Ammutinamenti 2024. A Ravenna la danza in Controtempo

Specie di spazi di Gruppo Nanou (ph: Emma Graziani)
Specie di spazi di Gruppo Nanou (ph: Emma Graziani)

Gruppo Nanou, Simona Bertozzi e Roberto Olivan tra i protagonisti dell’edizione appena conclusa

Una corsa contro il tempo nell’affanno di una trafficata autostrada, ancora affollata da auto in rientro dalle vacanze. Improvvisa arriva quindi la calma del fiume e del suo lento scorrere in uno scenario di abbandono industriale che la natura cerca di riconquistarsi nel degrado. Siamo alla Darsena di Ravenna, e precisamente all’ex Consorzio Agrario, una vasta area dismessa costellata di container ed edifici in abbandono.

E’ qui che ci ha condotto, in questa giornata di settembre, il Festival Ammutinamenti nella sua XXVI edizione dal titolo “Controtempo”. Controtempo è anche il passaggio dalla velocità e dal caos della strada a lunga percorrenza al rallentamento improvviso del grande e pigro corpo del fiume; controtempo è la vastità di questa zona e dei suoi manufatti in rapporto alla piccola figura di una danzatrice che purtroppo, a causa del mio ritardo, vedo svanire dietro un container senza aver potuto godere della sua performance.

Il tempo di un applauso e già siamo dentro il secondo appuntamento della giornata, il progetto “Specie di Spazi” offertoci dal gruppo Nanou.
Avanziamo in uno luogo che la mano dell’uomo ha riorganizzato, sistemando quanto c’era in una temporaneità dell’utilizzo: quattro container posti a semicerchio e raccordati tra di loro da assi di legno grezzo che, allargandosi, vanno a formare una sorta di palco. Tre dei container ospitano ognuno al loro interno una danzatrice a volto coperto, luccicante di paillettes, mentre una figura imbacuccata in un accappatoio rosso e con ai piedi delle pinne altrettanto rosse si sposta a piccoli passi sul palco.
Gli spettatori si affollano di fronte ai container ma vengono rimandati indietro, ai piedi di questo scarno palco dove sono stati sistemati dei sedili mentre Marco Valerio Amico, coreografo del gruppo, e Francesca Serrazanetti, architetta, si sistemano a lato per iniziare la loro “chiacchierata”.
Nel contempo le danze alle loro spalle continuano, in un gioco di piani di visione non facile da tutelare.

E’ dichiarato dal progetto stesso il desiderio di alterare i punti di vista e di uscire dalla convenzionalità della visione teatrale, ma alcune difficoltà insite nel luogo e nella modalità scelta per sistemare l’azione scenica e il pubblico non risultano realmente funzionali: osservare le danze da vicino non permette di sentire quanto viene detto, rimanere nello spazio esterno per ascoltare non permette invece di vedere cosa succede all’interno dei container.
La “chiacchierata” spazia tra domande e risposte, lanciate fra di loro dai due relatori, che vanno dalla relazione che si crea tra i corpi e lo spazio al concetto di “forma”, dal nutrimento che l’azione performativa può portare a un luogo al concetto di spazio “pieno” e spazio “vuoto”, trovando relazioni e connessioni tra la danza e l’architettura. Interventi del pubblico presente permettono ulteriori approfondimenti, anche se permane una sensazione di lontananza e di non reale commistione tra ciò che udiamo e ciò che vediamo.

Athletes (ph: Emma Graziani)
Athletes (ph: Emma Graziani)

La giornata prosegue alle Arteficerie Almagià con “Athletes” di Simona Bertozzi, un progetto anch’esso di commistione, in questo caso tra la danza e le pratiche sportive.
Seduti in cerchio osserviamo un arazzo steso a terra in cui sono rappresentate delle atlete impegnate in diverse attività sportive. Le fattezze e la modalità della loro rappresentazione ci suggeriscono un periodo antico. E’ la stessa Bertozzi, accompagnata dal canto di Meike Clarelli, a sollevarlo e a mostrarlo in una corsa circolare che già contiene il profumo e l’essenza di eventi sportivi conosciuti.
Con la stessa circolarità scendono in campo le performer-atlete, 15 donne in tenuta sportiva con tanto di cerotti kinesiologici a segnare il corpo che, correndo in cerchio a lambire il pubblico, battono il cinque. Ed è subito forza, energia, relazione e coesione. I gesti legati alle discipline sportive – in particolare per il progetto ravennate la pallavolo, grazie alla presenza dell’ex giocatrice Alessandra Zambelli – vengono risemantizzati all’interno di una drammaturgia coreutica precisa, puntuale, cristallina, fortemente politica sia nel suo mettere al centro una comunità femminile eterogenea per età e competenze, sia nell’allontanarsi dall’idea della competitività e della ricerca del record che lo sport ormai incarna, per porre invece l’accento sulla relazione, sull’essere gruppo e sulla forza e la gioia che questa condivisione genera.
Lo stesso processo segue la partitura vocale: formalizzando i suoni che spesso, anche involontariamente, vengono associati al gesto atletico, questi diventano invece ritmo, connessione drammaturgica, scansione emotiva e forza liberatoria del gruppo in scena.
Un applauso convinto e anch’esso liberatorio saluta l’uscita delle performer, una comunità che ha chiamato a sé un’altra comunità.

El resto del naufragio (ph: Emma Graziani)
El resto del naufragio (ph: Emma Graziani)

Atmosfera completamente diversa per l’ultimo spettacolo della giornata, “El resto del naufragio” di Roberto Olivan, un progetto che vede la collaborazione fra tre artisti provenienti rispettivamente da Italia, Spagna e Cuba.
Musica dal vivo, eseguita da suo creatore Pino Basile, unisce sonorità provenienti dai tre Paesi creando un tappeto sonoro in cui si riconoscono echi e suggestioni.
In scena una giovane danzatrice cubana, Chamely Hernandez, e lo stesso coreografo, proveniente dalla Spagna ma con grande esperienza europea al suo attivo. Anche nei corpi, come nella musica, si stratificano e si contaminano le provenienze e le formazioni, creando un affresco di pennellate dalle diverse coloriture e spessori.
Non siamo di fronte ad una ricerca coreografica in senso stretto, ma ad un aprirsi al contrasto e alla convergenza del proprio portato culturale. Delicato e sentito il finale, in cui il musicista accenna un motivo a coro muto invitando il pubblico a seguirlo nel canto e poi ad alzarsi per stringersi, avvinghiato a questa malinconica melodia, intorno alla danzatrice, sola al centro della scena.

SPECIE DI SPAZI
progetto Gruppo Nanou in collaborazione con Francesca Serrazanetti
con Francesca Serrazanetti, Rhuena Bracci, Marco Valerio Amico e ospiti
produzione esecutiva Nanou Associazione Culturale
con il sostegno di MIC, Regione Emilia Romagna, Comune di Ravenna

durata 1h
applausi del pubblico: 1’

Visto a Ravenna, ex Consorzio Agrario|Area Tempus Ravenna, il 9 settembre 2024

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ATHLETES – RAVENNA
concept e coreografia Simona Bertozzi
preparazione vocale e direzione coro Meike Clarelli
danzatrici Arianna Brugiolo, Federica D’Aversa, Paola Dreara, Valentina Foschi con atlete, ex atlete e donne del territorio in cui il progetto è ospitato
musiche originali Meike Clarelli, Davide Fasulo
costumi Katia Kuo
curatela Ariadne Mikou
organizzazione Miriana Erario
ufficio stampa Michele Pascarella
produzione Nexus 2023/24
con il sostegno di MIC, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna
in collaborazione con ALMASTUDIOS Bologna, Artists in ResidenSì Bologna 2023

durata 35’
applausi del pubblico: 1’ 40”

Visto a Ravenna, Arteficerie Almagià, il 9 settembre 2024

 

 

EL RESTO DEL NAUFRAGIO
concept e coreografia Roberto Olivan
musiche originali Pino Basile
interprete Chamely Hernandez
musica dal vivo eseguita da Pino Basile e Oliver Viquillòn Rodrìguez
assistente Martì Castellarnau
produzione esecutiva Nuria Marti
progettazione e coordinamento Lorenzo Pappagallo
realizzato nell’ambito di CRISOL – creative processes
finanziato dal programma Boarding Pass Plus 2022/24 del Mic
sostegno di Acciòn Cultural Española (AC/E)
in collaborazione con ATER Fondazione

durata 35’
applausi del pubblico: 1’ 15”

Visto a Ravenna, Arteficerie Almagià, il 9 settembre 2024

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