Una grande tavola imbandita con gusto e tanti colori, a ricordare le cucine di una volta, ci racconta di sapori che sembrano ormai dimenticati, triturati nella grande distribuzione di oggi.
Marco Velardi, della rivista di cultura e lifestyle Apartamento, e Francesca Sarti, del collettivo di eating design Arabeschi di latte, sulla scia dei progetti in campo alimentare che si stanno diffondendo negli ultimi anni, e forse per omaggiare l’expo che sta arrivando a grandi passi a Milano, organizzano per Uovo Performing Arts “mangiachetifabene”, performance culinaria dove i protagonisti sono i partecipanti del festival.
Ecco allora ciuffi di prezzemolo, l’origano intero, la zucca, i semi di sesamo e tanto altro fare capolino tra una ricetta e l’altra. Obiettivo dell’incontro preparare un polpettone naturale seguendo la ricetta proposta dagli organizzatori, che prevede una parte finale dove chiunque può sbizzarrirsi, mischiando ingredienti e sapori tra loro per personalizzare il risultato. E per cucinare da sé il proprio pranzo.
Via dunque a trenta persone intente, tutte, a mettere mani nelle uova e scambiarsi consigli culinari, proprio come si faceva una volta. L’idea è carina, e non priva di spunti, divertente e diversa dal solito: una scelta azzeccata per le performance “fuori formato” che Uovo ha deciso di proporre quest’anno.
La realizzazione lascia però un po’ a desiderare. Il tutto è organizzato tra le 13 e le 14, idea interessante soprattutto per attrarre il pubblico della “pausa pranzo”, magari diverso da quello che solitamente si incontra in questo genere di festival. Il punto è che, come è normale nel caso di performance dal vivo dove gli imprevisti sono di casa, il lavoro inizia alle 13.30, e mentre tutti sono impegnati a cucinare, la fame si fa sentire. La scelta della ricetta poi, che prevede un passaggio in forno di più di 20 minuti, scoraggia i partecipanti: molti devono infatti scappare prima di aver assaggiato la loro creazione.
Durante l’attesa vengono offerti snack salutari, buoni e da copiare, ma un po’ scarsi per placare i morsi della fame di tutti, che alle 14.30 diventa davvero eccessiva.
Manca un po’ l’elemento primo dello spettacolo dal vivo, ossia qualcuno che racconti qualcosa durante la ‘cooking class’, così da permettere di interagire non solo nell’atto pratico ma anche nello scambio di idee, per ritrovare storie e racconti legati al mondo della cucina.
“mangiachetifabene” in effetti è, come sottolineano gli organizzatori, una frase ricorrente nelle cucine di casa, quella che tutti si son sentiti dire da mamme e nonne, carica di significati e ricordi. Sarebbe quindi bello poter condividere i ricordi o avere qualcuno che conduca il gioco, perché è vero che, in questo caso, protagonista è proprio il pubblico, ma non se viene abbandonato a se stesso senza che ci sia un filo conduttore del momento spettacolare. Bella invece l’idea di raccogliere le ricette di tutti i partecipanti per poi farne una pubblicazione, perché i performer possano non solo essere protagonisti dello spettacolo ma anche di ciò che verrà dopo, in un vero gioco di scambio di ruoli.
MANGIACHETIFABENE
di Marco Velardi e Francesca Sarti
durata: 1h 40′
Visto a Milano, Teatro Franco Parenti, il 19 marzo 2010
Uovo Performing Arts Festival