Che legame c’è tra le tranquille esistenze borghesi del mondo occidental-capitalistico e le grandi questioni politiche internazionali?
“Un intervento”, del giovane drammaturgo inglese Mike Bartlett, ci racconta che esiste una relazione molto profonda, e lo fa attraverso un serrato dramma psicologico ed esistenziale che scava nelle vite di due protagonisti, collocati in un’area del mondo economicamente sviluppata.
Lo spettacolo, dramma britannico contemporaneo, diventa a poco a poco indagine psicologica sui due protagonisti e sui sentimenti spesso contrastanti che popolano le loro esistenze: la solitudine coraggiosa di chi non rinuncia ai propri ideali da un lato; il desiderio di una tranquillizzante e consolatoria normalità – anche se priva di slanci – dall’altro. E ancora, l’anticonformismo esuberante e disinibito da una parte, il pragmatismo riflessivo dall’altra.
I due protagonisti A e B, che secondo Bartlett possono essere interpretati da attori di qualsiasi età, genere ed etnia, nella versione firmata da Fabrizio Arcuri, che torna ancora una volta alla drammaturgia britannica, sono un uomo e una donna (Gabriele Benedetti e Rita Maffei) né giovani né vecchi, né ricchi né poveri.
Sono legati da un’amicizia schietta che nasconde altri sentimenti. Appaiono dialetticamente complementari: lei esuberante, energica e passionale, lui pragmatico e riflessivo.
In mezzo c’è la guerra in Iraq, che li vedrà schierarsi su posizioni diverse: interventista l’uno, pacifista l’altra. Una distanza di posizioni che svelerà differenze e sentimenti più profondi.
È anche l’Europa che, dopo l’11 settembre 2001, guarda all’America e si ritrova divisa tra solidarietà ai Paesi poveri e collusioni geopolitiche: la democrazia a stelle e strisce s’impone troppo spesso con le armi a scapito dei diritti umani e delle minoranze.
Mike Bartlett scava nella nostra contemporaneità indagandone alcuni lati oscuri, in un percorso intrapreso già con “Bull”, spettacolo sul mobbing, e in “Contrazioni”, sulla difficoltà della donna contemporanea nel mondo del lavoro.
In “Un intervento”, anche se il riferimento storico è datato al periodo immediatamente successivo al crollo delle Torri gemelle, si riconoscono le stesse dinamiche con cui l’Occidente ha affrontato le più recenti questioni politiche internazionali. I “buoni sentimenti” sono spesso una facciata ipocrita.
Emerge un ritratto impietoso della società capitalistica, inghiottita dalla propria solitudine, troppo concentrata a cercare una condizione rassicurante basata molto sulle leggi dell’economia e poco su quelle della bellezza e dello spirito.
Fabrizio Arcuri valorizza la drammaturgia di Bartlett attraverso uno spettacolo avvincente, dal ritmo teso e vivace, maneggiando i diversi registri che si alternano nella vicenda: dai toni pop dell’inizio al dramma esistenziale, passando per venature grottesche.
Con una grande capacità interpretativa Gabriele Benedetti e Rita Maffei donano con generosità ai loro personaggi contorni definiti e variegate sfumature psicologiche.
Sono sorretti da un minuzioso lavoro della scenografia, asettica e didascalica, e dei costumi, a volte sobri altri eccessivi ma perfettamente identici, come a sottolineare, anche attraverso la forma esteriore, la loro natura completare e dialettica.
Immagine simbolo della guerra in Iraq, che campeggia in un momento dello spettacolo in cui tra i due protagonisti infervora il dibattito, è il selfie di Tony Blair sorridente dietro i bombardamenti. Metafora dell’indifferenza e dell’ignavia, ma anche delle relazioni umane nel mondo contemporaneo: sorrisi placidi dietro grandi esplosioni. Un’immagine di “convinta serenità” ostentata sullo sfondo di una deflagrazione psicologica ed emotiva.
UN INTERVENTO
di Mike Bartlett
traduzione di Jacopo Gassmann
regia Fabrizio Arcuri
con Gabriele Benedetti e Rita Maffei
scenografa Luigina Tusini
produzione CSS Teatro stabile di innovazione
del Friuli Venezia Giulia
durata: 1 h 20’
applausi del pubblico: 1’
Visto a Milano, Teatro Filodrammatici, il 30 gennaio 2019