La musica fa il suo ingresso dirompente nel buio, poi una luce calda illumina, uno alla volta, gli elementi della scenografia: tende leggiadre mosse dal vento rivestono le quinte ed il fondale, una serie di materassi ricopre il palco, un binario attraversa il proscenio, mentre una rete da tennis delimita il confine con la platea.
Dal fondo, come un fantasma, Roberto Latini fa il suo ingresso in questa scatola bianca; ha in mano la stecca di un microfono senza piedistallo. Indossa una maglia bourdeaux, pantaloni scuri, scarpe da tennis e un laccio emostatico nero attorno al braccio.
Appena inizia a parlare il pubblico viene travolto da un flusso frenetico, incessante, incespicante, di parole strazianti e lacerate.
Il testo di “In exitu“ (curato dallo stesso Latini) è una riduzione dell’omonimo romanzo di Giovanni Testori. Pubblicato nel 1988, ancor oggi è considerata un’opera fra le più interessanti della nostra letteratura per la lirica travolgente, per quanto ardua e complessa nella sua costruzione, in un incastro di italiano, dialetto milanese e latino.
È la prima volta che Latini si confronta in scena con Testori, una sfida che ha raccolto abbracciando la proposta di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, che da alcuni anni producono i suoi spettacoli.
Protagonista è Riboldi Gino, un giovane tossicodipendente che si prostituisce girovagando per Milano, fra i Navigli, la stazione e la nebbia di una città che emerge come umiliata, derelitta, assediata. Per Gino sembra non esserci speranza: si buca e si lascia fottere in un cesso pubblico per trentamila lire, necessari per comprare la “farina”.
La sua voce urla il dolore di un’esistenza sfinita attraverso un racconto frammentario di ricordi, visioni, allucinazioni, deliri. Lo squallore, la violenza, la paura, le siringhe e l’oppio si mischiano ai ricordi della maestra delle elementari, della gita al museo, al senso di colpa, alle invocazioni a Dio e alla richiesta di essere perdonato dai genitori.
E poi ancora gli effetti collaterali, il vomito, la cistite; i compagni di sventura con cui condivideva la droga, i ricordi della prima volta, il nirvana, il peccato, le preghiere a Gesù, le richieste di pietà.
La via crucis presente nel romanzo testoriano viene qui trasformata in una sorta di partita a tennis, con una lotta incessante che vede il protagonista in perenne movimento, da una parte all’altra della scena.
Latini anche in questa occasione trattiene a sé il microfono, deambulando ad occhi chiusi fra i materassi, con un corpo che vaga ciondolante e senza sosta. Sbava, suda, si buca con la stecca del microfono, cade ripetutamente a terra, sfinito, chiedendo pietà, fino ad arrivare all’ultimo racconto: il suicidio nella stazione.
Latini sembra fare un corpo a corpo con il testo: è una lotta faticosa ed intensa, che coinvolge anche lo spettatore, al fianco del protagonista per seguirne ogni passaggio, ogni ridondante parola, fra allitterazioni, salti e digressioni. Questo flusso martellante di frasi sgrammaticate ed incompiute definiscono il personaggio, la cui voce echeggia al microfono: la parola si moltiplica nell’uso di diversi timbri e sonorità, nel canto, nell’urlo, nel sospiro, nel lamento, nella raucedine disperata, nella ripetizione della stessa voce registrata.
La musica, creata da Gianluca Misiti, scandisce la successione delle scene ed entra nei silenzi dell’attore, realizzando un coinvolgente contrasto fra la dolcezza della melodia e la camminata vorticosa e barcollante dell’attore. La strabiliante interpretazione di Latini e la sua ossessiva reiterazione di passi crea un vortice circolare in cui corpo e parola s’inseguono vicendevolmente, in un crescendo straziante.
Interessante l’uso delle proiezioni e della luce, a cura di Max Mugnai, che colora la scena esaltando il biancore della scenografia.
In exitu
Adattamento, regia e interpretazione: Roberto Latini
Musica e suono: Gianluca Misiti
Luci e direzione tecnica: Max Mugnai
Produzione: Compagnia Lombardi-Tiezzi
con la collaborazione di Armunia Festival Costa degli Etruschi, Associazione Giovanni Testori, Napoli Teatro Festival Italia
con il contributo di Regione Toscana e MiBAC
durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’ 30’’
Visto a San Lazzaro di Savena (BO), ITC Teatro, il 1° febbraio 2020