Il Riccardo II di Stein. O della fatica dello spettatore

Graziano Piazza
In primo piano Graziano Piazza

È una riflessione politica ad aprire la nuova stagione del Teatro Metastasio a Prato, una riflessione che affiora dalle pagine del “Riccardo II” di William Shakespeare, dramma incentrato sulle vicende di un re legittimo a cui tocca d’esser deposto.
Nella messinscena a firma di Peter Stein seguiamo le vicende di un sovrano che nel corso del regno si è inimicato tutte le forze sociali, sfruttando appieno ogni possibile libertà concessa dal proprio ruolo. E sono proprio le conseguenze di tale comportamento a fargli perdere il trono a favore di un nuovo monarca “usurpatore”, che ben presto genererà lo “stesso meccanismo di ostilità contro il suo potere”, come sottolinea il regista.

Produzione importante del Metastasio, con un cast di tutto rispetto, il “Riccardo II” è un’opera scritta intorno al 1595 e non tra le più conosciute – né affrontate – di Shakespeare. Il regista tedesco la considera invece tra le più interessanti ed attuali del Bardo, soprattutto per quanto concerne la riflessione sul tema della legittimità ed illegittimità del potere.

Il dramma si apre con la misteriosa morte di Thomas Woodstock, di cui si accusano vicendevolmente due pari, Bolingbroke e Mowbray. A dirimere la contesa interviene Riccardo II, che condanna entrambi all’esilio. Va meglio al primo. Gli toccheranno solo sei inverni lontano dall’amata patria. Ma gli atti sciagurati e prepotenti di cui è responsabile il corrotto sovrano richiameranno l’esiliato alla riscossa. Con l’appoggio del popolo tornerà per rovesciare il legittimo re, il quale abdicherà in suo favore e morirà assassinato nella Torre di Londra, dove è imprigionato.

Impegnativo sotto molti punti di vista, ma soprattutto per il ritmo statico e dilatato, il pubblico farà fatica ad approdare al tragico finale dello spettacolo, caratterizzato da un elettrocardiogramma quasi del tutto piatto.
Pur apprezzando la geometrica ed essenziale scenografia ed i costumi di Anna Maria Heinreich – che nei colori delineano i due gruppi contrapposti che si contendono il regno -, questo “Riccardo II” pare un lavoro davvero interminabile (invero raggiunge le tre ore con l’intervallo), con una prima parte la cui durata sembra non corrispondere ai circa centocinque minuti registrati dalle lancette dell’orologio.

Eppure l’inizio fa ben sperare, con una Maddalena Crippa convincente nei panni di un re Richard algido e freddo nella sua solennità. Purtroppo, nel corso dello spettacolo, la protagonista sembra risentire di una sorta di “stanchezza”, e a poco a poco perde per strada ciò che di buono aveva offerto inizialmente.
Brilla il monologo di Paolo Graziosi nei panni del moribondo zio di Riccardo II, che denuncia un’Inghilterra corrotta, svenduta, malata e decadente. Il talento dell’attore resuscita temporaneamente l’attenzione degli spettatori, grazie anche alla maestria di Stein che presenta un quadro di grande forza visiva, giocato sul dualismo bianco-nero, luce-buio, rimando alla “Lezione di anatomia del dottor Tulp” di Rembrandt.

Dopo l’intervallo la seconda parte scorre un poco più veloce, grazie alla minor durata e al susseguirsi di un maggiore numero di quadri, troppi dei quali si dimostrano però eccessivamente spogli, minimali e fuori meccanismo. Nell’insieme, risultano più efficaci le scene di gruppo, contraddistinte da una maggior “vivacità”, temporaneo “risveglio” di uno sguardo che spesso si perde tra gli stucchi del teatro Metastasio. Risulta infatti difficoltoso seguire con attenzione il dipanarsi degli eventi, nonostante l’estrema essenzialità con cui è restituita la storia. Questo soprattutto nei quadri che presentano un numero ridotto di attori in scena, non sempre in grado di dar corpo e struttura alle vicende rappresentate.

Nella serata in cui abbiamo assistito allo spettacolo erano presenti nei palchetti e in platea degli studenti probabilmente delle superiori. I malcapitati, sia per l’età, sia per il lavoro impegnativo sotto molti punti di vista, hanno resistito poco e, giocoforza, dopo una mezz’ora si sono distratti, accasciandosi semiaddormentati sui balconcini oppure producendosi in chiacchiericci e qualche risatina di troppo, causando il risentimento di alcuni spettatori.

Come non comprendere entrambe le categorie? Risentimento condivisibile quello degli spettatori, in un luogo come il teatro che merita il necessario rispetto. Ma ci si metta per un attimo anche nei panni dei ragazzi, e la loro reazione diverrà ampiamente comprensibile. Magari per alcuni di loro era perfino una delle prime volte a teatro… Chi ha scelto di indirizzarli verso un lavoro già impegnativo di suo, e che per di più toccava le tre ore, avrebbe dovuto avere forse più lungimiranza. Perché così, alla faccia del tanto decantato audience development, si corre il rischio di allontanare davvero futuri spettatori. La prossima volta che a questi ragazzi si prospetterà l’occasione di andare a teatro, ci penseranno due volte. O forse tre.

RICHARD II
di William Shakespeare
traduzione Alessandro Serpieri
riduzione e regia Peter Stein
con Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Paolo Graziosi, Andrea Nicolini, Graziano Piazza, Almerica Schiavo, Giovanni Visentin, Marco De Gaudio, Vincenzo Giordano, Luca Iervolino, Giovanni Longhin, Michele Maccaroni, Domenico Macrì, Laurence Mazzoni
scene Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich
luci Roberto Innocenti
assistente alla regia Carlo Bellamio
produzione Teatro Metastasio di Prato
con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Prato

durata: 3h (con intervallo)
applausi del pubblico: 1′

Visto a Prato, Teatro Metastasio, il 26 ottobre 2017

0 replies on “Il Riccardo II di Stein. O della fatica dello spettatore”