Monticchiello 2019. L’autodramma in Stato Transitorio

Monticchiello 2019 (photo: Emiliano Migliorucci)
Monticchiello 2019 (photo: Emiliano Migliorucci)

Non è scontato, a fronte di una lunga storia e di un glorioso passato, che l’autodramma della gente di Monticchiello riesca ancora, nel 2019, a suscitare interesse e dimostri una vivacità, sia drammaturgica sia di esito scenico, che dopo tutte queste edizioni sembrerebbe logico essere destinata a scemare.
Ma si finisce coll’essere felicemente sorpresi, poiché “Stato transitorio” è una rappresentazione schietta, che affida alla coralità dei protagonisti – gli abitanti del borgo toscano – una riflessione aperta sullo “stato transitorio” di una collettività e del suo autodramma, e che “esprime più direttamente la fondamentale valenza del teatro per quella comunità”.
Il tempo passa, il cammino continua ed il teatro, che è impegno-dovere-passione, resta unica soluzione in una continuità minacciata dal mutar dei tempi.

Quando ci sediamo ci colpisce da subito l’immagine del palco ancora in costruzione e non si capisce se stia per essere smantellato o debba ancora essere completato. Ma l’interrogativo verrà poi sciolto.
Rispetto alle ultime messinscene ci sono differenze evidenti, soprattutto nella drammaturgia, che tra l’altro sceglie riferimenti ed episodi dove sono tagliate fuori molte delle tematiche “storiche” delle precedenti edizioni, talvolta ripetitive. Il passato – richiamato in scena dalla marcia da La Foce a Montepulciano che nel giugno del 1944, durante il passaggio del fronte, portò in salvo un gruppo di bambini a Montepulciano – diviene per analogia metafora di un cammino da portare avanti, di un fronte da attraversare di nuovo, intraprendendo “una lunga marcia per incontrare il proprio futuro; al quale, però, si riuscirà forse ad arrivare solo dopo aver evocato solidarietà antiche, un passato intenso del teatro e della propria storia”, come si legge nella presentazione dello spettacolo.

Felice edizione, questa del 2019, sorprendente nella sua compattezza, nella sua capacità di aprirsi al contemporaneo in modo aperto ed evidente – si veda il riferimento al movimento “Fridays for future” – che ancora una volta manifesta la necessità, il necessario bisogno di una solidarietà e “comunione” che privilegino il noi invece dell’io, e che trovino un passaggio di consegne, una stabilità nel legame generazionale, nel connubio vecchi-giovani, mi si perdoni la brutalità dei termini, quale unica ancora di salvezza. E non è problematica appartenente solo al borgo della Val d’Orcia. Nelle parole dei protagonisti diventa un richiamo alla nostra realtà, al nostro quotidiano, dove l’io è l’orizzonte limitato a cui tutti guardiamo.

C’è l’happy end, ci sono momenti in cui il pubblico è coinvolto emotivamente, ma in questo ennesimo – e forse inaspettato – successo dell’autodramma, rimane una riflessione, quella del futuro di questo esperimento, che propone e ipotizza soluzioni accompagnate anche da evidenti interrogativi. Ed in questa autenticità sta la sua forza.
Al di là degli accadimenti in scena, emerge, soprattutto nella prima parte, una sincerità di fondo, un’autenticità che riporta alla reale essenza dell’autodramma. Quasi che i protagonisti si tolgano un velo e vadano a scavare a fondo sulla effettiva necessità, sulle fondamenta su cui poggia questo “esperimento” che va avanti da più di cinquant’ anni e che, mai come in questa edizione, mette a nudo, per bocca dei suoi interpreti, tutte le difficoltà che deve affrontare in questa “lunga marcia per incontrare il proprio futuro”, difficoltà quali l’incedere dell’età, i nuovi abbandoni, il mutare della realtà contemporanea ed il rapporto tra generazioni. Ecco il motivo del titolo, “Stato transitorio”. Ma in questo fronteggiare a schiena dritta, senza mezzi termini, ciò che più “anima e più ferisce” l’autodramma, si trova la scintilla che fa brillare questa messinscena, che a differenza di altre trova in una verità senza fronzoli la chiave della sua riuscita.

Stato transitorio
autodramma della gente di Monticchiello
53° spettacolo del Teatro Povero di Monticchiello

durata: 57’
applausi del pubblico: 2′ 30”

Visto a Monticchiello (SI), piazza della Commenda, il 2 agosto 2019

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