Bello ed eccentrico il tributo che Milano e la sua Lambrate rivolgono a Enzo Jannacci a tre anni dalla scomparsa. Allo Spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro va in scena lo spettacolo “La mascula”, di e con Egidia Bruno, e dello stesso Jannacci, qui anche nel ruolo di regista.
Un testo divertente e dinamico, che ha vinto il Premio Troisi 2002 per la scrittura comica, e nel 2004 è diventato monologo teatrale dopo l’incontro tra l’attrice lucana e il cantante milanese.
Un lavoro di musica e parole (la Bruno esegue cinque brani scritti da Jannacci) che risuona ancora più contemporaneo adesso che apparenza e massificazione sono esasperate dal furoreggiare dei social media.
Protagonista della storia è Rosalba, ragazzina quattordicenne che vive in un paesino della Basilicata. Diversamente dalle coetanee che prediligono il mascara e le ammiccanti passeggiate al corso, Rosalba ama il calcio. Genitori e amiche vorrebbero farne una dolce ragazza rispettosa delle tradizioni, ma il suo unico interesse è giocare a pallone come il suo eroe, Marco Tardelli, il cui urlo mundial campeggia nel poster della sua cameretta. Rosalba trionferà, riuscirà a trasformare l’irrisione generale in ammirazione.
“La mascula” racconta una storia di passioni sportive. Ma a ben guardare, i temi che affronta sono più importanti e generali: la difesa delle proprie passioni e delle proprie scelte da parte dei ragazzi contro il volere degli adulti; i conflitti genitori/figli; il rapporto della donna con un mondo in cui machismo e pregiudizi sono ancora imperanti; la libertà di optare per la semplicità, in un mondo dove tutti vogliono essere dei fenomeni.
Questa “recherche” paesana si dilata coralmente come un blues, ritmando separazioni e incontri, complessi e paure, dialoghi, monologhi, sogni e visioni. Sulle sue note ilari aleggia l’atmosfera trasognata del Sud, l’infinita distanza tra centro e periferia.
È un monologo impertinente. Il riso ricade sul cinismo, sull’insolenza di chi divide il mondo tra normali e diversi, sulla stupidità di chi ragiona secondo stereotipi e ambisce a una visibilità insulsa.
“La mascula” attinge alle impreviste possibilità del tragicomico quotidiano, con un surrealismo alla Stefano Benni che si coniuga con quello di Jannacci, rivolto a riscattare il comico dagli avvilimenti di moda, a restituirgli dignità attraverso modulazioni musicali.
Una scenografia che più minimalista non si può, fondale e quinte laterali nere. Piazzato fisso per le luci. Poi c’è Egidia Bruno, canotta e pantaloni larghi, attrice trasversale dal teatro di prosa tradizionale alla narrazione, al cabaret, al canto, la cui espressione intensa e mobile racconta più e meglio della stessa drammaturgia.
Questo spettacolo trascende il teatro canzone, e attraversa un Sud romantico, popolato di personaggi bizzarri e poetici. Come in Dario Fo, punta alla narrazione. Le canzoni creano intervalli onirici buffi, tarantelle del pallone, proiezioni che dilatano la drammaturgia, cellule metateatrali che schivano ogni deriva demagogica.
La regia di Jannacci dosa parole, silenzi e iterazioni. Le frasi si accavallano con i pensieri. Ne nasce una storia garbata, senza velleità socio-psicologiche, sospesa tra ironia e poesia.
LA MASCULA
di Egidia Bruno e Enzo Jannacci
con Egidia Bruno
regia di Enzo Jannacci
musiche di Enzo Jannacci
collaborazione agli arrangiamenti di Paolo Jannacci
durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’ 10”
Visto a Milano, Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro, il 7 aprile 2016