Europa e teatro, a Reims avviene davvero

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Unga Klara
Unga Klara (photo: Sara P. Borgström)

La seconda (e ultima) settimana di festival a Reims prende il via in un freddo sabato mattina, quando mi avventuro nella periferia cittadina per assistere a “Deux version du Petit Chaperon”, spettacolo dedicato alle famiglie e proposto dall’artista ceca Divadlo Jednoho Edy.

Nella casa per la cultura Ludoval, un luogo alquanto anonimo ma popolato di attività culturali e di una piccola biblioteca per bambini a disposizione del pubblico, aspetto che lo spettacolo inizi e osservo curiosa i bambini e gli adulti che li accompagnano. Si sente parlare soprattutto francese, ma i volti e i colori della pelle fanno immaginare immigrazioni recenti e culture diverse, così da far apprezzare la scelta di Nova Villa (l’associazione che gestisce la programmazione dedicata al Jeune Public) di decentralizzare la programmazione degli spettacoli in cartellone al Festival Reims Scènes d’Europe per far arrivare il teatro laddove non si andrebbe a cercarlo.

La compagnia ceca conquista adulti e bambini con due versioni essenziali ed ironiche di cappuccetto rosso: un ottimo incontro fra teatro di figura, teatro per ragazzi e narrazione popolare. I bambini e gli adulti in sala ascoltano rapiti l’attrice che, per quasi un’ora, racconta la celebre fiaba tutta in ceco, appoggiandosi solo a tratti ad un’essenziale traduzione in francese.
Più che mai sono le immagini a condurci dentro il teatro, mentre la lingua si trasforma in una musica da ascoltare.

Reims - Comedie
Photo: Giulia Menegatti

Alla sera appuntamento nella sala grande della Comèdie di Reims per assistere alla messa in scena di “Mademoselle Julie” secondo Katie Mitchell e la Schabuhne di Berlino.
La sala è piena e c’è grande aspettativa. Nei giorni precedenti, nei corridoi dei teatri, sono apparsi i costumi di scena, le scenografie e due canarini gialli che hanno aspettato pazienti il loro turno sul palcoscenico cinguettando nei camerini del teatro.

Lo spettacolo convince il pubblico con la sua eleganza e con una messa in scena glacialmente perfetta. Nella tragedia di Strindberg (qualche stagione fa proposta in Italia da Valter Malosti) i protagonisti sono la nobile Julie e il suo valletto Jean che, incuranti della presenza di Katrin (cuoca e fidanzata di Jean) cominciano a sedursi in modo sempre più esplicito, senza curarsi delle reazioni altrui.

Nella versione proposta da Katie Mitchell il punto di vista principale è invece proprio quello di Kristin. Gli equilibri scenici si ribaltano e trasformano un personaggio “di serie b” nel protagonista dello spettacolo teatrale ma soprattutto del film che si svolge in diretta sulla scena.
La bellissima scenografia è circondata infatti da silenziose telecamere che riprendono ogni dettaglio dei gesti e degli sguardi di Kristin. Il pubblico si ritrova così trasportato a forza nel dramma silenzioso che scuote la donna e assiste impotente al disfacimento dei suoi sogni e del suo amore.

Reims
Photo: Giulia Menegatti

Teatro e cinema si incontrano sul palco e si uniscono qui in un matrimonio perfetto, in cui finzione e realtà si mescolano rendendo quanto mai attuale il dramma di Strindberg.
La sensazione di aver assistito ad uno spaccato di storia reale si infrange contro la realtà quando, pochi minuti dopo la fine dello spettacolo, mi ritrovo in fila al catering del teatro e, girandomi per prendere il pane, incrocio lo sguardo dell’attrice che fino a poco prima impersonava Mademoiselle Julie, augurandole buon appetito in tedesco.

La lunga serata prosegue e questa volta il festival ci trasporta in Grecia con il folle lavoro del gruppo Blitz Theater Group.
“Galaxy” è una performance teatrale che è prima di tutto un gioco, un sfilata di eroi e antieroi, un esercizio di stile divertente e godibile. In scena otto attori portano avanti per circa tre ore un gioco d’improvvisazione con alcune regole molto precise.
In una sfilata senza un apparente ordine logico gli attori, in fila e in piedi di fronte al pubblico, si presentano come personaggi storici deceduti o come teorie o momenti passati ormai conclusi, presentando velocemente il momento della loro morte e una cosa che manca loro della vita.

Questo strano meccanismo produce uno spettacolo sempre diverso ma che ci mette di fronte al nostro rapporto con la morte in un tono che mescola maliconia e comicità.
Il pubblico, libero di entrare ed uscire a piacimento dalla sala, completa quest’esperienza trasformando lo spazio teatrale in una sorta di strana festa. La sensazione è quella di essere tutti parte di una stessa comunità, attori e spettatori insieme, ospitati all’interno di un teatro che, per una lunga sera, si trasforma per tutti in una casa.

Nei suoi ultimi giorni il festival è diventato anche la sede di una particolare comunità internazionale di spettatori, gli YPAL – Young Performing Arts Lovers, un gruppo eterogeneo di giovani spettatori appassionati di spettacolo dal vivo.
Le sale della Comèdie di Reims sono state letteralmente prese d’assalto da un centinaio di giovani dai venti ai trent’anni che, per quattro giorni, si sono incontrati per confrontare le loro opinioni sul ruolo del pubblico e sul rapporto tra spettacolo dal vivo e offerta culturale.
I partecipanti, provenienti da Germania, Svezia, Francia, Italia, Bosnia, Croazia, Ungheria, Romania e da tanti altri paesi europei, hanno avuto l’opportunità di vedere una selezione eterogenea degli ultimi spettacoli proposti dal festival, incontrando alcuni artisti o visitando i luoghi di spettacolo della città.

Tra tutti gli spettacoli proposti agli YPAL spicca il folle lavoro svedese “Cheval, Cheval, Cheval”, della regista svedese Suzanne Osten e della sua compagnia Unga Klara. Un lavoro in cui il pubblico diventa parte integrante dello spettacolo, un gioco visionario sulla vita e sul ruolo dell’artista ispirato alla pittrice Leonora Carrington.
Lo spettacolo, recitato in svedese e parzialmente tradotto in inglese o in francese, restituisce un quadro vivente della vita della pittrice, spingendoci anche a riflettere sulle diverse modalità di interazione tra attori e pubblico.
Uscendo dal teatro la sala si riempie di commenti, in una moltitudine di lingue che fa sembrare davvero come l’Europa si sia data appuntamento qui a Reims.

Un momento di incontro degli YPAL
Un momento di incontro degli YPAL (photo: Giulia Menegatti)

Nelle giornate successive gli incontri YPAL cercano di immaginare nuove possibilità di scambio e di incontro tra giovani artisti europei, si sogna una riforma fiscale che permetta agli artisti europei di avere un sistema sociale unico, che sostenga le persone nei momenti di disoccupazione. Si parla di diritto d’autore e di democratizzazione dell’arte, ma soprattutto della sua importanza e del ruolo del teatro nella formazione delle nuove generazioni, perché per avere degli spettatori più attenti e curiosi domani bisogna cominciare ad offrire arte di qualità fin da piccoli.

Lascio Reims con questa utopia europea, con ancora nelle orecchie le tante lingue diverse e con in testa già la voglia di ripartire un’altra volta per scoprire cosa ci offrirà il prossimo anno questa visione del teatro europea.

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