Alexis. L’appello anarchico dei Motus nell’ultima Antigone

Alexis - Motus
Alexis - Motus
Alexis una tragedia greca (photo: EDN/DNA)

Con “Alexis. Una tragedia greca” termina il percorso di ricerca intorno ad Antigone che i Motus hanno iniziato nel 2009. Un work in progress che ha portato alla ridefinizione della poetica stessa della compagnia, soprattutto rispetto a quelle problematiche che vedono nel conflitto generazionale il loro tema principale.
Molti sono gli aspetti che, accumulando l’esperienza delle tre performance precedenti, qui tornano, rielaborati e approfonditi.

La tragedia sofoclea diventa il pretesto da cui muovere per utilizzare una formula altra, una costruzione scenica in costante divenire in cui il primo approdo sicuro è la codifica dei materiali in uno schema a “contest”. Letteralmente un confronto, uno scontro, in questo caso un insieme di dialoghi sulle ipotetiche rappresentazioni di un’Antigone moderna.

Si presenta poi la sempre più viva necessità di ribellione rispetto ad una sfera pubblica malinconica, priva di prese di posizione definitive, in cui Antigone diventa l’immagine-guida in un itinerario che snoda i propri passi tra le emblematiche rivolte del contemporaneo.

I Motus si fanno promotori di un teatro che è anche proposta d’azione, arma di un “terrorismo poetico” che riflette sull’accadere, in un desiderio irriducibile di sommuovere il senso d’impotenza del pubblico, avvertito non come spettatore di una rappresentazione teatrale, bensì come “campione” della collettività. Ecco perché il pubblico si trova a condividere con gli attori lo spazio scenico, diventa attore e testimone di una rappresentazione che eccede in maniera anarchica oltre i limiti convenzionali, scappa dal teatro per mescolarsi con le incertezze e la povertà del quotidiano.

L’ultimo lavoro affronta l’Antigone ruotando attorno, in maniera più prossima, all’omicidio di Alexis Grigoropoulos, il giovane greco ucciso a soli 15 anni da una pallottola sparata da un agente di polizia durante gli scontri del 2008 ad Atene. Il ragazzo faceva parte dei gruppi di protesta che contestavano i tagli imposti dalla finanziaria ellenica. Un tema che Genova, città in cui assistiamo allo spettacolo ospiti del Teatro della Tosse, conosce bene e che rimanda subito alla storia di Carlo Giuliani, morto durante gli scontri di piazza del 2001, in occasione del G8.
Due Polinice piuttosto simili tra loro e altrettanto vicini all’eroe sofocleo. Un incontro profondo e impregnato di quelle performance di contestazione che ci aveva regalato il Living Theatre negli anni ’70.

Quattro giovani performer, tra cui emerge un’energica Silvia Calderoni, accompagnano lo spettatore in una riflessione che vuole affermare con forza il ruolo dei giovani nella società attuale.
Un teatro politico e sociale affascinante, che scuote con violenza lo spettatore fino a coinvolgerlo sul palcoscenico in una commovente scena corale.
Interessante anche l’uso del computer come complemento scenotecnico per immortalare, con la sua fotocamera, i momenti salienti della performance. Anche le proiezioni sono suggestive, e riescono a rafforzare nell’immaginario collettivo quella voglia di ribellione che ha trovato nei giovani greci la sua applicazione più cruda e intensa.

Tutti gli elementi di scenotecnica sono azionati dagli attori stessi, in un flusso di scambio di ruoli che restituisce da subito il senso di quel work in progress, di quel “motus perpetuus” che ben conosciamo.
Ciò a cui il pubblico assiste è uno spettacolo di narrazione con brevi momenti di recitato e moltissimi scambi di sensazioni ed emozioni. Palcoscenico e platea, nella loro concezione classica, non esistono perché appaiono quasi elementi nocivi all’incontro: creerebbero barriere fisiche e ruoli che si vogliono invece abbattere.
Quando il contest si conclude e i protagonisti tornano più volte a prendersi gli applausi del numeroso pubblico, in maggior parte composto da giovani, la soddisfazione che si legge loro negli occhi sembra più legata al fatto di essere riusciti a recapitare messaggi importanti che di aver fatto bene il loro lavoro. In altre parole, è l’orgoglio del militante alla fine del proprio discorso, più che dell’artista al termine del proprio spettacolo.
La ricerca che qui si conclude lascia aperta tuttavia l’aspettativa di un seguito. È questo il senso ultimo del teatro dei Motus.

ALEXIS. UNA TRAGEDIA GRECA
con: Silvia Calderoni, Vladimir Aleksic, Benno Steinegger e Alexandra Sarantopoulou
e la collaborazione di Michalis Traitsis, Giorgina Pilozzi
assistenza alla regia: Nicolas Lehnebach
una produzione: Motus, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Espace Malraux – Scène Nationale de Chambéry et de la Savoie – CARTA BIANCA, programme Alcotra coopération France Italie, Théâtre National de Bretagne/Rennes e il Festival delle Colline Torinesi
con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturale e Regione Emilia Romagna
durata: 1h 18’
applausi del pubblico: 2’ 40’’

Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 5 febbraio 2011

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