Si preannuncia come un cazzotto, una tempesta nella Roma sonnolenta con la testa ancora in vacanza di inizio settembre. O, per lo meno, è quanto è nelle menti degli organizzatori.
Per la quinta volta Sho®t Theatre, anche quest’anno a cura di Area 06 e Accademia degli Artefatti, prende il via venerdì per unire e mescolare teatranti, fuoco, performer, sangue, pubblico e irriverenza in questa fine d’estate romana. Raddoppiando gli spazi. Oltre a rinnovare la storica collaborazione con il Teatro di Roma (all’India dal 3 al 5 settembre), la rassegna moltiplica infatti la sua sede grazie al supporto del Macro – Museo d’Arte Contemporanea di Roma e Zètema Progetto Cultura, includendo uno spazio da poco aperto in città: la Pelanda al Macro Testaccio (nelle date dall’8 all’11 settembre).
L’occhio è strizzato all’Europa: il festival è infatti diventato da quest’anno partner dell’International Young Makers Exchange, progetto che si sviluppa attraverso un network di festival europei di teatro e danza, con il proposito di sostenere il lavoro di giovani artisti. Il network vede capofila Its Festival di Amsterdam e partner Fàbrica do movimento di Porto, Act Festival di Bilbao, il Mess di Sarajevo, il Fist di Belgrado, l’Itsf di Varsavia, e il BEfestival di Birmingham. Questa collaborazione porterà a Roma, oltre al laboratorio di danza tenuto dal coreografo spagnolo Tomás Aragay di cui abbiamo dato notizia nei giorni scorsi, le performance dell’olandese Hiske Eriks, del portoghese João Costa, del norvegese Øystein Johansen oltre al connazionale Michele Rizzo.
Ma la vocazione europea del festival non si ferma qui, visto che è in programma un focus sulla Spagna, come ulteriore tappa di un percorso che ha contraddistinto le precedenti edizioni, dedicate ogni anno alla produzione artistica di diversi paesi. Tre gli spettacoli prodotti o coprodotti in Spagna, in una rapida panoramica sull’attuale scena teatrale: Antonio Tagliarini e Idoia Zabaleta con “Royal Dance”, “Volumen II” dei catalani Societat Doctor Alonso (che vede tra i fondatori proprio Tomás Aragay) e infine Sergi Fäustino con “Nutritivo”.
Un’altra novità è un secondo focus dedicato alla danza, in collaborazione con il Coordinamento Regionale della danza contemporanea e arti performative.
Outside In – liberi exploit coreografici (questo il titolo) presenterà quattro spettacoli della nuova scena coreutica: Qualibò, Chiara Frigo, Fabrizio Favale di Le Supplici e Cristina Rizzo.
Nel fitto programma, che prevede l’arrivo a Roma di ben 43 compagnie, troviamo una piacevole alternanza di nomi storici del teatro di ricerca e novità italiane e straniere: segnaliamo le due performance dei Motus su Antigone, le acrobazie di Myriam Laplante, i fuochi e le esplosioni di Gwendoline Robin, la drammaturgia-cabaret di Balletto Civile, l’irriverente performance fecale site specific di Tony Clifton Circus, il “Crouch” di Accademia degli Artefatti, il riallestimento del primo storico spettacolo di Marcido Marcidorijs e Famosa Mimosa, gli appunti del nuovo lavoro di Daniele Timpano su Aldo Moro, la riproposizione dei folgoranti esordi dei Pathosformel e di Marta Cuscunà, il Pirandello secondo Roberto Latini e Sandro Lombardi, le installazioni di Portage e Quiet Ensemble. E, ancora, l’ultima provocazione di Ricci/Forte, le performance di Francesca Grilli e Cosmesi, le collaborazioni con il festival Bestiario e il circolo Fanfulla, la danza di Aldes, la bizzarra orchestra dei Sacchi di Sabbia, oltre alla conferenza-omaggio al punk argentino di Tatiana Saphir.
Il 9 settembre alle 18 Sho®t Theatre ospiterà anche Elvira Frosini, Daniele Timpano ed Elena Lamberti per la presentazione della rassegna Novo Critico, che Klp seguirà come media partner da ottobre a dicembre.
“Effetto farfalla” recita il sottotitolo di questa “manifestazione di idee” in cui, come spiega il direttore artistico Fabrizio Arcuri, “resta invariata la voglia di rintracciare e individuare nuovi fermenti creativi, rintracciare le istanze e le urgenze che muovono gli artisti per tentare di indagare questo faticoso presente. Resta invariata la ricerca di linguaggi e parole in grado di descrivere il rapporto con la realtà e la sua percezione. Resta invariata la necessità di costruire delle zone franche dove amplificare e rafforzare il rapporto con il pubblico, costruendo dei veri e propri percorsi che si nutrono di repertorio e di primi vagiti di compagnie consolidate e nuovissime formazioni. L’arte è l’unico luogo dove si possono coltivare illusioni senza sentirsi stupidi, allora per quello vi chiediamo di indossare le ali e batterle ogni volta che vi sembra possa cambiare qualcosa”.