Sik Sik. Carlo Cecchi in una notte d’estate

Il Sik Sik di Carlo Cecchi
Il Sik Sik di Carlo Cecchi
Il Sik Sik di Carlo Cecchi (photo: Domenico Summa)
Il Castello Svevo di terra, a Brindisi, è diventato palcoscenico questa estate per ospitare la rassegna Archeo.S System of the Archaeological Sites of the Adriatic Sea, rete transadriatica di cooperazione e valorizzazione di luoghi e risorse che coinvolge, nella stagione estiva 2012, oltre ad alcune location abruzzesi, anche i comuni di Pazin (Croazia) e Igoumenitsa (Grecia).

Il cartellone brindisino è stato molto eterogeneo, esplorando il confine fra performance e parola. Ecco dunque allinearsi perfettamente in questo circus delle arti sceniche, non meno integrata nel contesto, una produzione del 2007 firmata dal Teatro Stabile delle Marche, con e per la regia del suo direttore Carlo Cecchi.

Originariamente presentato insieme a “Claus Peyman compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me” di Thomas Bernhard, è “Sik Sik l’artefice magico”, un lavoro che l’attore-regista fiorentino aveva già siglato nel 2001.
Il memorabile atto unico che Eduardo de Filippo mise in scena per la prima volta nel 1929, e che replicò ben oltre le 450 volte partenopee, fino a fine carriera, diventa qui una dichiarazione d’amore per la napolitanità e per quel modo del teatrare che unicamente essa riesce ad incarnare.
Una storia d’amore che vive nei destini di tutti e quattro gli attori, per quanto non napoletani: direttamente per il grande protagonista (come non pensare a “Morte di un matematico napoletano”?) e alla sua storica attrice, Angelica Ippolito, una splendida Giorgetta già a fianco di Eduardo nel 1980, e indirettamente per Tommaso Ragno (“Ecco che arriva un altro fiorentino…”, Nicola anche nella versione diretta da Cecchi nel 2001 con Iaia Forte e Arturo Cirillo) e il più giovane Dario Iubatti nei panni di Rafele (Cecchi l’ha voluto anche nel suo “Sogno di una notte d’estate” nelle scorse stagioni e più indietro nel tempo fino a risalire al 1991 con “La dodicesima notte”, sempre di Shakespeare).

Capolavoro drammaturgico, il testo inquadra, in un copione relativamente breve, una serata qualunque nella vita straordinariamente ordinaria di un artista dell’illusione.
“Sicco”, secco, magro, il volto eduardiano tutto nel nome, s’esibisce come prestigiatore insieme alla moglie Giorgetta, la quale eroica l’accompagna, anche se gravida di quel povero figlio che “a cauci già fa le sue vendette…” e che pure riesce ad essere “giuliva e surridenta”.
Sik-Sik è un illusionista stanco e un po’ cialtrone ma pieno d’entusiasta inventiva; lo accompagnano nelle sue esibizioni Giorgetta e l’aiutante Nicola che, nascosto tra il pubblico, si finge comune spettatore e contribuisce alla buona riuscita dei trucchi di magia. Una sera però Nicola non si presenta in tempo e Sik-Sik è costretto ad affidarsi all’imbranato Rafele, passato lì per caso. Un tipo misero e malandato, uno che vorrebbe solo da fumare, ma che , in una conversazione tanto surreale quanto trascinante, finisce col guadagnarsi la promessa di dieci lire. La fortuna dura poco, però, giusto il tempo di memorizzare le istruzioni (a fatica per lui, in maniera esilarante per chi ascolta), quand’ecco apparire il titolare del ruolo di spalla.
Battibecchi, malintesi, pasticci e soprattutto la rivalità improvvisa scoppiata tra Rafele e Nicola che, arrivato in ritardo, non accetta d’essere stato sostituito, rovineranno i numeri preparati da Sik-Sik. La scaramuccia fra i pretendenti chiude la prima parte e continua nella seconda travolgendo atti, parole e significati.

L’arredo scenico pensato da Titina Maselli contribuisce a segnare i due momenti, con una quasi impercettibile garibaldina ad altezza naturale che pare una corona di conchiglie d’epoca, cui fa da controcanto un separatore di scena intenzionalmente urbano.
Il prima di un dire trascinato in un napoletano reinventato che pare nato per incontrare la parlata reinventante di Cecchi, e il dopo di un chiarissimo italiano dove l’equilibrio di questa reinvenzione esplode efficace ed entusiasmante nel genio di scena.

La replica brindisina di questo storico lavoro – gradevole, semplice ed immediato – è un cameo estivo che, in una sera di fine luglio, insieme a qualche refolo di vento e ad una luce bianca che non è sfuggita all’azzurro di due occhi vigili, ha consegnato invidiabili momenti d’improvvisazione.

Sik-Sik, l’artefice magico
di Eduardo De Filippo
con: Carlo Cecchi, Angelica Ippolito, Tommaso Ragno e Dario Iubatti
scene e costumi: Titina Maselli
realizzazione scene e costumi: Barbara Bessi
disegno luci: Paolo Vinattieri
direttore tecnico allestimento: Roberto Bivona
primo macchinista: Edoardo Romagnoli
capo elettricista: Camilla Piccioni
sarta di scena: Federica Toppan
amministratore di compagnia: Francesca Leone
direttore di produzione: Marta Morico
comunicazione e ufficio stampa: Beatrice Giongo
produzione: Teatro Stabile delle Marche
durata: 42′ 30”
applausi del pubblico: 1′ 50”

Visto a Brindisi, Castello Svevo, il 30 luglio 2012


 

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