Un teatro che consente di comprendere il processo creativo dell’artista. Tratteggi come nella scultura di Michelangelo, che procede per sottrazione e lascia la materia scabra, a rivelare la forma incompiuta presente nel marmo.
L’idea di “non finito” ci pare adatta per Danae, il festival di danza, teatro, performance e suono curato a Milano dal Teatro delle Moire, interrotto dal Dpcm del 25 ottobre.
“Luci di emergenza” di Effetto Larsen, il progetto partecipativo che aveva inaugurato Danae XXII sabato 24 ottobre, qualche ora prima dell’annuncio del decreto, era sembrato una metafora di quest’epoca spenta dove nulla è scontato, e lo spettacolo è sempre il primo settore colpito. “Luci” come un faro di speranza. “Emergenza” come lo stato di necessità che il Covid impone, mettendo in ginocchio un settore che già boccheggiava.
Eppure Danae prova a resistere, come ci spiegano i direttori artistici Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani: riparte “InOnda”, insolita versione digitale di parole alla radio, fluttuazione anomala di visioni artistiche, online dal 16 al 20 dicembre sul sito del festival.
Ci siamo interrotti alla prima giornata di festival…
ADS: Avevamo lavorato con impegno ed entusiasmo a un festival in presenza. L’avevamo programmato con cura, con un budget ridotto. Avevamo ricalibrato la programmazione rinunciando agli artisti stranieri, anche per dare ossigeno al teatro italiano. Neppure il tempo d’iniziare, ed è arrivata la chiusura. È stato un colpo. Può darsi che il nostro sia un piccolo lutto da elaborare. Ma il teatro è il nostro lavoro, la nostra esistenza. Siamo rimasti in silenzio, annichiliti. Non abbiamo trovato subito la forza di reagire. Non avevamo pensato a un format alternativo, anche perché abbiamo sempre concepito il teatro come incontro e assemblea di corpi. Ci siamo presi una pausa. Abbiamo scelto di “morire” per qualche giorno.
ANC: Poi l’8 novembre, di sera, mi arriva il messaggio di un’artista: «A quest’ora avrei dovuto essere in scena da voi». Io e Alessandra abbiamo avvertito subito una responsabilità. Sentivamo l’urgenza di non disperdere gli input che arrivavano dagli stessi artisti, i cui lavori erano stati progettati apposta per il festival. Loro continuavano a provare, a lavorare sul sonoro, sulle immagini. Stavano sperimentando nuovi linguaggi e canali comunicativi. È nato così un festival che andava in una direzione nuova. Abbiamo raccolto stimoli e contributi in una proposta che non fosse un surrogato.
E quindi, rispetto all’idea del festival dal vivo, è arrivata la necessità di provare a cambiare.
ADS: Non volevamo trasferire online quello che avevamo progettato in presenza. Abbiamo ideato nuove forme sintetiche che fungessero da segno, stimolo, vettore verso il futuro. Come il percussionista Enrico Malatesta e la dancemaker Cristina Kristal Rizzo, che in “Pezzi elementari per l’incendio del tempio” creano un dialogo tra un fuochista e una performer immaginaria, intenta a incendiare il palcoscenico del cielo: un esempio d’indagine interiore che coniuga sonoro, voce e immagine.
ANC: Anche Fabio Bonelli ha condensato il proprio lavoro rinominandolo “Il Sogno di 100 candele, ombre”. Vedremo proiettate su un muro bianco le ombre e i riflessi di una performance concerto che è stata interrotta appena prima di iniziare. Ecco il significato di “Danae inOnda”: seminare tracce, porzioni, di ciò che vedremo dal vivo appena possibile.
Silvia Calderoni e Annamaria Ajmone hanno lavorato a Venezia. Hanno improvvisato connettendosi a distanza. L’improvvisazione è essenziale a teatro. In questo si distingue anche Silvia Gribaudi, che ha riflettuto sul secondo lockdown con la violinista della Fenice Sara Michieletto e con la fotografa Elisabetta Zavoli. Il loro “A taste of cambium” è un ensemble di audio, video e testo. Scartabellare i loro appunti di lavoro sarà come entrare nel loro hard disk.
Nonostante tutto un programma di quattro giorni ricco di stimoli.
ADS: Ci saranno anche Jacopo Jenna e Roberto Fassone, che nel film “Alcune Coreografie” creeranno intrecci d’immagini attraverso la danza. “Anticamera” di Marta Ciappina è invece un vestibolo di schegge, frammenti e letture raccolte durante l’autunno. Infine “Avondklok” di Davide Tidoni è una sfida, attraverso l’arte, al silenzio imposto dal coprifuoco e dalle restrizioni. “Danae InOnda” sarà anche l’occasione per condividere con un pubblico più ampio e con gli stessi artisti “Vent’anni”, progetto di videointerviste a quarantacinque artisti/e che hanno fatto la storia del festival.
ANC: Chiuderemo con un omaggio a Masaki Iwana, danzatore butoh morto un mese fa, a un anno esatto dal suo workshop e dal suo spettacolo proprio a Danae 2019. Masaki, a 75 anni, era ancora pieno d’energia creativa. Era circondato da un esercito di giovani assetati delle sue pratiche. Pur essendo severo, laconico, riusciva a trasmettere moltissimo come spirito, forza ed equilibrio. Era un maestro d’esattezza, nella lentezza come nella velocità. Conservo un ricordo bellissimo di lui, del suo carisma, della sua arte.