Lo psicopompo di Scena Verticale: si può scegliere di morire

Lo psicopompo (photo: Angelo Maggio)
Lo psicopompo (photo: Angelo Maggio)

Si può scegliere di morire anche se non si è affetti da una malattia terminale, perché talvolta i dolori dell’anima possono essere ugualmente atroci e insopportabili tanto quelli del corpo.
Parte da questo assunto Dario De Luca ne “Lo psicopompo”, affrontando un tema che, solo pochi giorni dopo l’anteprima, diventa di “pubblico interesse” per la vicenda di Noa Pothoven, giovane ragazza olandese che a diciassette anni, non riuscendo più a sopportare e a resistere alla sofferenza psicologica causatale da ripetuti episodi di violenza sessuale subiti a partire dagli 11 anni, ha deciso di lasciarsi morire.

Una sofferenza che, calata sui corpi degli attori, si fa sussurri e piccoli gesti, quelli osservati durante la prima dello spettacolo accolta da Primavera dei Teatri, festival organizzato da vent’anni dalla compagnia Scena Verticale di cui De Luca è direttore artistico insieme a Settimio Pisano. Un’edizione in cui più volte, negli spettacoli proposti, è risuonato il tema della malattia come della morte – ne sono esempio “Il problema” di Paola Fresa, dedicato all’Alzheimer, a cui lo stesso De Luca ha dedicato “Il Vangelo secondo Antonio”, e in “Per il tuo bene” di Pier Lorenzo Pisano – come se fosse un bisogno impellente di questo tempo, da scandagliare attraverso la parola drammaturgica.
E mentre osserviamo lo spettacolo di De Luca risuonano nella mente anche le parole che l’attrice e autrice Chiara Stoppa, in un altro lavoro visto a Primavera dei Teatri, utilizza per delineare uno dei punti da cui ha preso le mosse il suo “Aldilà di tutto”: «La morte può essere una guarigione».

Di morte e di guarigione, dell’anima più che del corpo e della possibilità di continuare a scegliere per la morte come lo si è fatto per tutte le cose della vita, parla “Lo psicopompo” (il testo è vincitore del Premio Sipario Centro Attori 2018), ovvero il traghettatore delle anime nell’aldilà. E lo fa – almeno per l’anteprima nazionale, lo spettacolo ha debuttato poi al Napoli Teatro Festival sabato 15 giugno – in uno spazio privato, quasi claustrofobico, in cui parole e pensieri vengono offerti al pubblico attraverso lo schermo di un vetro e risuonano grazie a delle cuffie.

Dario De Luca sceglie infatti una costruzione in legno e vetro, ai BoCsArt di Cosenza, il più grande spazio creativo di residenze d’Europa lungo il fiume Crati, per ambientare lo spettacolo condiviso con solo 60 spettatori, separati dalla scena da un vetro e che grazie a delle cuffie – curatissimo il suono, grazie al lavoro di Hubert Westkemper – possono cogliere ogni sfumatura del dialogo tra i due attori in scena, De Luca e la straordinaria Milvia Marigliano.

“Lo psicopompo” indaga quella volontà di morire non in presenza d’una malattia terminale ma di un male di vivere che spegne palpiti e desideri. Un tema fortemente politico e profondamente umano, affrontato con delicatezza e pudore da De Luca grazie alla storia di un uomo e una donna. Un infermiere che aiuta in maniera clandestina malati terminali nel suicidio assistito, e una professoressa in pensione, austera ed elegante, legati da un particolare rapporto affettivo e portatori, entrambi, di un immenso disagio e di una straziante malattia dell’anima.

Perché per combattere dolore, solitudine, vuoto e sconfitte a volte si può “scegliere” la morte. Come decide di fare la donna, pienamente tratteggiata nel suo tormento dalla Marigliano.
Dimesso, chiuso nella sua camicia di un colore anonimo, De Luca occupa uno spazio liminare nella casa/vetrina che diventa luogo dell’incontro verbale tra i due, delle rivendicazioni, dei ricordi e delle ferite del passato, che tra parole, bisbigli, silenzi che paiono interminabili, passi pesanti, sospiri e respiri, riemerge in tutto il suo pesante carico emozionale. Un fardello che i due non sono mai riusciti a condividere in vita e che li accompagnerà sino al silenzioso epilogo in cui, per una volta, si avvicinano. Distanti, separati dallo spazio scenico e con l’ausilio delle cuffie, gli spettatori godono di una visione solo apparentemente privata, capace altresì di sollevare una riflessione comunitaria. Ambientare la narrazione in un luogo spoglio e asettico, quasi come le esistenze dei protagonisti, acuisce il senso di profonda solitudine che attanaglia entrambi; per loro solo una dormeuse, dove poter appoggiare quei corpi stanchi che combattono una personale partita con la vita e tra di loro, attraverso una parola affilata, mai eccessiva, e un sottofondo musicale che, come un contrappunto dell’anima, ne acuisce umori e sentimenti.

LO PSICOPOMPO
scritto e diretto da Dario De Luca
con Milvia Marigliano e Dario De Luca
assistenza alla regia Gianluca Vetromilo
disegno luci Dario De Luca
suono Hubert Westkemper
programmazione Max-MSP Mattia Trabucchi
fonico Matteo Fausto Costabile
costumi e oggetti di scena Rita Zangari
organizzazione generale Settimio Pisano
produzione Scena Verticale
con il sostegno di Cosenza Cultura e di BoCs Art Residenze D’artista

durata: 1 ora
applausi del pubblico: 3’

Visto a Cosenza, BoCs Art, il 31 maggio 2019
Anteprima nazionale

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