North B-East. Carichi sospesi sulla provincia italiana

Marco Tizianel
Marco Tizianel
Marco Tizianel

Qui a Roma, come ovunque, le stagioni sono finite. Partono le conferenze stampa per presentare i cartelloni del prossimo anno, qualcuno di noi già fa le valigie per i festival estivi, tra forsennate ricerche di collaborazioni e ospitalità e compilazione dei permessi per entrare in carcere.
I teatri indipendenti mettono in affitto la sala a chi ha bisogno di spazi (e sono tanti). Ma qualcuno ha ancora qualcosa da dire. La direzione artistica del Teatro Argot Studio (storico punto di riferimento della ricerca di Maurizio Panici da ormai vent’anni), ora è diretto da Francesco Frangipane, Francesco Giuffrè e Tiziano Panici con la consulenza del “giovane critico” Simone Nebbia, agguerriti trentenni in cerca di nuove idee e tra i pochi esemplari rimasti di operatori che,
oltre ai soldi dell’affitto, ricercano anche la qualità.

Fino al 27 giugno il piccolo teatro nel cuore del quartiere Trastevere riapre i battenti per ospitare la rassegna di drammaturgia contemporanea “Argot-Off – Un sentiero per il futuro”. Otto spettacoli, da una a tre repliche ciascuno. Una giuria mista composta (in equa ripartizione in fette di 33%) dalla direzione artistica, dalla giovane critica di un periodico online e dal pubblico – che assegna il proprio voto su un apposito registro – decreterà il vincitore. La posta in gioco, a proposito di prossimi cartelloni, è una settimana di repliche nella programmazione 2010/2011.

Dopo un’apertura quantomeno discutibile – che non citeremo, rimandando gli interessati direttamente al programma – è il turno di “North B-East”, della compagnia Carichi Sospesi.
Due sedie per due attori, due attori per due personaggi, due personaggi per due voci, due voci per due corpi. È una sorta di espressione algebrica questo spettacolo povero nei mezzi ma ricco di cuore. Silvio Barberio e Marco Tizianel (autori e interpreti) vengono da Padova e Padova raccontano. C’è tutta la marginalità di un nord-est che è, appunto, bestia rintanata in un antro di qualunquismo, di provincialismo, relegata in una sorta di caverna platonica in cui due personaggi simbolo fanno uno da ombra all’altro.
Il linguaggio del testo è alto e veloce, rapido nell’uso delle immagini, ripido nella discesa immaginifica di due sensibilità precipitate nell’apatia di chi si guarda vivere. I due si cedono a vicenda la parola senza guardarsi mai, raccontando la propria storia al pubblico, con la presa frontale, la sfrontatezza e il narcisismo del “taxi driver” che si controlla allo specchio le espressioni e le smorfie affinando una potenza, perfezionando le proprie ragioni.
Un’ora per raccontare, parallelamente, la giornata di due personaggi antitetici: il finto studente trentacinquenne mantenuto dai genitori, dilaniato da un amore omosessuale svanito che vive di sogni e marchette e il giovane rampante uomo d’affari, già con tutti e due i piedi nella truffa fiscale, tutte e due le narici nella coca e tutti e due gli occhi foderati da un odio insensato che si chiama ignoranza.

I pochi ponti che collegano le due sponde sono sincronie di tempo e assonanze nei termini usati, in questo testo che è una corsa poetica e fotografica verso una musicalità di parole e gesti. Impegno arduo ma quasi sempre mantenuto, di certo traguardo inseguito fino in fondo. Gli inciampi sono quasi mai nella performance, quasi sempre nella strategia: il gioco di Tizianel di cogliere sempre di sorpresa lo spettatore con il ritmo del parlato è efficace fin quando non comincia ad aggrovigliarsi su se stesso. Complice allora una durata forse eccessiva e qualche compiacimento di troppo, la sua strategia fallisce quando l’imprevedibilità della dizione si scioglie in una trasversalità fatta maniera. A riscattare l’attenzione c’è comunque sempre un suo uso del corpo rigoroso (ipnotico il guizzo continuo del diaframma) e figlio di una tensione che molti attori sul palco tendono a dimenticare.
Il lavoro di Barberio punta invece alla velocità del parlato, alla frenesia, simboli del senso unico di certe vedute e di un pensiero incapace di compiere passi indietro, ai quali piuttosto preferisce la frenata improvvisa, fatta di occhi fissi e lingua secca. Anche qui, il gioco si ripete qualche volta di troppo e i momenti migliori arrivano nella chiusura, in cui affiora un’insospettabile dolcezza, una punta morbida che sanguina come piccola ferita in attesa di guarire. Un sentimento inedito in un’attualità teatrale in cui, (i corregionali Babilonia Teatri insegnano) di qualsiasi drammaturgia si tratti, la speranza è la prima a morire.

NORTH B-EAST
di e con Silvio Barberio e Marco Tizianel
produzione: Carichi Sospesi Padova, Echidna Cultura Dolo
durata: 1h 05’
applausi del pubblico: 2’ 48’’

Visto a Roma, Teatro Argot Studio, l’8 giugno 2010

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