Foto di gruppo di una dinastia: i Cecchi-D’Amico

Una dinastia italiana|Suso Cecchi D'Amico|Suso Cecchi D'Amico con Masolino e Ennio Flaiano
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Suso Cecchi D'Amico
Suso Cecchi D’Amico, scomparsa un mese fa, rappresenta l’unione delle due famiglie

Due famiglie diverse, due mondi con passati differenti ma destinati ad incrociarsi.
I D’Amico, d’origine abruzzese, si trasferiscono a Roma trovando la ricchezza grazie a fortunate speculazioni edilizie.
Emilio Cecchi, invece, nasce nel 1884 nel Mercato Vecchio di Firenze da una famiglia modesta, figlio di un negoziante di ferramenta.
Ciò che legherà questi due cognomi non sarà solo la scrittura e la reciproca influenza sulla cultura italiana del Novecento, di cui saranno parte attiva, ma veri rapporti di sangue.

Sarà infatti lei, Suso, sceneggiatrice cinematografica scomparsa solo un mese fa a 96 anni, a suggellare l’unione di queste due dinastie. Figlia della pittrice Leonetta Pieraccini e di Emilio Cecchi (che nel 1902 inizia a collaborare col settimanale fiorentino di lettere ed arti “La Medusa” esordendo con alcune recensioni e con la poesia “L’aratro”, per poi proseguire la carriera fino a diventare una grande firma del Corriere della Sera) Suso, durante una vacanza a Castiglioncello si innamora di Lele, figlio di Silvio D’Amico. Proprio quel Silvio D’Amico che, prima di diventare figura di punta della critica teatrale (“E’ risaputo che noi critici non siamo popolari – scrive in un articolo nel 1920 – Parlare di noi è come parlare della suocera o del padrone di casa”), da giovane calca le scene in modo amatoriale, con un debutto a dieci anni nella sala Sestili di Tivoli, sotto la guida della sorella Rosina. Con lui recitano fratelli, amici e talvolta perfino qualche attore di fama.
Nel 1906 si iscrive a Giurisprudenza, pur sapendo che la sua strada sarà il teatro.

Tullio Kezich, critico cinematografico ma anche drammaturgo scomparso nell’agosto dello scorso anno, e Alessandra Levantesi, critico de La Stampa e organizzatrice di festival, partono da qui per ripercorrere un secolo di storia del nostro Paese, raccontando quell'”arcipelago Cecchi-D’Amico” tra cultura, politica e società. E svelando, ad esempio, come Silvio D’amico, sposando Elisabetta (Elsa) Minù, non farà che avverare un desiderio espresso fin dalle scuole elementari, quando per la prima volta incrocia lo sguardo della compagna. Un’infatuazione che, nonostante i successivi e reciproci fidanzamenti con altre persone negli anni a venire, li porterà – dopo una fitta corrispondenza epistolare – al matrimonio.

Suso Cecchi D'Amico con Masolino e Ennio Flaiano
Suso, Masolino e Ennio Flaiano all’inizio degli anni Sessanta

“Una dinastia italiana”, edito da Garzanti, tesse e ricostruisce, in quasi 600 pagine, le vite parallele – pubbliche e private – di Emilio Cecchi e Silvio D’Amico, con un corollario (anche fotografico) di vicende, aneddoti, lettere e personaggi che si intrecciano saldamente alla storia del Paese: da Mussolini a D’Annunzio, da Pirandello a Croce e Gentile passando per Visconti, Longanesi e Pavese, solo per citarne alcuni. Un universo ricco, anticipato simbolicamente dalla riproduzione degli alberi genealogici delle due famiglie.
Consigliato a chi ama le saghe familiari e i romanzi storici con risvolti ‘documentaristici’, “Una dinastia italiana” è un tomone (inutile negarlo) frutto di anni di minuziose ricerche dei due autori. Dalle sue pagine infarcite di nascite e lutti, gioie e dolori, guerre e paci, fuoriescono atmosfere che, oggi, potremmo tratteggiare come rarefatte, lontane, quasi nostalgiche o da romanzo d’altri tempi, ma che tuttavia mostrano come ogni epoca – anche se costellata d’arte, cultura e personaggi di una certa levatura – rischi sempre di scendere a patti col potere.

Una dinastia italianaUna dinastia italiana
di Kezich Tullio; Levantesi Alessandra
2010
596 pp.
Garzanti Libri
€ 25

 

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