La donna barbuta non fa paura. Jeanne Mordoj e l’Eloge du Poil

Jeanne Mordoj
Jeanne Mordoj
Jeanne Mordoj (photo: elogedupoil.com)
Di un attore bravo, in genere, si dice che è convincente, credibile. Di attori bravi ne esistono fortunatamente così tanti che alla fine, noi spettatori, siamo sempre troppo creduloni e subito conquistati.

Di una performer come Jeanne Mordoj non si può dire che sia “convincente”. Sarebbe fuori luogo laddove lei non chiede che le si creda e non ci pensa proprio a convincere nessuno… e soprattutto di niente.
Così, chi ha scelto di vedere “Eloge du Poil” al festival Teatro a Corte credendo nella provocazione di una barba posticcia indosso a una donna, probabilmente è tornato a casa deluso, e con un grosso punto interrogativo in mente. Poco male, era probabilmente già entrato in sala con un niente, che valeva e si sommava alle provocazioni già lanciate dal mondo della moda facendo sfilare modelle con la barba.

Jeanne Mordoj ha un tailleur verde, zoccoli di legno e barba. Ha anche i suoi piccoli mostri che, con arte da ventriloquo, sa animare e far parlare.
Lei non è proprio una brava attrice; non le crediamo mentre si contorce per raccogliere conchiglie e riporle in un catino che porta in equilibrio sulla testa, non le crediamo nemmeno quando rianima ossa di animale e celebra uno strano rito di primavera. Non le crediamo mai perché non ci poniamo il problema di crederle.
Si crede a una finzione, invece lei, semplicemente, è.

Così, i bravi attori, assistendo a uno spettacolo come “Eloge du Poil”, potrebbero forse imparare una grande lezione: la lezione del “limite”. In scena Jeanne fa molto meno di quello che potrebbe fare: il suo corpo è un corpo “in potenza”, sempre controllatissimo e mai portato a tutto il suo splendore circense.
Il grande segreto di questa “poesia del limite” sta probabilmente nella scelta consapevole di fermare il virtuosismo prima che diventi volgarmente numero da circo; e là, in quel limite tirato avanti, c’è lo spazio della poesia.

La performer rinuncia al “numero”, alla grande prova da circense perché la sua indagine non può darsi solo con lo sforzo fisico ma si costruisce in una prova etico-estetica che è un modo di stare al mondo, non solo in scena. Ecco perché non ci importa (né lei ci chiede) di crederle.

“Eloge du Poil” (spettacolo del 2007 ma in prima nazionale) è un esempio, raro e prezioso, di performance intelligente. Semplice nell’insieme, seppur studiata e ricca di artifici, propone una lettura su molti livelli. Leggibile da un bambino, da un turista teatrale che cerca un ‘divertissement’ per la serata, è però scandagliabile in più direzioni, alcune anche complesse, come complessa è la simbologia degli oggetti di scena.
Uno spettacolo per tutti e per nessuno, come diceva il filosofo dello Zarathustra.

La riflessione di Jeanne Mordoj, che poco sembra aver a che fare con il femminile tout-court, assume invece una portata universale, toccando con una poesia delicata il tema della “morte in vita”, senza però la pesantezza che di solito accompagna questo tema. Jeanne ci parla di un’umanità intera di cui, alla fine, barba sì o barba no, quel che resta è un mucchietto d’ossa sotto la benedizione della terra. Piccole storie di uomini e donne che nessuno racconterà più.

La performer chiede alle donne in sala dove hanno nascosto la propria barba e scruta senza esitazione le spettatrici divertite. Tuttavia Jeanne, con la sua domanda, non intende riferirsi alla barba come parte maschile o forza virile: sarebbe una lettura semplice e non darebbe giustizia a una ragionamento più sottile. Ma allora cos’è questa barba?
E’ l’anomalia che rende diversi e rompe il sonnolento meccanismo della morte in vita, l’anomalia che conduce, chi la presenta sul proprio corpo, a un gradino più alto di consapevolezza, come una capacità “altra” di guardare al mondo e di offrire una presenza inedita nel mondo reale. Perché l’anomalia è uno strumento, non un handicap. Consente di attraversare la notte oscura e di superarla, anche se forse approdando a una conclusione amara: alla fine tutto torna alla terra, che siano uomini che dormono (e muoiono in vita) oppure donne barbute, alla fine poco importa.

Eloge du poil
création et jeu: Jeanne Mordoj
mise en scène: Pierre Meunier
production: Compagnie Bal
avec le soutien de la DMDTS, de la DRAC et du Conseil Régional de Franche-Comté, du Conseil Général du Doubs
coproduction: La Brèche, centre des arts du cirque de Basse-Normandie à Cherbourg – Pronomade(s) en Haute-Garonne – Théâtre de l’Espace, scène nationale de Besançon – Le Merlan, scène nationale à Marseille – Parc de La Villette à Paris – Equinoxe, scène nationale de Châteauroux. Cirque -Théâtre d’Elbeuf, Centre des arts du cirque de Haute Normandie
résidence et aide à la production: Les Subsistances à Lyon – Quelques p’Arts… le SOAR, scène Rhône-Alpes
aide à la résidence: Les Migrateurs – associés pour les Arts du Cirque / le-Maillon Théâtre de Strasbourg
accueil en résidence: La vache qui rue, Moirans en Montagne
durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3′ 03”

Visto a Torino, Cavallerizza Reale, l’8 luglio 2012
Prima nazionale

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