I due gemelli veneziani: Malosti e Demattè celebrano nascita e morte di Goldoni

Photo: teatrostabileveneto.it
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L’occasione è stata di quelle formali: celebrare due date simboliche in omaggio a Carlo Goldoni. La prima è quella del 6 febbraio, quando morì a Parigi nel 1793. La seconda è quella del 25 febbraio, giorno in cui nacque a Venezia nel 1707. Un’intera vita dedicata al teatro, che lo Stabile del Veneto, insieme al Teatro Metastasio di Prato e TPE – Teatro Piemonte Europa, ha ricordato con lo spettacolo “I due gemelli veneziani” per la regia di Valter Malosti, al suo primo incontro con la poetica di Goldoni.

La commedia, adattata da Angela Demattè e dallo stesso Malosti, è stata rimandata più volte a causa della prolungata chiusura delle sale, che non ha tuttavia scoraggiato i co-produttori. Tanto che ha visto il suo debutto il 13 dicembre 2020 in streaming su Backstage, piattaforma digitale e gratuita creata dallo Stabile del Veneto. Due le repliche successive: una il 6 febbraio e quella del 25 febbraio, che abbiamo seguito anche noi.

Ma a cosa ci troviamo di fronte quando assistiamo a “I due gemelli veneziani”? Sicuramente a un intreccio avvincente fatto di equivoci, duelli, amori, fughe, prigioni e ritrovamenti, in cui a farla da padrona è l’escamotage dei gemelli identici, ma dal carattere opposto, che crea un gustoso mix di divertimento. Da una parte quindi c’è Tonino, un giovane affascinante e che sa il fatto suo, dall’altra Zanetto, un tipo ingenuo e piuttosto tonto. Tutti e due vivono a Verona senza sapere l’uno dell’altro. Tutti e due hanno a che fare con l’amore: Tonino è innamorato di Beatrice, mentre Zanetto sta per sposare Rosaura, figlia del dottor Balanzoni, ma contesa da un certo Pancrazio.

A pensarci bene, però, non ci sono solo espedienti o malintesi in questa commedia. C’è molto di più, e ciò che ci troviamo davanti è anche, se non soprattutto, una sorta di beffa crudele e dalle tinte fosche, inattesa e inquietante, sulla famiglia, l’identità, i sentimenti e la morte. E attraverso il sottile varco che separa la tradizione dalla sperimentazione, Malosti svela inedite prospettive sulla contemporaneità.

Lo spettacolo si apre e si chiude con il cadavere di un uomo, posto su un tavolaccio di legno, e con la figura ambigua di Pulcinella che veglia sul corpo morto, inscenando una sorta di danza macabra.
Lo spazio, abitato da pochissimi oggetti di scena, è un grande contenitore nero, un cubo tombale, costruito con quinte mobili e con l’uso di una luce cinematografica, molto tagliata e notturna, come se ci si ritrovasse molto spesso in un esterno-notte. Soluzione scenografica, firmata da Nicola Bovey, adottata per raccontare al meglio volti e sagome circondati dalla penombra, viuzze e piazze immerse in un buio perenne, luoghi indefiniti e indecifrabili.

Allo stesso modo l’intervento sonoro, ideato da G.U.P. Alcaro, crea spazi fisici in cui i protagonisti possano agire, fa da specchio ai loro caratteri e all’emotività dei momenti che attraversano. Ci sono pertanto bolle sonore mirate a sottolineare gli aspetti onirici dello spettacolo e altre, quasi metafisiche, che accompagnano gli interventi di un infero Pulcinella che osserva tutto, personaggio introdotto con grande intuizione da Malosti in omaggio a Tiepolo e alla pittura veneziana.

A portare un tocco di colore e un po’ di brio vivace in tanta oscurità ci pensano i costumi degli interpreti, realizzati da Gianluca Sbicca. Il bianco degli abiti femminili e il damascato delle giacche fanno da contraltare alle tenebre di quella città in cui l’equivoco dei due gemelli è destinato a trasformarsi in veleno.

L’opera di Goldoni, scritta e rappresentata per la prima volta a Pisa nel 1747, sprigiona quella particolare forza propria degli attori della Commedia dell’Arte, impegnati nell’improvvisazione, in ruoli molteplici, nell’uso del corpo che potrebbe ricordare la danza contemporanea e capaci di cambiare mille registri vocali. Abilità che Valter Malosti stimola negli attori, collocando la sua regia sul crinale che divide la tradizione dalla sperimentazione per aprire gli occhi su una società cinica, ipocrita, egoista, fredda e mossa dal puro interesse economico.
Lo spettacolo, accompagnato dall’uscita in libreria dell’edizione critica del testo di Carlo Goldoni edita da Marsilio, sarà recuperato alla riapertura dei teatri.

I due gemelli veneziani
di Carlo Goldoni
Adattamento Angela Demattè e Valter Malosti
Con:
Zanetto Marco Foschi
Tonino Marco Foschi
Pancrazio Danilo Nigrelli
Arlecchino / Pulcinella Marco Manchisi
Beatrice Irene Petris
Il Dottor Balanzoni / Tiburzio Alessandro Bressanello
Rosaura Anna Gamba
Brighella / Bargello Valerio Mazzucato
Colombina Camilla Nigro
Florindo Vittorio Camarota
Lelio / Facchino Andrea Bellacicco
Regia Valter Malosti
Scene e luci Nicolas Bovey
Costumi Gianluca Sbicca
Progetto sonoro G.U.P. Alcaro
Cura del movimento Marco Angelilli
Assistente alla regia Jacopo Squizzato
Assistente costumista Rossana Gea Cavallo

Produzione Teatro Stabile del Veneto, TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Metastasio di Prato

Durata: 90’

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