Andrea Cosentino è certamente un artista sui generis, che sfugge alle definizioni. Per questo ha mantenuto negli anni un‘indipendenza artistica che in pochi possono vantare. Questo ultimo lavoro, “Primi passi sulla Luna”, in scena fino al 24 gennaio al Teatro Argot Studio di Roma, mette da parte la famosa Telemomò – programma para-televisivo in brevissimi sketch – per proporre al suo pubblico, di affezionati e non solo, uno spettacolo che prende come pretesto la famosa passeggiata di Neil Armstrong sulla luna per diventare progressivamente una confessione intimista. L’attore-autore mescola al racconto fantasioso di quella famosa notte del 20-21 luglio ’69 quello di un periodo recente e molto particolare della sua vita, che non sveleremo per mantenere la suspense e per omaggiare quel singolare rapporto che si crea in una sala teatrale tra pubblico e interprete.
Un interprete singolare Cosentino perché, come dichiara subito, in scena non recita: a parte alcune macchiette molto divertenti, “Primi passi sulla Luna” è uno “spettacolo postumo”, nel senso che si celebra dopo la scomparsa del Cosentino, e che egli stesso sceglie di lasciare incompleto perché la materia principale dello spettacolo (personalissima, come accennato) è qualcosa che l’artista abruzzese non vuole scrollarsi di dosso, che vuole continuare a sentirsi sulla pelle, percependone sviluppi e trasformazioni.
Da questo punto di vista accecante, da questa “luna nell’occhio” (chi ha visto o vedrà capirà) si sviluppano una serie di concatenazioni drammaturgiche a prima vista sballate, ma che hanno una coerenza che stupisce progressivamente, in uno spettacolo dove il viaggio fra la luna, il cinema di Stanley Kubrick, gli omaggi alla Barbie, a Nico Garrone che ci ha lasciati, l’anniversario della nascita di Charles Darwin, del Futurismo e della caduta del muro di Berlino rappresentano tasselli dell’anno che Cosentino ha voluto mettere in scena, il 2009. L’anno in cui lo spettacolo è stato concepito, dove la sua storia personale ha preso corpo e dove alla fine tutto il resto ha contato poco, se non quella luna che gli americani hanno conquistato (sarà vero?) e la Pimpa (dolce creatura di Altan di qualche anno fa) si è divertita a sdoppiare.
A completare la narrazione, da una scatola si materializzano oggetti e personaggi che richiamano il teatro di Cosentino, tra cui il burino di Viterbo che racconta di come in realtà sia stato proprio Kubrick a girare la famosa scena della passeggiata di Armstrong. Il personaggio che rivela un Cosentino attore dotato e ne interpreta al meglio la drammaturgia è però il critico (o lo studioso) teatrale che tesse le lodi del defunto artista Cosentino: un personaggio costruito con naturalezza che accentua vizi e atteggiamenti dell’universo accademico e critico del teatro e se ne fa beffe, crudelmente, in un gioco comico dove la morte non fa paura e il diavolo è quello della critica teatrale, degli intellettuali dai mille discorsi, dei riferimenti e delle citazioni. Cosentino esorcizza così una certa soggezione provata nei confronti dell’attento osservatore, creando un personaggio buffo, una macchietta esilarante.
Questi e altri intermezzi sdrammatizzano e alla stesso tempo rivelano la centralità della storia personale del protagonista, che diventa la nostra storia, facendoci pendere dalle sue labbra e rendendoci agonizzanti in attesa di un finale non scontato. Questa è la rivalsa dell’attore sul suo pubblico, come il gatto col topo: un gioco crudele che affascina, un non-spettacolo, un flipper di emozioni, proposto da un artista eclettico e camaleontico.
PRIMI PASSI SULLA LUNA. Divagazioni provvisorie per uno spettacolo postumo
di e con Andrea Cosentino
indicazioni di regia: Andrea Virgilio Franceschi
collaborazione artistica: Valentina Giacchetti
disegno luci: Dario Aggioli
durata: 1h 37’
applausi del pubblico: 2’ 25’’
Visto a Roma, Teatro Argot Studio, il 14 gennaio 2010
Non lo dico perché sono coinvolto
(anzi per chi lo ha visto sa che il disegno luci non c’è e vengo anche sbeffeggiato per questo)
Ma quando uno è seduto in platea, ha proprio l’idea che quello sia lo spettacolo dell’anno
fatto a gennaio
nessuno può superarlo
pazzesco!
Incredibile
se lo rifà a Roma
va rivisto
andate a vederlo!
e andate anche a vedere il suo nuovo progetto
(e qui sono più coinvolto mi scuso)
su
http://www.telemomo.wordpress.com
senza altre parole
Ciao Daniele,
come tu stesso hai giustamente notato questo spettacolo “cade” nel 2010, quindi potrebbe semmai finire nei Last Seen di fine anno, ma non in quelli recensiti nel 2009. Insomma, ahimè stavolta non ci sentiamo proprio in colpa… Buon lavoro!
io vi dico: questo sì che è lo spettacolo dell’anno, non quelli proposti da voi per la votazione… anche se in effetti, avendo debuttato ufficialmente nel 2010 avete ancora un’altro anno per emendare l’ignominiosa colpa. E dico sul serio. Buon lavoro e, come sempre, nominations a parte, tanti complimenti.