Endgame: Sisto Dalla Palma

Sisto Dalla Palma (photo: videolife.tk)
Sisto Dalla Palma (photo: videolife.tk)
Sisto Dalla Palma (photo: videolife.tk)

Sisto Dalla Palma
Feltre (BL), 25 aprile 1932 – Milano, 2 gennaio 2011

La camera ardente è allestita presso l’Ospedale San Luca, piazzale Brescia 20, fino alle ore 20,00.

Le esequie si svolgeranno domani, martedì 4 gennaio 2011:
a Milano alle ore 9,00, presso la chiesa Santa Maria delle Grazie al Naviglio, alzaia Naviglio Grande 34
a Feltre alle ore 14,30, presso il Duomo di Feltre

La salma sarà tumulata nel cimitero di Enego.

CRT – Centro di Ricerca per il Teatro

Un ricordo di Sisto
di Antonio Calbi

E’ stato un vero ammiraglio del teatro italiano, Sisto Dalla Palma, che tutti chiamavamo “il Professore”: un generale nel mare infinito e mosso del teatro, l’invenzione che gli uomini si son dati per conoscersi meglio. Un comandante di quelli coriacei e ispirati da valori pieni, valori ormai in estinzione.

Passione, curiosità, sete di conoscenza, bisogno di voler comprendere e spiegare, proiezione al fare, autorità e amore del potere, anche, e insieme autorevolezza. Questi gli elementi di una personalità unica nel panorama della cultura e della pratica teatrale italiana dell’ultimo mezzo secolo.
Con il Suo Crt, Centro di Ricerca per il Teatro, ha dato luce e visibilità al senso più pieno di quest’arte, che non può non declinarsi in una cosmogonia di visioni, poetiche, pratiche.
Il Crt, al Teatro dell’Arte e al Salone di via Dini, e prima in via Poliziano, ma peregrinando in sedi diverse, dall’ex Ciesa di san Carpoforo al Teatro della Quattordicesima, ai riti sacri in Sant’Eustorgio o all’ex Ansaldo, è stata la più importante “factory” del nuovo teatro italiano e internazionale, in Italia. E’ grazie alla Sua creatura che hanno potuto maturare e affermarsi le diverse ondate della ricerca italiana, quella più ardita, quella più coraggiosa.

Negli anni Settanta con i maestri stranieri, dagli americani Wilson, Monk, Foreman, Bread & Puppet, Living, agli europei Grotowski, Barba, Kantor ai maestri d’Oriente. Poi gli italiani, con un occhio particolare al teatro che privilegiava l’immagine, poi il corpo e l’azione, poi il ritorno alla parola. Sempre, però, con la tensione verso un senso alto, estetico e insieme sociale dell’esperienza teatrale, fra antropologia, festa, sacro, creatività spinta oltre l’ordinario.
Tante sono state le generazioni di artisti che si sono “fatte” al Crt, tanti gli studiosi che qui hanno avuto le prime folgorazioni verso le arti sceniche, tanti gli spettatori che hanno imparato a esserlo per davvero.
Quando, per provocare proprio Lui, mi sono inventato Teatri 90 festival, scegliendo il Teatro Parenti di Andrée Shammah, Sisto non si è fatto prendere dal risentimento né dalla gelosia. L’anno dopo si è messo a disposizione, comprendendo che lo sguardo deve farsi sempre flessibile per poter essere presente al proprio tempo, in rapida mutazione.
Eccolo così dialogare con la Generazione 90, crederci ancora una volta, dopo aver accolto, nuovamente da “padre produttivo”, i protagonisti degli anni Ottanta come la Raffaello Sanzio, la Valdoca, le Albe, i Magazzini, i coreografi del teatrodanza, a partire dai Sosta Palmizi, fino al capitolo straordinario vissuto con il belga Thierry Salmon e le sue indimenticabili Troiane ambientate in un Teatro dell’Arte già cantiere.

Con lui si chiude un’epoca del teatro italiano e del teatro a Milano. Qui, intorno al Piccolo Teatro, hanno ruotato per fortuna e per quasi quarant’anni quattro preziosissimi satelliti: il Suo, quello di Franco Parenti e Shammah, quello dell’Elfo e l’Out Off. Ciascuno con la sua specificità e vocazione. Indubbiamente, però, è stato grazie proprio al Crt di Sisto che abbiamo potuto conoscere le pulsioni più sperimentali della ricerca, nostra e internazionale.

A fine anni Novanta, Sisto ha cominciato a pensare a una successione, e ci siamo incontrati più volte. Ma non sono riuscito a rassicurarlo che il mio arrivo non l’avrebbe scalzato, che anzi l’avrebbe portato a concentrarsi di più sullo studio e le analisi, che pure ha prodotto nel suo lungo mandato universitario. Non se n’è fatto nulla, e la mia chiamata a Roma ci ha per un momento allontanati per poi farci ritrovare in due ruoli opposti.

In questi anni da Direttore del Settore Spettacolo del Comune di Milano abbiamo lavorato sodo a trovare una soluzione al travaglio della perdita della sede, per via di una legge che imponeva al Comune di completare l’affido alla Triennale di tutti gli spazi dello storico palazzo progettato da Muzio, compreso il Teatro dell’Arte, nel frattempo alterato da un restauro scellerato.
Grande stima reciproca, sempre, in un continuo e intenso dialogo sul futuro di un patrimonio unico e da salvaguardare. Ha accolto con entusiasmo la mia sollecitazione a realizzare un volume che ripercorresse la storia del Crt, e della Sua avventura, attraverso gli spettacoli: una “biografia per spettacoli”, ne sarebbe stato il sottotitolo, una pubblicazione che ora gli dobbiamo ancora di più. E sempre per dare continuità a quel patrimonio abbiamo ritoccato il progetto del nuovo Teatro di Porta Romana, facendone un luogo più flessibile, idoneo alla poliedricità di una ricerca teatrale che continua a farci sussultare, da Emma Dante agli ultimi guizzi di Babylonia Teatro, subito messi sotto l’ala protettiva.

Mi ha colpito, poi, a dispetto dell’altezzosità che gli si addebitava, l’umiltà con cui ha accolto gli stimoli a fissare nuove missioni, nuovi futuri, disegnando, per esempio, il Centro di Drammaturgia Comunitaria che abbiamo immaginato riattivare una relazione più stretta fra forme e pratiche del teatro e bisogni di una comunità. E abbiamo lavorato insieme all’omaggio, cui teneva molto, a Tadeusz Kantor, nel ventennale della scomparsa, e alla cui memoria ha subito dedicato un nuovo premio per i nuovi artisti, assegnato poche settimane fa, e al quale abbiamo insieme ipotizzato la dedica del mitico Salone di via Dini, rinnovandolo in Crt Teatro Kantor.

Chi l’avrebbe mai immaginata una uscita tanto inattesa e che ci lascia attoniti: andarsene via, oggi, per complicazioni conseguenti a una polmonite, a poco più di un anno dalla perdita altrettanto improvvisa della moglie.

Milano perde con il Professore Dalla Palma una delle colonne del suo sistema teatrale e si impoverisce irrimediabilmente. A noi che amiamo il teatro – operatori, artisti, istituzioni – il dovere di non disperdere la Sua lezione, il patrimonio di sguardi, relazioni, prospettive che ha intessuto in una vita. Un dovere che personalmente sento come cittadino, come ex operatore, come rappresentante di una amministrazione pubblica quale il Comune di Milano.

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