Massimo Popolizio: per raccontare il fascismo mi ha aiutato la musica. Intervista

M il figlio del secolo (photo: Masiar Pasquali)
M il figlio del secolo (photo: Masiar Pasquali)

L’ascesa di Mussolini sul palco grazie a un grande lavoro di montaggio (e smontaggio) del romanzo di Scurati

Dalla fondazione dei fasci di combattimento alla Marcia su Roma (di cui ad ottobre ricorrerà il centenario), e poi ancora il discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925 e il dilagare dello squadrismo.
Trentuno quadri per immergere il pubblico nell’ascesa di Mussolini a partire dal romanzo storico di Antonio Scurati. Una proposta di rilettura documentata, quella del Premio Strega 2019, che intende raccontare il fascismo attraverso un’imponente trilogia, di cui qui affrontiamo solo il primo volume. Un romanzo di oltre 800 pagine su cui Massimo Popolizio, nella tripla veste di adattatore del testo, regista e (con una parte minore) anche attore, ha lavorato moltissimo: “Questo copione è forse alla sua quattordicesima versione”. Un work in progress “senza cambiare una parola del libro”, ma solo grazie a un grande lavoro di montaggio e smontaggio del testo.

Nei giorni scorsi vi abbiamo narrato la messa in scena di “M Il figlio del secolo“, sul palco del teatro Argentina di Roma fino al 4 aprile. Oggi torniamo con questa videointervista a Popolizio, che spiega come lo spettacolo – della durata di tre ore e attraverso un cast di 18 attori – intenda inquadrare i sei anni che sconvolsero l’Italia, ma in modo popolare: «Lontano da ogni retorica, [lo spettacolo, ndr] porta all’attenzione del pubblico il ritmo incalzante di una scalata al potere, avvenuta in un momento di profonda debolezza di istituzioni e partiti».

Dopo questo kolossal, che ha avuto tra il pubblico anche Scurati e famiglia, il prossimo sarà “un piccolo spettacolo”. E lo sguardo di Popolizio è già rivolto a Pinter

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