InBox dal vivo 24: a Siena finalisti e vincitori sperimentano i diversi linguaggi del teatro

Molto dolore per nulla (ph: Manuela Giusto)
Molto dolore per nulla (ph: Manuela Giusto)

“Molto dolore per nulla” di Luisa Borini e “Affogo” di Dino Lopardo si aggiudicano il numero maggiore di repliche

Anche quest’anno Siena ci ha accolto, dal 23 al 25 maggio, come osservatori privilegiati della fase finale di In-box, l’originale progetto inventato dalla compagnia Straligut, teso a favorire la circuitazione delle compagnie emergenti, che nella sua dimensione di “Inbox dal vivo” si è trasformato in una vera e propria vetrina del teatro contemporaneo, con l’occasione di poter osservare spettacoli e compagnie che da poco si sono affacciate al mondo teatrale.

La manifestazione, nata nel 2009, allargatasi poi nel 2016 al teatro ragazzi, ha ogni volta la prerogativa di mettere in palio tournée di repliche, offerte dai numerosi partner del progetto, che programmano in ogni parte del territorio italiano. L’iniziativa, che ogni anno accomunava, nella Sezione Blu, il teatro dedicato agli adulti e, nella Sezione Verde, quello dedicato all’infanzia, da quest’anno si è sdoppiata, diventando biennale, accogliendole così ogni volta in alternanza. “Il pensiero che muove questa scelta – sintetizzano gli organizzatori – è quello di poter dedicare tutte le risorse a disposizione (umane, economiche, di sviluppo progettuale) ad un bando all’anno, concentrando l’impegno profuso. Significa poi dare più tempo agli artisti, che potranno preparare le candidature con meno pressione, e anche ai partner, i quali potranno effettuare una selezione ancora più accurata. Si tratta anche di un segnale di discontinuità: anziché affannarsi per cercare di stare al passo con tempi che corrono troppo, si preferisce osservare più accuratamente un orizzonte più ampio, per poi agire”.

A Siena, in questa nuova versione, siamo stati spettatori al Teatro dei Rinnovati e a quello dei Rozzi degli otto spettacoli finalisti di “Inbox” (la dicitura di sezione blu non è più rimasta) scelti, dopo un lungo monitoraggio dalle strutture coinvolte, tra le ben 400 proposte arrivate. Forse, aggiungiamo noi, già una cernita preventiva, effettuata a monte, potrebbe aiutare meglio chi deve poi analizzare in video le troppe creazioni messe in atto.

Come spesso è accaduto, gli otto finalisti di quest’anno si sono mossi attraverso linguaggi eterogenei: dalla stand up comedy, espressa sotto variegate forme (“Tecnicismi e Baldoria” di Enoch Marrella, “Come se niente fosse” di Davide Grillo) al circo mescolato al teatro di figura (“The Barnard Loop” di Dispensa Barzotti) al teatro performativo (“Afànisi” di Ctrl-Alt-Canc, che avevamo già apprezzato a Gualtieri), al teatro poetico (“Tre liriche” di Eat the Catfish) fino al teatro che colloquia con le immagini (“Sei la fine del mondo” di Anna Chiara Vispi).
Come spesso è accaduto in passato, anche quest’anno ci siamo sentiti nel complesso in sintonia con le scelte dei partner di “In Box”, che hanno premiato con 22 repliche “Affogo” di Dino Lopardo e con 23 “Molto dolore per nulla” di Luisa Borini, che cercheremo di raccontare con uno sguardo più approfondito.

“Molto dolore per nulla” di Luisa Borini, artista che già avevamo apprezzato in “Rimini”, excursus poetico tratto da Tondelli sulle contraddizioni della città adriatica del Gruppo RMN.
Luisa, partendo dalla sua particolare esperienza, non parla – come spesso ha fatto il teatro in questi ultimi anni – di violenza di genere, ma estende intelligentemente il discorso, in modo potente e profondo, alla dipendenza affettiva, una problematica che attraversa tutti i generi di cui è impastata l’umanità.
Partendo quasi in sordina, come una specie di stand up comedy, piano piano, in modo carico di dolore, l’attrice si addentra, attraverso diverse modalità teatrali, in una sorta di educazione sentimentale dell’amore, nella quale, in qualche modo, ognuno di noi si può riconoscere.
All’inizio della narrazione si comincia con una specie di lista dei suoi primi innocenti innamoramenti, per poi passare, affetto per affetto, a quel sentore di angoscia che talvolta ci attanaglia, causato dalla certezza di non poter vivere più da soli, di aver bisogno sempre di qualcuno vicino, non importa chi e in che modo, e per il quale si è pronti a fare qualsiasi passo nella vita.
Infatti, ad un certo punto, arriverà Michele, imperfetto, certo, in molte cose e atteggiamenti, ma bello come il sole, un sole che acceca tutti e tutto e che fa sentire viva, con il quale si è convinti di passare la vita insieme, facendo a ripetizione figli e raggiungendolo persino in Australia, se lui lo volesse. E in Australia, Luisa lo raggiunge davvero!
Tutto questo percorso di ammaliamento è condotto da Luisa Borini con grande accuratezza emotiva, che ci fa partecipare in modo davvero empatico ai suoi sentimenti, dal primo entusiasmo per una scelta che le sembra giusta, alla sensazione di non poter vivere senza l’altro, fino alla consapevolezza che qualcosa non funziona nel rapporto, e alla scelta consapevolmente dolorosa del distacco. E ancora con quella bellissima e sofferta scelta di telefonare ancora al “suo” Michele, quasi per ringraziarlo di averla aiutata a capire come siamo stati e come invece ora siamo.

Il tutto regge su una narrazione ben costruita, tra prosa, poesia, parole contorte (sgorgate da un cuore ferito) che, partendo da un sorriso pieno di speranza e di luce, tenero e divertito, ci accompagna, attraverso il riverbero di canzoni, al ritratto di un’epoca di spensieratezza, verso scelte coscientemente dolorose, che però ci aprono, più consapevoli e attrezzati, a un nuovo futuro.

Affogo (ph: Luca Puglisi)
Affogo (ph: Luca Puglisi)

Con modi diversissimi di porsi in scena, ma carichi anche qua di forte teatralità, ci è parso assai interessante anche il secondo arrivato nel concorso, con una sola replica di scarto, “Affogo”, scritto e diretto da Dino Lopardo; in scena Mario Russo e Alfredo Tortorelli.
Lo spettacolo pone al centro una specie di microcosmo di una città del Sud, dominata da una sorta di fango melmoso che si deposita in ogni rapporto: il fango della mafia e del malaffare, un fango che poi, più intimo si intrufola fin nella famiglia del protagonista, Nicholas. E’ lui che si confessa al pubblico, mescolando l’italiano con un sapido dialetto, posto in una specie di vasca da bagno, ritornando indietro nella memoria per affermare la sua sconfitta, ma non solo.
Attraverso il racconto vediamo così materializzarsi, come improvvisi fantasmi, lo zio Antonio e l’orrenda Zia Luisa (“Luisuccia a’ macellaia”), rappresentati da due inquietanti maschere di gomma. Ma quello più familiare, quello più caro, è il fantasma del fratellino, Samuele, così amato sino alla morte, così inadeguato alla vita, a questa vita. C’è poi una piccola paperella gialla, con cui Nicholas dialoga sempre, nella quale pare identificare il suo Samuele.

Al centro del racconto c’è sempre l’acqua, perché Nicolas, sin da bambino, ha avuto un sogno: diventare campione di nuoto, nonostante la sua avversione per l’acqua. Ma anche la piscina, in cui ha imparato a nuotare, sembra intrisa di fango: eppure lui lì ci vuole nuotare, aiutato dal suo istruttore, Pino u’ bagnino, che ad un certo punto dello spettacolo si palesa in tutta la sua pretesa baldanza, solo esteriore.

Dino Lopardo, attraverso la presenza multiforme di Mario Russo e le evanescenti apparizioni di Alfredo Tortorelli, in modo tragicamente poetico riesce a parlarci con le modalità del sogno, attraverso visioni che si affastellano tra loro sgorgando dal flusso della memoria, di solitudine, di rapporti familiari, di una società corrotta in cui la diversità non potrebbe mai trovarsi a suo agio, e in cui lui non ha mai assaporato il gusto dell’“emersione”: “Affògo inda a’ merda da’ famiglia mia. Mi sono voltato indietro. Affògo inda l’uocchij di mia mamma. Ho visto uno per uno negli occhi i miei assassini. Affògo inda l’anima d’ fratema. Hanno – tutti quanti – il mio stesso volto. Affògo nel realizzare ora qualcosa. L’uomo abbandonato a se stesso, è troppo cattivo per essere libero. Vorrei tornare indietro e affogare nella vita diversamente”.

MOLTO DOLORE PER NULLA
di e con Luisa Borini
disegno luci di Matteo Gozzi
progetto sonoro di Leo Merati
abito di Clotilde Official
produzione Atto Due
con il sostegno di ZUT! e C.U.R.A Centro Umbro Residenze Artistiche e Strabismi
Selezione Strabismi 2022

AFFOGO
scritto e diretto da Dino Lopardo
con Mario Russo e Alfredo Tortorelli
scene e luci Dino Lopardo
aiuto regia Amelia Di Corso
calligrafia Andrea Liserre
sostegno all’allestimento Collettivo ITACA
con il sostegno della residenza artistica Il Filo Immaginario
Produzione Gommalacca Teatro

Visti a Siena, Teatro dei Rozzi, il 25 maggio 2024

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