La Rosalinda di Cirillo, tra bisogno d’amore e desiderio di fuga

Cirillo in Scende giù per Toledo
Cirillo in Scende giù per Toledo

Un personaggio fragile e testardo, illuso e tragico. Rosalinda Sprint è la protagonista di “Scende giù per Toledo”, brillante monologo tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Patroni Griffi, che Arturo Cirillo ha portato in scena al Teatro Verdi di Milano.
È la storia di un travestito napoletano, sismometro della doppiezza maschile e femminile insita in ciascuno di noi, stravagante come la città e i suoi abitanti in continua metamorfosi.

Nell’acconciatura, nei costumi minimalisti e nell’ambientazione vintage (moquette, paravento, letto rotondo, sgabello a puffo, toeletta) campeggiano i colori pastello: rosa confetto, giallo, azzurro. Rosa è l’identità di Rosalinda; giallo e azzurro, vocazioni della sua anima, sono le tinte di un’estate campana che sembra non finire mai.

Volgare e poetica, barocca come le luci da estasi proiettate sulla sua persona dall’alto, la Rosalinda di “Scende giù per Toledo” (1975) precorre altre figure ambigue partenopee. Ad esempio, la protagonista de “Le cinque rose di Jennifer”, testo di Annibale Ruccello con cui lo stesso Cirillo si era cimentato qualche anno fa. Ma se Jennifer era un personaggio tormentato e drammatico, Rosalinda è candida e naif. Anche quando si lascia abusare, non smarrisce quell’alone surreale e innocente, che è la sua via di fuga e salvezza.

Con una lingua fluttuante – quasi senza punteggiatura – tra innovazione e tradizione, Cirillo dà forza alla drammaturgia. Il linguaggio formale è destrutturato. Gli impianti scenici smantellati, consentono nuove tessiture di narrazioni e contaminazioni. Ne derivano spazi espressivi rinnovati, proprio sulla base della ricerca linguistica.

Il registro stilistico spazia dall’aulico al violento al retorico, con punte malinconiche che non diventano mai psicodramma. È una lingua mutevole come l’acqua, con incongruenze sintattiche e oscillazioni dalla prima alla terza persona, dal monologo al dialogo. Gli intermezzi vocali fuoricampo, accompagnati da una mimica misurata mai didascalica, sono passaggi ilari che sottolineano l’alternanza di pensieri e parole.

Accompagnato dalla risacca del mare, dal soffio del vento o da note languide, Cirillo sviscera la musicalità di Rosalinda e la traduce in cenni di danza. Ma lo fa in maniera sgraziata, così da aggiungere un ulteriore tocco surreale al personaggio, vivificato da pose estrose e tic da attrice da telefoni bianchi.

Cangiante come Napoli, con una smorfia ironica di fondo, Rosalinda si traveste per mascherare la solitudine. Vive di contrasti: si sente femmina e non lo è; cerca l’amore, e sbatte contro uomini putridi e reazionari. Sono derive psicotiche di un’infanzia sventurata con un padre violento, influssi eccentrici di un mondo solidale e cattivo.

Anche le figure di contorno sono ambivalenti. Come la maitresse Marlene Dietrich, esacerbata dalla vita, che le trasmette lezioni di femminilità ma anche una visione esistenziale cinica.
Rosalinda cerca la purezza. Lava l’impudicizia, trasformando l’alcova in vasca da bagno, disegnando un’aureola di schizzi d’acqua. La speranza di riscatto si chiama Londra. Troveremo Rosalinda tra Calais e Dover leggera, assorta tra riscatto in fieri e miseria di provenienza. Intraprendente come la prova di Cirillo: capace di rovistare tra lordume e meschinità, eppure in grado di salutarci scorrazzante in platea, con un senso di catarsi e sollievo.
In tournée a dicembre a Lecce (il 12) e ad Assisi (il 17). Mentre dal 7 al 10 gennaio a Cagliari e poi a Napoli (dal 15 al 17).

SCENDE GIÙ PER TOLEDO
di Giuseppe Patroni Griffi
con e regia di Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche originali Francesco De Melis
luci Mauro Marasà
regista assistente Roberto Capasso
produzione MARCHE TEATRO teatro di rilevante interesse culturale e Fondazione Campania dei Festival / Napoli Teatro Festival italia / Tieffe Teatro (Milano)

durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Teatro Verdi, il 15 novembre 2015

0 replies on “La Rosalinda di Cirillo, tra bisogno d’amore e desiderio di fuga”