Tra le contraddizioni di Marielle Pinsard: da Rihanna all’incesto

Marielle Pinsard|
Marielle Pinsard|Les filles du roi Lear ou la véritable histoire de Rihanna (photo: © Isabelle Meister)

Ha da qualche settimana presentato al Festival La Bâtie di Ginevra e poi all’Arsenic di Losanna il suo ultimo lavoro “Les filles du Roi Lear ou la véritable histoire de Rihanna”, pièce liberamente tratta dal “Re Lear” di Shakespeare, e Marielle Pinsard, artista franco-svizzera, ci svela le origini del suo teatro, così pieno di idee ed energie. E neppure l’ultimo spettacolo fa eccezione.

Il suo è un teatro ricco, complesso, a tratti ironico a tratti violento. Dove trova l’ispirazione?
Credo che gli artisti uomini siano di solito monomaniacali: si occupano di un solo tema e lo fanno con profondità e serietà. Le artiste donne invece amano mettere, a mio avviso, più cose in uno spettacolo. Io trovo ispirazione soprattutto dai miei attori, ma nel mio teatro non c’è nulla che sia improvvisato. Per me gli attori devono essere pieni di fantasia.

Qual è la sua poetica?
Amo molto le contraddizioni e quindi nei miei spettacoli c’è di tutto: dalla noia al riso. Tutto e il contrario di tutto è messo in scena, il pubblico può fare il suo cammino liberamente e farsi l’idea che vuole. Ciò che è importante per me è che il lavoro alla fine sia coerente.

Cosa rappresenta per lei il fiabesco, così presente nei suoi spettacoli?
Più che il fiabesco nel mio teatro faccio riferimento all’esoterismo, all’astrologia e al vudù. Diciamo che se m’imbatto in un gatto morto so già come sarà il resto della mia giornata…

Lei vive ormai da tanti anni in Svizzera ma nei suoi spettacoli c’è spesso una contaminazione culturale. Oggi, per essere originale, un artista svizzero deve partire e raccontare altro?
In effetti dopo aver vinto una borsa di studio ed esser partita per l’Africa, il mio teatro è cambiato. Nei primi spettacoli avevo parlato molto della Svizzera, avevo denunciato molte cose, poi con questa esperienza in Africa i due successivi spettacoli,“En quoi faisons-nous compagnie avec le menhir dans les landes?” e “Les filles du Roi Lear ou la véritable histoire de Rihanna”, sono stati completamente diversi. E qui tornano le contraddizioni: con il mio teatro avevo denunciato la ricchezza, le comodità che un paese come la Svizzera offre, ma in Africa mi sono accorta che certe cose mi mancavano. Faceva caldo, molto caldo, e mi sono resa conto di come fosse più comoda l’aria di un ventilatore, e di come in fondo alcune comodità mi mancassero.

Cosa l’ha segnata di questa esperienza in Africa?
Ho incontrato tantissime persone, ho viaggiato molto e sono stata visitata da una dea. Ho anche approfondito l’astrologia, che in fondo rielabora tutti i miti del mondo.

Quali sono le sue radici culturali?

Soprattutto il teatro classico, ma anche Racine, Cechov e recentemente Shakespeare. E la mitologia.

Les filles du roi Lear ou la véritable histoire de Rihanna
Les filles du roi Lear ou la véritable histoire de Rihanna (photo: © Isabelle Meister)

Nel suo ultimo spettacolo, “Les filles du Roi Lear ou la véritable histoire de Rihanna”, lei fa fin dal titolo riferimento alla cantante pop Rihanna. Perché ha scelto proprio questa figura femminile così provocante ed esuberante?
Tutto è nato per gioco: un attore scherzando aveva tirato fuori il nome di Rihanna per l’Arianna mitologica che sta dentro il labirinto, poi abbiamo fatto una ricerca e abbiamo scoperto che la cantante pop Rihanna ha origini irlandesi, e che in Irlanda esiste una dea con lo stesso nome che protegge i cantanti. Avevamo insomma trovato delle coincidenze, così abbiamo deciso di lasciare Rihanna.

Ma perché far riferimento ad una donna come Rihanna simbolo di un certo tipo di femminilità oggi?

Perché le star del pop oggi sono le nuove dee.

Nello spettacolo tre sorelle si contendono l’eredità del padre ad ogni costo. Tema sempre attuale?
Questa corsa sfrenata al denaro è già nel testo di Shakespeare, io non ho aggiunto nulla. Il problema odierno è che abbiamo tutto ma non sappiamo che farcene.

Perché ha scelto proprio questo testo di Shakespeare?
L’idea iniziale era di studiare delle donne violente, poi mi ha interessato la figura di questo padre forte, autoritario, ma in fin dei conti alla fine volevo parlare dell’incesto.

Perché?
Già nel testo di Shakespeare c’è molta ambiguità attorno a questa figura di padre. In fondo è lui il solo responsabile dell’educazione delle figlie, queste ragazze conoscono la vita solo attraverso il padre, il suo modo di pensare e di vivere. Per la scena dell’incesto gli attori sono stati fantastici, mi hanno detto: “Se la facciamo dobbiamo farla fino in fondo”, e difatti è stato così.

Cos’è importante per l’artista Marielle Pinsard nel quotidiano?
Avere la forza. Se la mattina mi sveglio e non ho forza per me è una giornata persa.

Les filles du roi Lear ou la véritable histoire de Rihanna
testo e regia: Marielle Pinsard
drammaturgia: Valérie Maureau
con: Tiphanie Bovay-Klameth, Julie Cloux, Pierre Laneyrie, Diane Muller
capo coro: Renaud Bouvier
i solisti dell’Accademia vocale della Svizzera romanda: Francesco Biamonte, basso; Nathalie Bolo, soprano; Raphaël Favre, tenore; Stephan Imboden, basso; Anne Montandon, soprano; Jérôme Vavasseur, alto; Valentin Villard, alto
scenografie: Maria Beltran
creazione luci: Colin Legras
creazione luci barocche: Romain Juhel
creatore suono: Ivan Verda
costumi: Severine Besson
creatore effetti speciali: Christophe Perruchi
coreografie combattimento: Pavel
coreografie danze barocche: Alain Christen
produzione: Cie Marielle Pinsard
coproduzione: La Bâtie-Festival de Genève, St-Gervais Genève Le Théâtre, Arsenic-Centre d’art scénique contemporain (Lausanne)

durata: 2h 30′
applausi del pubblico: 2′ 30”

Visto a Ginevra, Théâtre St. Gervais, il 6 settembre 2014
Festival La Bâtie

stars 3.5

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