Come avvicinare la poetica e il mondo cechoviano al pubblico contemporaneo? E’ questa la sfida di Daniele Finzi Pasca, regista noto per le sue produzioni col Cirque Eloize ed il Cirque du Soleil che, con lo spettacolo “Donka”, acclamato a livello internazionale ed ora in scena al Piccolo Teatro di Milano fino al 15 maggio, mette in campo circo, musica e colore.
L’allestimento, di grande ricchezza e impatto visivo, propone imponenti scenografie, infiniti cambi e meravigliosi costumi, che assurgono al ruolo di protagonisti in un viaggio visionario che otto acrobati-attori propongono con maestria.
Lo spettacolo è diviso in quadri, e ciascuno di essi propone un mondo, una pennellata di magia, talvolta anche poco cechoviana, che coinvolge il pubblico di diverse età. Istantanee da un mondo perduto, il desiderio espresso dal regista di parlare di Cechov attraverso i dettagli, i silenzi contenuti nelle note dei suoi diari.
Clown tristi, dalla parlata straniera, vestiti di un candido bianco giocano tra loro in veste di attori, incarnando figure dell’immaginario cechoviano: prima fra tutti la belissima pattinatrice sul ghiaccio che propone una affascinante performance che si sviluppa in uno scivolante tip tap, e ancora ghiaccio, vaste lande su cui si muovono ombre e silenzi.
Daniele Finzi Pasca non tralascia nessun mezzo per rapire la mente dell’osservatore e calarlo in una dimensione altra: proiezioni e teli creano effetti ottici che tentano un rimando a mondi sconosciuti e alla dimensione del sogno. Tuttavia la dimensione romantica e malinconica a tratti supera l’oggetto che si propone di trattare, finendo con l’invadere il palco per parlare di se stessa.
Accompagnati da un’acrobata dalla chioma tanto lunga da poterci saltare la corda e dal suo compagno, un brizzolato e strambo clown, partiamo alla ricerca del ricordo, in una pesca silenziosa, in attesa contemplativa del pesce che, forse, abboccherà. Cechov andava a pescare per riflettere (“ci sono pesci che si prendono in profondità, non si usano galleggianti ma si fissa all’estremo della canna un campanellino”) e Donka è infatti proprio il nome di quei campanellini da pesca: del loro suono è costellato l’intero spettacolo, come un promemoria di una presenza al di là delle cose, di fronte alla quale tutto diviene fragile e mortifero. Non manca infatti il tema della morte in “Donka”, anticipata da quella malattia che lentamente ha consumato lo scrittore, divorandogli i polmoni.
Tracce di rosso compaiono qua e là sin dall’inizio dello spettacolo, come preludio di qualcosa di incombente, sino al quadro interamente dedicato al tema. La malattia viene però trattata con un’ironia, tipica del mondo clownewsco, e una ingenuità che sembrano stridere col ricordo del grande scrittore. Qui le tracce di Checov si perdono e seguiamo il gioco di clown in pigiama che starnutiscono oggetti e portano teste mozzate in grandi ampolle.
Comico e poetico, tinte delicate e forti pennellate di rosso si mescolano con (forse perfino troppa) ricercatezza estetica. Uno sfarzo che ricopre i corpi parlanti degli interpreti e, nonostante l’iniziale fascinazione, lentamente tende a stancare.
“Donka” è comunque una proposta interessante seppure ceda troppo alla spettacolarità, a scapito della più intima poesia che infonde il mondo di Cechov. Tanto da chiedersi se, lasciando a casa proprio Cechov, non si sarebbe ottenuto lo stesso risultato, con forse ancora maggiore libertà.
Donka
scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca
musiche e orchestrazione: Maria Bonzanigo
direttore creativo: Antonio Vergamini
scenografie: Hugo Gargiulo
costumi: Giovanna Buzzi
luci: Daniele Finzi Pasca
video designer: Roberto Vitalini
con: Moira Albertalli, Karen Bernal, Helena Bittencourt, Sara Calvanelli, Veronica Melis, David Menes, Beatriz Sayad, Rolando Tarquini
produzione: Teatro Sunil e Cechov international Theatre Festival in coproduzione con Theatre Vidy, Lausanne e Inlevitas – Finzi Pasca & Hamelin Company
durata: 2h
applausi del pubblico: 3’ 10’’
Visto a Milano, Piccolo Teatro, il 22 aprile 2011