Natura Dèi Teatri. Fra l’arte digitale e D’Annunzio

La gloria|Strata.2 (parte prima)|E-ma
||
Strata.2 (parte prima)
Strata.2 (parte prima) (photo: © Eve Zheim)

Dalle sperimentazioni dell’arte digitale al dramma decadente di Gabriele D’Annunzio, tutto in una sera. Un incontro tra due estetiche apparentemente distanti ma che vengono riavvicinate in un duplice appuntamento all’interno del festival Natura Dèi Teatri di Lenz Rifrazioni.
Le sperimentazioni del teatro fisico e della scrittura digitale coabitano con la celebrazione del centocinquantesimo anniversario della nascita di D’Annunzio, in una dimensione creativa rivolta ad esperienze di contaminazioni tra differenti ambiti disciplinari e linguistici.

Si comincia con due lavori di Maria Donata D’Urso, danzatrice e performer catanese trapiantata a Parigi, formata alla tecniche classiche e contemporanee ma anche all’architettura e all’energetica cinese, per poi cambiare spazio ed assistere al debutto di un nuovo progetto di Lenz Rifrazioni, che scruta la violenza cruda e verbosa de “La Gloria” di D’Annunzio.

In “Strata.2 (Parte prima)” la D’urso è racchiusa in un involucro elastico sorretto da traversini che formano una sorta di membrana modulare; lavorando sulle tensioni tra il suo corpo e questa struttura la performer genera una sequenza fluida di contorsioni plastiche, intessendo nella penombra un ordine di suggestioni oniriche e sfuggenti. Grazie alla proiezione di un video interattivo con i movimenti dell’artista, l’installazione diviene un centro di irradiazione luminoso in cui l’energia nasce, scivola, si dilata, e vibra all’interno di questa sorta di bozzolo biomeccanico.

Un’invenzione visionaria che assume i tratti di una scultura dinamica, schiudendo allo spettatore sempre nuovi punti di riferimento metamorfici. Il corpo dell’attrice tende a divenire un essere inorganico, espandendo e scomponendo la figura umana all’interno di una ragnatela che pare respirare.

Senza alcuna pretesa figurativa o tanto meno narrativa, e con un tappeto sonoro minimale composto prevalentemente da suoni ambientali, Maria Donata D’Urso obbedisce solo ad un’astrazione interiore con cui ricreare percezioni di paesaggi biologici.

E-ma
E-ma (photo: lenzrifrazioni.it)

La ricerca spazio-coreografica caratterizza anche il secondo progetto “e-Ma”, anche se qui vengono accantonate le sperimentazioni video generative, condotte in comune con l’artista digitale Wolf Ka, per indagare il senso geometrico dello spazio partendo dallo studio sull’ideogramma giapponese MA: esperienza spazio-temporale dell’intervallo.
Qui la scena è disseminata di poliedri di Dürer, da dove la D’Urso e la collega Maȉ Ishiwata emergono conducendo un percorso di dialoghi geometrici ed esplorazioni di trame sull’ambiguità della presenza. Presenza che unisce e separa in una costante elaborazione di nuove forme strutturali di danza, dando materialità ai volumi scenici, e giocando sulle percezioni del corpo, sul suo ascolto, per espandere limiti e contorni.

Tratto comune ai lavori di Maria Donata D’Urso è la poetica di uno spazio che non si risolve solo come contenitore, ma diviene soggetto, portatore di moti e tessiture.

La gloria
La gloria (photo: lenzrifrazioni.it)

Concludono la serata le schermaglie dialettiche del d’annunziano “La Gloria” nella nuova creazione di Lenz Rifrazioni.
Opera rappresentata una sola volta nel 1899 e tra le meno indagate del vate, si regge su  un impianto ideologico giovanilistico in cui vengono prefigurate tutte le tematiche reazionarie e proto-rivoluzionarie legate alla violenza e alla presa del potere, con evidenti coincidenze storiche nel nostro tempo.

Lenz rilegge l’opera in tutte le sue tragiche premonizioni riedificando la drammaturgia attorno a un monologo della sua attrice icona, Valentina Barbarini.
Ne esce una rilettura caustica ma feroce, infervorata nella sua destrutturazione del testo di D’Annunzio, nella allucinata e rabbiosa interpretazione, e drasticamente necessaria nei suoi rimandi agli anni di piombo, agli anni Venti, ai protagonisti delle dittature militari.

Una parete ingombrata da didascalie ridondanti fa da sfondo alla presenza dell’attrice, soggiogata dapprima nella figura di uno scolaro in castigo sotto il banco, poi progressivamente ossessionata dalle efferate declamazioni che gridano alla supremazia e alla rappresaglia.
L’eroismo dei propositi si tramuta quindi in un canto grottesco di violenti misticismi e simbologie estremiste. L’unica concessione al dialogo è data con una enorme statua simulacro raffigurante la stessa Barbarini, rappresentazione mimetica dell’idolatria del sé, e della stessa paura del fallimento di sé stesso.
Una prova dal difficile coinvolgimento, ma che ben smantella la patina del tempo dalle nostre memorie storiche.

STRATA.2 – parte prima
Concezione, coreografia, interpretazione: Maria Donata D’Urso
Creazione video generativo: Wolf Ka

durata: 23′
applausi: 1′ 20”

E-MA Studio
Concezione e scenografia: Maria Donata D’Urso | Wolf Ka
Coreografia: Maria Donata D’Urso
Interpretazione: Maria Donata D’Urso | Maï Ishiwata

durata: 29′
applausi: 1′ 23”

LA GLORIA
da Gabriele d’Annunzio
première creazione per Natura Dèi Teatri #18 150° anniversario nascita Gabriele d’Annunzio
Creazione: Francesco Pititto | Maria Federica Maestri
Drammaturgia e imagoturgia: Francesco Pititto
Installazione e costumi: Maria Federica Maestri
Musica: Andrea Azzali_Monophon
Interprete: Valentina Barbarini
Cura e organizzazione: Elena Sorbi | Ilaria Montanari
Comunicazione: Eleonora Felisatti
Ufficio stampa: leStaffette | Raffaella Ilaria | Marialuisa Giordano
Luci: Gianluca Bergamini | Nicolò Fornasini
Assistente alla regia: Alice Scartapacchio
Realizzazione scenografica: Maurizio Bercini | Donatello Galloni | Sonia Menichelli
Produzione: Lenz Rifrazioni

durata: 50′
applausi: 1′ 34”

Visti a Parma, Teatro Lenz, il 27 novembre 2013

0 replies on “Natura Dèi Teatri. Fra l’arte digitale e D’Annunzio”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *