Avremmo voluto chiudere l’anno con un articolo diverso, invece salutiamo Carlo Quartucci (Messina, 1938), scomparso stanotte a Roma, all’ospedale San Giovanni, ricordandolo con una nostra videointervista di due anni fa, realizzata da Davide Sannia a lui e a Carla Tatò, in occasione di un laboratorio a Torino.
Figlio d’arte, citiamo nella lunga carriera di artista e formatore solo il suo esordio, con “Aspettando Godot” di Samuel Beckett nel 1959, nella triplice veste di regista, scenografo e attore.
Quartucci e Tatò, 45 anni vissuti insieme, in qualche modo rappresentano la storia del teatro contemporaneo italiano (con collaborazioni e amicizie, fra gli altri, con Carmelo Bene e Leo De Berardinis, solo per citare due nomi… ). In questa video intervista ci parlano di teatro ma anche della loro vita, “questa vita scenica che è allegra, drammatica, ma anche tragica”.
“Carmelo [Bene, ndr] mi diceva: Carlo, noi siamo cugini. Cerchiamo di fregare tutti quanti qua della produzione: scappiamo via con un bello spettacolo pagato da loro. Doveva essere il “Tamerlano” alla radio” [il link per ascoltarlo], che andò poi in onda su Radio Tre Rai nel 1975 con protagonista Carmelo Bene e la presenza di Carla Tatò e Cosimo Cinieri, Quartucci alla regia.
Fra i registi di punta del teatro sperimentale italiano, nel 2002 fu insignito della laurea honoris causa dal DAMS dell’Università Torino.
“Come diceva Heiner Müller – racconta a fine video Quartucci – un vero teatro, nuovo e d’avanguardia, deve resuscitare i morti”.
Il funerale si svolgerà venerdì 3 gennaio alle ore 12 alla Chiesa della Natività di Roma (via Gallia), luogo scelto da Carla Tatò perché qui Quartucci debuttò proprio con “Aspettando Godot” grazie a don Gino della Torre, prete di sinistra aperto alle arti. Il funerale intende essere un saluto di “buon viaggio” da parte di familiari, amici e artisti.