L’osceno è storicamente da nascondere, oscurare, cancellare dalla faccia della terra, rinchiudere nella più inespugnabile delle fortezze.
“L’oratorio per corpi e voci” in scena al Teatro delle Tosse di Genova ripropone questa tematica antica attraverso un labirinto “altro”, in cui imbrigliare quell’essere mostruoso nato dall’unione fedifraga di Pasifae con il Toro di Creta: il Minotauro. Lo costringe in una prigione ben più potente, quella emotiva e psicologica degli affetti, di quel focolare domestico del quale, in scena, non restano che pochi elementi, affioranti da un recinto di terra che sembra volerli fagocitare.
Un tavolo, alcune sedie, un vecchio frigo, diversi specchi e un lampadario bastano per immergersi nel mito, riportandoci al labirinto di Cnosso fatto costruire dal re Minosse tradito per rinchiudervi il feroce Minotauro.
Prima di arrivare di fronte a questo, anche lo spettatore deve compiere il suo viaggio mitico nei meandri del teatro, in tutti i suoi spazi, anche quelli meno esteticamente attraenti, come le docce dei camerini o le ferree passatoie del dietro le quinte. Un piccolo percorso, poetico e disorientante, accompagnato da micro performance in loop fruite con imbarazzo voyeuristico mentre, in modo quasi del tutto inconsapevole, si sta raggiungendo la platea della sala grande.
“Axto”, nuovo spettacolo di Emanuele Conte e Michela Lucenti alla loro terza regia insieme, non inizia prima di essersene resi conto, come forse si vorrebbe, ma il cammino sì, un delicato prequel non drammaturgicamente necessario. La vera forma della nuova esperienza di collaborazione Conte-Lucenti si percepisce meglio dopo, nella performance “frontale”.
Il sudore degli interpreti, così concretamente connesso al volare della terra che diventa un intenso fumo scenico evidenziato dal caldo taglio di luce intorno, è la veste di una performance visionaria dove tutto diventa epico e possibile, complici le rielaborazioni musicali di Massimo Calcagno.
È il luogo deputato al carnale danzato di cui “Axto” è l’inconsapevole testimone, mentre la voce, affidata ai microfoni di due attori collocati su altrettanti piloni al di fuori dell’arena, diventa guida e sicurezza per chi osserva.
Mentre i “gladi-attori” si muovono in questo universo, lentamente cambiano le cose e il labirinto prende vita dal ventre di Pasifae – madre del Minotauro – sottoforma di un’infinita banda elastica che intreccia completamente lo spazio. Al centro, su una vecchia poltrona, giace l’oggetto della vergogna, quel re toro che Teseo, mostrato qui come una sorta di robotica marionetta priva di anima, proverà a sfidare.
Il mito non è quindi stravolto ma rielaborato, ricostruito da un punto di partenza alternativo che si fonda sulla famiglia come radice per la crescita di un labirinto contemporaneo ma altrettanto “mitico” che abita meglio la psiche, l’intimità.
Lo spettacolo arriva come nuovo tassello all’interno del percorso artistico che, attraverso la sperimentazione di linguaggi e la contaminazione di più forme d’arte, Conte e Lucenti, con i loro differenti background, hanno iniziato qualche anno fa con la messa in scena di “Orfeo rave“, spettacolo allestito negli 11.000 metri quadri dal Padiglione B della Fiera di Genova mescolando prosa, danza, musica e arti visive. Un lavoro che aveva sancito la riuscita collaborazione tra i due artisti, proseguita poi con “Inferno#5” e “Il maestro e Margherita“, al suo debutto lo scorso inverno sempre al Teatro della Tosse.
AXTO oratorio per corpi e voci dal labirinto
testo Emanuele Conte
regia di Emanuele Conte e Michela Lucenti
coreografie Michela Lucenti
impianto scenico Emanuele Conte
luci Andrea Torazza
costumi Daniela De Blasio
rielaborazioni musicali Massimo Calcagno
collaborazione al testo Elisa D’andrea, Luigi Ferrando
assistenti alla regia Alessio Aronne, Natalia Vallebona, Ambra Chiarello
con Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Emanuela Serra, Filippo Porro, Alessandro Pallecchi, Simone Zambelli, Aristide Rontini, Lisa Galantini, Enrico Casale
performer nel labirinto Attilio Caffarena, Pietro Fabbri, Francesco Gabrielli, Luca Hardonk, Gianluca Pezzino, Arabella Scalisi
direttore di scena Roberto D’Aversa
elettricista Davide Bellavia
macchinista Fabrizio Camba
attrezzista Renza Tarantino
sarta Anna Romano
produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, Balletto Civile, Artisti In Piazza – Pennabilli Festival
Durata: 1h 30′
Applausi del pubblico: 2′ 45”
Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 28 settembre 2018
Prima nazionale