Diptych. Il realismo onirico di Peeping Tom fra danza e teatro

Diptych (ph: Virginia Rota)
Diptych (ph: Virginia Rota)

“The missing door” e “The lost room”, spettacoli cult di Gabriela Carrizo e Frack Chartier, riproposti in un dittico arrivato anche a Vicenza e Ancona

Mi sono sentita davvero un po’ voyeur, uscendo dal Teatro delle Muse di Ancona, dopo la visione di “Diptych_The missing door and The lost room”, così come il nome della compagnia che lo ha proposto, Peeping Tom (guardone in inglese), suggerisce.
La sensazione è di aver spiato, per quell’ora abbondante di spettacolo, nella vita delle persone, di aver osservato non vista, nascosta nel buio della sala, le pulsioni segrete, i dolori, le angosce, le paure e i desideri, gli accadimenti che trascinano le persone dove non sanno, forse dove non vorrebbero essere, straniate, infelici, tormentate.
Ma spiare vuol dire osservare per curiosità o interesse, con la distanza necessaria per trarre delle conclusioni, e non implica il farsi prendere e portare via verso altri mondi, perdendosi dentro i fatti e le emozioni. E questa è un po’ la sensazione che mi è mancata – il coinvolgimento emotivo – alla fine di uno spettacolo comunque e sempre all’altezza delle aspettative, per una delle compagnie più acclamate della scena mondiale.

Nati originariamente per il Nederlands Dans Theater I fra il 2013 e il 2015, “The missing door”, per la coreografia dell’argentina Gabriela Carrizo, e “The lost room”, firmato dall’altro fondatore dei Peeping Tom, il francese Franck Chartier, sono stati riallestiti grazie alla partecipazione di numerosi enti (anche italiani), in linea con la volontà di mantenere vivi brani di repertorio diventati cult, riproponendoli ed eliminando così quel rischio di oblio a cui una forma artistica labile come la danza spesso è condannata.

Il dittico è contraddistinto, come molti altri lavori della compagnia, da un iperrealismo delle scene, qui accompagnate da atmosfere tra l’onirico e l’inquietante.
Mossi da aspirazioni diverse, i protagonisti dei due brani si ritroveranno chiusi in stanze da cui non potranno uscire e saranno travolti dagli eventi, spesso imprevedibili, in un insieme di danza e teatro di alto livello.

Per “The missing door” una scenografia cinematografica emerge dal buio, con la scelta di una sistemazione in diagonale che accentua la prospettiva. Un salotto, un uomo riverso su una sedia, una donna abbandonata a terra.
Un cameriere entra da una delle tante porte che si aprono su questa stanza, trascina fuori la donna e poi si mette a pulire il pavimento in ginocchio, con uno straccio che comincia a vivere di vita propria: veniamo così trascinati in un thriller noir fatto di porte aperte da venti impetuosi che vomitano personaggi ambigui, frammenti di vite che si incontrano e si scontrano, corpi disarticolati in danze furiose, baci mancati…
Su tutto aleggiano paura e insicurezza, che vengono accentuate dai rumori di una colonna sonora ipnotica, destabilizzante, costruita su misura per sottolineare e sostenere l’apprensione, il timore e l’incertezza.

Cambio di scena a vista per il secondo pezzo. “The lost room” ci porta dentro una camera da letto ancora più terrorizzante del salotto, in cui le porte si aprono sul nulla o su armadi che custodiscono corpi che possono sommergere o fagocitare chi le apre. Il letto mangia e risputa amplessi senza pace, in cui i corpi si contorcono in acrobazie furenti da cui è escluso il gesto d’amore; amanti si scambiano sotto lo sguardo perso di un protagonista che forse è la persona tradita. Da questi balli vorticosi emerge, sconsolata, una delle interpreti con un bambino che piange in braccio.
Saette, tempeste, vortici di vento scandiscono un non tempo di avvenimenti che si accavallano e si placano solo per il breve attimo in cui i cuori di tutti i personaggi in scena si fermano all’unisono.
Ma non è questo il finale dello spettacolo perché la furia riprende, circondando un uomo anziano entrato sotto il peso di una montagna di valigie, che si accascia sul letto, come incapace di dominare il mondo che lo circonda, mentre il bambino, strappato alla mamma urlante, continuerà a piangere in lontananza.

DIPTYCH_THE MISSING DOOR AND THE LOST ROOM
ideazione e regia Gabriela Carrizo e Franck Chartier
performance Konan Dayot, Fons Dhossche, Lauren Langlois, Panos Malactos, Alejandro Moya, Fanny Sage, Eliana Stragapede, Wan-Lun Yu
assistenza artistica Thomas Michaux
drammaturgia sonora Raphaëlle Latini
composizione e arrangiamento del suono Raphaëlle Latini, Ismaël Colombani, Annalena Fröhlich, Louis-Clément Da Costa, Eurudike De Beul
disegno luci Tom Visser
scenografia Gabriela Carrizo, Justine Bougerol
costumi Seoljin Kim, Yichun Liu, Louis-Clément Da Costa
costumi Sara van Meer, Lulu Tikovsky, Wu Bingyan (stagista)
coordinamento tecnico Giuliana Rienzi
tecnici Bram Geldhof/Ilias Johri (luci), Tim Thielemans/Jonas Castelijns (suono)
produzione Peeping Tom
coproduzione Opéra National de Paris, Opéra de Lille, Tanz Köln, Göteborg Dance and Theatre Festival, Théâtre National Wallonie-Bruxelles, deSingel Antwerp, GREC Festival de Barcelona, Festival Aperto / Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale (Torino), Dampfzentrale Bern, Oriente Occidente Dance Festival (Rovereto)
Con il sostegno delle autorità fiamminghe
Distribuzione Frans Brood Productions
Dyptich The missing door and the lost room è stato realizzato con il sostegno del Tax Shelter del governo federale belga

durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’ 30”

Visto ad Ancona, Teatro delle Muse, il 23 marzo 2023

 

 

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