Londra è da sempre fucina di nuove espressioni artistiche, non è un caso quindi se la mia scelta per la “settimana inglese” si sia orientata due volte verso spettacoli di ‘puppet theatre’, genere in voga di questi tempi e in continua crescita creativa. Ho potuto così visitare, un po’ per gusto personale un po’ per curiosità, l’accogliente spazio culturale del Battersea Arts Centre e l’edificio che ospita il recente New London Theatre.
Partirò da quest’ultimo, dove ho assistito al riallestimento del grande successo “War Horse”, basato su un romanzo per ragazzi di Michael Morpurgo, coprodotto dal National Theatre insieme alla compagnia di teatro di figura sudafricana Handspring Puppet Company, vista di recente a Roma insieme a William Kentridge per la riscrittura del “Woyzeck” bruckneriano. Si tratta di una favola, un’epopea ambientata durante la Grande Guerra dove i protagonisti sono i cavalli, resi in maniera eccezionale dalla compagnia sudafricana. La storia è semplice: nella campagna inglese d’inizio Novecento il puledro Joey, comprato al mercato, si affeziona al suo giovane padrone, il quale sarà costretto a venderlo per farlo diventare un cavallo da battaglia, che compirà memorabili imprese prima di tornare al suo proprietario. Sullo sfondo a questa storia di amicizia ci sono la miseria e gli orrori della Prima Guerra Mondiale.
Una produzione imponente, che non risparmia sui costumi e sulle musiche. Tutto sembra perfetto in questa mirabolante rappresentazione, ma sono i movimenti dei cavalli (mossi ciascuno da tre persone) a lasciare il pubblico incantato. Persino i nitriti, i colpi di coda, il continuo starnutire sono di una verosimiglianza inimmaginabile che non lesina perfezione e dettagli. Completano il quadro una prova notevole degli interpreti, la musica dal vivo e una scenografia minimalista ad effetto. Questa saga del cavallo, molto utilizzato per le operazioni militari di quel tempo, ci propone un punto di vista nuovo: la guerra vista dagli animali per sottolineare la violenza umana e la sua stupidità.
Di tutt’altro genere “1984” di George Orwell, coprodotto dal Battersea Arts Centre e dalla compagnia Blind Summit Theatre. E’ un teatro corale, dove elementi scenografici scarni diventano opportunità, dove una compagnia affiatata, composta da ottimi attori, mette in scena come in una partitura uno dei romanzi più incisivi del secolo appena trascorso, concedendosi l’utilizzo di alcuni pupazzi low-tech per i personaggi secondari, che ravvivano la storia e mostrano l’eccellente tecnica di questa compagnia che, nonostante meno mezzi, non sfigura confrontata con i più famosi colleghi sudafricani. La sua forza si risolve nel rapporto fra i pupazzi, chi li guida e il pubblico. Un’alchimia semplice che lascia il posto all’attualità della premonizione orwelliana.
Un teatro di figura artigianale che sfugge con fierezza alle nuove dinamiche della tecnologia in scena. I sentimenti rappresentati con i pupazzi confermano una certa idea brechtiana del teatro: si arriva ad ammonire, a far riflettere grazie a corpi morti, meccanici, elementi che, quanto più sembrano estranei da una concezione naturalista del teatro (complici anche i ‘puppeteers’ visibilissimi in scena), tanto più mandano a destinazione il loro significato.
War Horse
basato su un romanzo di Michael Morpurgo
adattato da Nick Stafford
Visto a Londra, New London Theatre, il 9 dicembre 2009
1984
di George Orwell
coproduzione Blind Summit Theatre e BAC
adattato da Blind Summit Theatre
Visto a Londra, Battersea Arts Centre, il 7 dicembre 2009