione all’insonnia. Svampita e dissociata, preda di amnesie continue, petulante e ossessiva, si arrovella il cervello per ricordare cose banali, come la ricetta di uno stufato che vorrebbe tanto tornare a cucinare, trascorrendo le giornate trascinandosi in una vuota, sterile “normalità” in compagnia di un televisore sempre acceso.
Uomo Alto e Donna Alta sono stranieri istruiti e intelligenti, costretti a vivere in una città che non amano e a condurre una vita estranea alla loro più vera e intima identità. Uomo Alto, colto traduttore, è infermiere in un’ospedale dove copre i turni di notte, mentre Donna Alta, a sua volta interprete raffinata e cerebrale, traduce romanzetti rosa da rotocalco, riempiendo il proprio vuoto e insoddisfazione professionale attraverso fantasticherie su immaginari corteggiatori.
Le due coppie non hanno rapporti tra loro. Quando si incrociano per le scale spesso non si scambiano nemmeno un saluto. Ma tutto cambia quando Uomo Basso avvicina Uomo Alto in un bar della città e subdolamente comincia ad insinuarsi nella sua vita. Approfittando della sua situazione di “sans papier”, riesce ad estorcergli l’amicizia con un meschino ricatto: se Uomo Alto gli negherà la propria compagnia, lui lo denuncerà come clandestino alle autorità competenti.
Si instaura così tra i due un rapporto morboso e dipendente, che assumerà il carattere di una relazione vittima-carnefice attraverso un lento, sottile e subdolo assoggettamento psicologico, dal quale a poco a poco Uomo Alto, benchè intelligente e colto, si lascerà sopraffare, fino a provare gusto e dipendenza per quello stesso stato di soggezione; insomma, fino a farselo suo malgrado piacere.
Uomo Alto finirà così con l’assecondare e condividere tutte le manie e gli astrusi hobby di Uomo Basso: dai trenini elettrici alle notti insonni nel giardino del palazzo ad osservare gli animali notturni, le loro fattezze fisiche e stranezze comportamentali. Animali notturni che somigliano tanto agli uomini perchè sembrano avere tutti qualcosa da nascondere.
Tra i palazzi, l’ospedale, le strade di questa città senza tempo e senza nome, i personaggi sono come incastrati e chiusi, bloccati in uno spazio claustrofobico, lasciando trapelare un senso di apnea, accentuato ed esaltato da un intricato gioco di luci firmato da Cesare Accetta. In questo puzzle a incastri di luci interne alla scenografia e di luci esterne, si creano atmosfere dai colori freddi e artificiali, simili ad alcuni ambienti immortalati dalle tele di Hopper, dove le esistenze dei personaggi appaiono ancor più lontane, distaccate e irreali, sospese in uno spazio metafisico completamente assorbito dalle rispettive solitudini.
In questo scenario minimale, asettico e ordinato prendono vita i dialoghi, in un continuo flusso di parole efficacemente orchestrato dalla regia di Cerciello, che ancora una volta si dimostra abile nel gestire il ritmo e il tempo dell’azione e della recitazione, in un crescendo di intensità sostenuto dalle musiche di Paolo Coletta, sottilmente inquietanti, capaci di dilatare e amplificare il senso della tensione emotiva. Una tensione che esploderà verso l’epilogo, quando Donna Alta, scoperta la verità sulla relazione di amicizia esistente tra i due uomini, determinerà una svolta nel dramma.
Oltre alla ben conosciuta Imma Villa, che dona al pubblico qualche momento di ilarità con l’interpretazione della casalinga svampita e dissociata, sono i giovani attori a regalarci delle belle interpretazioni: Luca Saccoia è preciso e convincente nel ruolo dell’Uomo Alto, mentre Sara Massaglia incarna pienamente l’ideale di donna algida e superba, idealista ed elegante, immagine dell’intellettuale irreprensibile che si sforza di rifiutare ogni genere di compromesso.
“Animali Notturni” è uno spettacolo da cui emerge un gran lavoro sul dettaglio: ogni scena si incastra a meraviglia nel complesso di questa sfaccettata macchina teatrale. Felici soluzioni scenotecniche accompagnate da una solida interpretazione attorale.
Animali Notturni
di Juan Mayorga
traduzione Adriano Lurissevich
regia Carlo Cerciello
con Lello Serao, Imma Villa, Luca Saccoia, Sara Massaglia
scene Roberto Crea
costumi Annamaria Morelli
luci Cesare Accetta
musiche Paolo Coletta
aiuto regia Aniello Mallardo
assistenti alla regia Monica Pesapane, Veronica Bottigliero, Giovanni Meola
produzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Tan Teatri Associati di Napoli
applausi del pubblico: 2′ 30”
Visto a Napoli, Teatro Sannazaro, il 10 luglio 2016