La sicurezza Anelante di Rezza / Mastrella: boccata d’ossigeno in un mondo soffocante

L'Anelante debutto di Antonio Rezza (photo: fondazionetpe.it)
L'Anelante debutto di Antonio Rezza (photo: fondazionetpe.it)

“Anelante” è il loro pubblico, quello che riempie la sala del Teatro Astra di Torino (ultima replica stasera) per il debutto del nuovo spettacolo di Rezza/Mastrella, in coproduzione con la Fondazione TPE e TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello, dove arriverà il 9 dicembre per fermarsi fino al 17 gennaio.

Piacevole constatare che di fronte alla biglietteria del teatro, grazie al duo (che in città ha infittito la permanenza con altri incontri, tra cui la proiezione alla Cavallerizza Occupata del documentario “Milano, Via Padova”), ci sia stato il pubblico “vero” e non l’accalcarsi dei soli operatori di settore, cosa rara da osservare all’interno del panorama italiano. Ma Antonio Rezza riesce sempre nell’intento.

Di fronte alla trasversalità con cui l’ironia di Rezza/Mastrella, formalmente sboccata ma intellettualmente elegante, raggiunge oggi i compartimenti stagni che incasellano le abitudini serali del consumatore e rigenera il teatro quale luogo di incontro di imprevedibili differenze, scrivere di “Anelante” è allora “un di più”, una banale testimonianza di un produrre creativo, giocato negli anni sulla scorrettezza, che sa fare autonomamente il suo corso.

L’opinione sulla (ir)realtà della scena resta allora l’individuale ricostruzione ex-post di un meccanismo automatico di reazione che conduce al riso, cui si viene sottoposti dalla “dissenteria della bocca in avaria” che determina il ritmo serrato della tridimensionalità caricaturale dei personaggi di Rezza, qui sul palco con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini ed Enzo Di Norscia (“oh, Enzo!”).

Le architetture scenografiche d’essenzialità catarifrangente di Flavia Mastrella fanno da sfondo ad una (de)struttura fluida di comicità promiscua che suppone, en passant, tra i calcoli dei grandi matematici e i calcoli dei meno grandi del G20, anche la possibile omosessualità di Dio e l’insensatezza delle teorie freudiane, per concludere con feste queer, funerali carnali, confessioni sulla demenza delle attitudini genitoriali.

Tradurre l’aspetto narrativo di “Anelante” è, oltre che complessa procedura di esegesi di una logorrea che esplica la sua potenza sarcastica proprio nell’inafferrabilità, inutile ad ogni restituzione di senso.
Il senso degli spettacoli di Rezza/Mastrella sta nell’andare a vederli, nel viverli.

C’è sì, è vero, qualche ammiccamento di natura televisiva, di cui la formazione di Rezza rappresenta comunque l’eccezione di una minoranza ingiustamente uccisa negli anni e lentamente relegata in spazi minoritari del palinsesto Rai: vedasi Blob, CinicoTv e Fuori Orario.

“Anelante” svela inoltre un’insolita maggiore accondiscendenza verso lo spettatore, ma lo stile resta integro e coerente con una ricerca verbale e fisica dalla quale resta piacevole farsi provocare.
Affatto esauritasi l’urgenza al dissacrante che spinge a volersi complici dell’irriverenza, ormai storica, del duo, la piena riconoscibilità raggiunta dal loro teatro si offre paradossalmente come un luogo di sicurezza: un’ora e mezza di atti di lacerazione che danno spazio ed ossigeno al necessario delirante in un mondo di soffocanti compostezze.

Anelante
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con: Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara A. Perrini, Enzo Di Norscia
(mai) scritto da:  Antonio Rezza
habitat: Flavia Mastrella
assistente alla creazione: Massimo Camilli
disegno luci: Mattia Vigo
organizzazione: Stefania Saltarelli
macchinista: Andrea Zanarini
produzione: REZZAMASTRELLA / FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA / TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello
durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Torino, Teatro Astra, il 20 novembre 2015
Prima nazionale

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