“À rebours” è il titolo di un noto romanzo di Joris-Karl Huysmans pubblicato oltre un secolo fa, e conosciuto in Italia col titolo di “Controcorrente” o “A ritroso”, espressione quest’ultima che ben si sposa con le parole che aprono lo spettacolo “Sicilia” di Clyde Chabot: “Intraprendere il movimento inverso” ovvero cercare, partendo da poche informazioni familiari, di riappropriarsi di un passato tenuto nascosto da genitori e “nonni migranti”, nella volontà di integrarsi nel nuovo paese, la Francia, dove i siciliani – e gli italiani in generale – non erano ben visti.
La protagonista parte per un viaggio in Sicilia con la figlia, alla ricerca di luoghi che ha sentito da sempre menzionare, di una lingua che vorrebbe propria, conosciuta, e di tradizioni di cui conserva poche tracce: un anello di fidanzamento, delle lenzuola con iniziali, un frullatore ed un aspirapolvere. Purtroppo le minime indicazioni non bastano a tracciare una rotta, a disegnare una cartina con cui orientarsi e che conduca la protagonista nei luoghi di cui è alla ricerca.
In questo spettacolo, presentato al teatro Era di Pontedera, tutto è lieve e delicato, come l’elegante accento francese della composta protagonista (la stessa Chabot), il racconto degli eventi “siciliani” e i ricordi familiari scanditi passo passo.
Veniamo fatti sedere a un lungo tavolo apparecchiato – tra tovaglie bianche e bottiglie di vino e d’acqua – il cui perimetro è popolato di foto a colori. Nel corso dello spettacolo ci verrà offerto del formaggio al pepe e del Nero d’Avola, rimandi a “sapori” del racconto. E sul desco compariranno, fino a quel momento celati da canovacci, un frullino ed un aspirapolvere, ultimi ricordi tangibili della nonna.
La tematica certo non è una novità, il topos è di quelli assai visitati e si resta più colpiti dalla confezione, dall’involucro delicato ed elegante che dal contenuto, che non sembra mai giungere a qualcosa di veramente incisivo. Dopo la scena finale, restiamo quindi sospesi – forse sorpresi -, come se mancassero ancora tasselli del mosaico, come se lo spettacolo dovesse proseguire. Ci chiediamo, interdetti, se davvero questa ricerca personale, questa mancata “conversazione in Sicilia”, per riprendere un famoso titolo di Elio Vittorini, contenga materiale sufficiente per divenire addirittura oggetto di uno spettacolo. Dubbio che non sappiamo sciogliere.
Sicilia
testo e interpretazione Clyde Chabot
traduzione Camilla Brison
sguardo e scenografia Stéphane Olry
assistente alla regia Camilla Brison
produzione Teatro Metastasio di Prato, La Communauté inavouable
con il contributo di Institut Français di Firenze
durata: 52′
applausi del pubblico: 2′
Visto a Pontedera, Teatro Era, l’8 dicembre 2018
E’ una recensione molto educata e misurata quella che leggo qui sopra, da vero signore .
Lo spettacolo, però, è davvero inutile e non saprei definirlo in altro modo.
Come se ognuno di noi scegliesse di raccontare la propria vita ( raccontare senza alcuna drammatizzazione, tra l’altro) e pretendesse che dovesse per forza interessare a qualcuno. Mah.